In corso progetti di vita concordati per 10 famiglie seguiti dagli operatori dei Servizi sociali del Comune. Per altre 5 percorso avviato mentre in 3 hanno rifiutato le proposte
MODENA – A oltre due mesi dagli sgomberi dei locali di via Sant’Eufemia e di via Bonaccorsa, gli operatori dei Servizi sociali del Comune di Modena e degli altri Comuni di residenza lavorano con le famiglie coinvolte nell’occupazione a percorsi condivisi di uscita dalla povertà che implicano il sostegno da parte dell’ente pubblico ma anche l’impegno e la responsabilizzazione delle persone. Percorsi che in molti casi, ma non in tutti, si sono potuti avviare.
Ad oggi per metà delle 22 famiglie, sono in corso dei progetti di vita concordati, progetti di medio e lungo periodo che hanno comportato la stabilizzazione in appartamenti privati singoli o in convivenza con altri conoscenti o familiari, reperiti dalle stesse famiglie e supportati dai servizi anche economicamente. In particolare dieci famiglie di Modena hanno trovato una collocazione abitativa e hanno ripreso il loro progetto di vita; per altri cinque nuclei sono stati avviati dei percorsi orientati alla ripresa di quel progetto che implica anche la ricerca di un alloggio.
Tre nuclei hanno invece rifiutato le proposte avanzate dai Comuni di residenza che intendevano avviare un sostegno all’affitto a seguito dell’impegno delle persone ad iniziare percorsi di inserimento lavorativo e di ricerca di un alloggio su quel territorio. Per un altro paio di altri nuclei familiari, che già in passato hanno disatteso gli accordi e i progetti concordati con i Comuni di residenza, oggi è difficile pensare a delle soluzioni di medio e lungo periodo.
Infine, per altri due nuclei sono in corso accordi tra il Comune di Modena e quelli di residenza che nei prossimi giorni si tradurranno in proposte concrete. “Certo – spiega l’assessora Urbelli – qualsiasi progetto di sostegno implica una reciprocità che si traduce nel rispetto degli impegni da ambo le parti. Ed è ovviamente un problema se queste famiglie non collaborano rispetto alle proposte che come servizi comunali possiamo avanzare, proposte che necessariamente devono essere analoghe a quelle prospettate alle altre famiglie in analoghe difficoltà. L’aiuto e il sostegno a chi si trova in situazione di disagio – continua l’assessora – non può tradursi in un intervento di natura meramente assistenzialistica, infatti i percorsi proposti dai Servizi sociali prevedono sempre una responsabilizzazione e un’attivazione da parte delle famiglie e dei singoli, ovviamente commisurata alle capacità di ciascuno, mai una mera elargizione di denaro o di beni”.