In Consiglio comunale, in occasione della Giornata internazionale, la lettura di nomi e storie sulla panchina rossa per commemorare simbolicamente tutte le vittime
MODENA – Gennaio 2021, Roberta Siragusa ha solo 17 anni e abita vicino a Palermo: il fidanzato l’ha colpita e uccisa, poi l’ha cosparsa di benzina e data alle fiamme. Anche Piera Napoli vive a Palermo, ha 32 anni e tre figli: a febbraio, quando dice al marito che vuole lasciarlo, lui prende un coltello da cucina e la uccide. A marzo Ornella Pinto, 39 anni, insegnante napoletana madre di un bambino di tre anni, muore accoltellata dall’ex marito; ad aprile Dorina Alla, anche lei di 39 anni, di Pove del Grappa, viene uccisa a martellate dal marito, davanti agli occhi dei due figli di 9 e 13 anni.
Sono le prime delle undici storie di donne vittime della violenza maschile che sono state lette in Consiglio comunale oggi, giovedì 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, nel corso della cerimonia che ha visto alternarsi alla lettura il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, il presidente del Consiglio Fabio Poggi e i nove capigruppo, sulla panchina rossa che è stata installata al centro dell’aula, circondata da scarpe rosse, come simbolo contro la violenza. Le storie sono state scelte per il loro valore simbolico e in rappresentanza di tutte le donne vittime di femminicidio e che subiscono la violenza agita dagli uomini. Al termine di ogni lettura, una rosa è stata posata sulla panchina come memoria.
Le storie proseguono con maggio e con Saman Abbas, la diciottenne di origine pakistana fatta sparire dalla famiglia a Novellara perché aveva osato scegliere da sola per la sua vita. A maggio viene uccisa anche Tunde Blessing, abita a Rho, ha 25 anni e aspetta un bambino, che muore insieme a lei, strangolata per strada dall’ex compagno, e a giugno, a Valsamoggia, muore la quindicenne Chiara Gualzetti, uccisa dal compagno sedicenne “oppresso” dalle sue attenzioni. Ginetta Giolli vive a Livorno e ha 62 anni quando, a luglio, il marito la uccide perché non accetta la separazione. In agosto, ad Aci Trezza, l’ex fidanzato, già ai domiciliari per stalking e con il divieto di avvicinamento, spara a Vanessa Zappalà, 26 anni, uccidendola mentre passeggia con alcuni amici. Ed è un ex anche l’assassino di Giuseppina Di Luca, che vive nel bresciano e ha 46 anni e due figlie di 21 e 24 anni, uccisa a coltellate dal marito separato.
L’ultima storia, la più vicina, è quella di Elisa Mulas, uccisa a Sassuolo insieme alla madre Simonetta Fontana e ai due figli di 2 e 5 anni, dall’ex compagno e padre dei bambini.
A lei, e a tutte le altre vittime della violenza maschile, il presidente Poggi ha chiesto scusa nel suo discorso introduttivo, “per essere arrivati in ritardo anche questa volta, anche se è successo alla porta accanto. Ognuno di noi – ha proseguito – deve fermarsi ad ascoltare le storie di vita di donne stroncate dalla nostra incapacità di trovare risposte e ognuno deve sentirsi responsabile”. Ricordando i recenti episodi accaduti a Modena, Sassuolo e Montese, il sindaco Muzzarelli ha sottolineato che sono uniti dall’idea drammatica “che le donne vengono considerate proprietà dei loro uomini, siano essi mariti o ex mariti, compagni, figli, e come tali non abbiano la libertà di decidere del loro futuro. C’è un enorme lavoro da fare, che parte dall’educazione e dalla prevenzione, ma anche dall’ascolto, come dice l’arcivescovo don Erio, per intercettare i segnali di difficoltà. La questione riguarda tutte e tutti noi molto da vicino, perché ciascuno di noi deve prendersi l’impegno di fare un passo avanti, umano e culturale. Tante cose sono state fatte a Modena, e la Casa delle donne è un simbolo tangibile, ma dobbiamo continuare, non solo con le azioni contro la violenza ma anche su questioni come la parità salariale, le pari opportunità professionali, la conciliazione dei tempi, la giusta rappresentanza di genere, i servizi di welfare”.