MODENA – È il simbolo delle iniziative e del percorso culturale per combattere la violenza sulle donne intrapreso dalla città di Modena la panchina rossa che è stata inaugurata ieri, giovedì 29 marzo, nel parco di Villa Ombrosa, e che è la prima delle 12, una per mese, che saranno collocate nei parchi cittadini come segno di sensibilizzazione.
“Le panchine rosse – commenta l’assessora Guadagnini – sono un simbolo e un monito: puntano ad attirare l’attenzione di chi passa e a suscitare domande che possono trovare risposte nei libri della postazione di book crossing. È un modo per ricordare a tutti che la violenza, anche quando non si vede, esiste, anche se questa città è molto attiva su questo tema, come dimostra la rete che si è creata tra le istituzioni e le associazioni per affrontare il problema sotto tutti gli aspetti e combattere la violenza promuovendo una cultura del rispetto tra i generi”.
La violenza sulle donne colpisce anche la realtà modenese: secondo i dati forniti dall’Osservatorio della Provincia di Modena, nel 2016 sono state 459 le donne accolte nei due centri antiviolenza presenti nel territorio provinciale, la Casa delle donne contro la violenza di Modena e Vivere donna di Carpi. Complessivamente, dal 2011 al 2016 alla rete del Pronto soccorso dell’Ausl di Modena sono arrivate oltre 4.500 le donne vittime di aggressione mentre i casi di violenza sessuale gestiti dall’accettazione ostetrico-ginecologica del Policlinico di Modena (che raccoglie tutti i casi che arrivano dalle strutture pubbliche della provincia) sono stati otto nel 2017, 17 nel 2016 e 19 nel 2015. Dal 2013 è stato inoltre attivato un Tavolo tecnico per la gestione dell’emergenza, del quale fanno parte i servizi sociali e sanitari e le Forze dell’ordine, che ha messo a punto un protocollo operativo che indica agli operatori le azioni immediate da attuare quando ricevono le donne che hanno subito violenza domestica. Il Comune di Modena ha poi stipulato una convenzione con l’associazione Casa delle donne contro la violenza per la gestione di uno sportello informativo di prima accoglienza; di due case rifugio a indirizzo segreto che dispongono di 9 posti letto; di un servizio di reperibilità. Il ventaglio delle strutture di accoglienza si è poi ampliato con ospitalità in comunità autorizzate per mamme e bambini che si trovano in condizioni di particolare fragilità. Tra queste, la residenza “I ciclamini” nata dalla collaborazione tra l’assessorato a Welfare e Coesione sociale del Comune di Modena, la Croce Rossa Italiana e l’Arcidiocesi di Modena-Nonantola e inaugurata lo scorso ottobre all’ex convento della Madonna del Murazzo.
Il Comune di Modena e il territorio modenese, le istituzioni e le associazioni di volontariato riunite nel Tavolo per le pari opportunità e la non discriminazione, da anni sviluppano in sinergia politiche di contrasto alle diverse forme di discriminazione e violenza anche con azioni “in positivo”, promuovendo, soprattutto nei confronti delle generazioni più giovani, una cultura dell’uguaglianza, del rispetto dei generi e dei pari diritti. Tra i progetti principali, sono del 2015 le integrazioni al Regolamento comunale sulla pubblicità, le Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo e la presentazione dei dati dell’indagine “Omofobia e sessismo a Modena” ma anche il progetto europeo Log-in per prevenire la violenza di genere promuovendo tra i teen-ager comportamenti responsabili nell’uso dei social network. Nel 2016-2017 si è svolto il progetto biennale, realizzato insieme alle associazioni femminili, all’Ausl di Modena e a Unimore, “Educare alle differenze per promuovere la cittadinanza di genere”, nuovamente finanziato per il 2018 dalla Regione Emilia Romagna, che ha coinvolto un migliaio di studenti e studentesse delle scuole medie e superiori, 70 insegnanti e 350 genitori. Obiettivo del progetto, nei confronti dei ragazzi, era analizzare gli stereotipi di genere, il gender gap occupazionale e quindi le differenze salariali, l’uso sessista del linguaggio e l’ipersessualizzazione femminile. Nei confronti dei genitori, il progetto ha invece lavorato per incrementare la consapevolezza sugli stereotipi di genere diffusi attraverso pubblicità, giocattoli e libri.
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