Parte del più generale intervento di riqualificazione del Borgo San Giuliano e del bacino del Ponte di Tiberio, nel nuovo spazio adiacente al ponte è stata così realizzata un’area dedicata, oltre che alla socialità, alla divulgazione storica archeologica di uno dei più importanti manufatti romani esistenti, emblema stesso della Città di Rimini.
Iniziato da Augusto nel 14 e completato da Tiberio nel 21 d.C., è da qui che ancor oggi partono le grandi vie consolari, Emilia e Popilia, dirette al Nord.
L’allestimento e la risistemazione dell’area è stata concordata con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.
Il Parco archeologico nasce per potenziare la funzione didattica, culturale e turistica di un più ampio sito monumentale che si estende fino al parco Marecchia dove sono raccolte e conservate 155 pietre che un tempo facevano parte del ponte – introducendo su speciali plance informative bilingue la storia del ponte.
L’area è stata realizzata come spazio per l’incontro la divulgazione ma anche terrazza panoramica riqualificando il belvedere, il percorso pedonale, il verde e gli arredi. La sostituzione del muro in mattoni con una balaustra aperta favorisce la permeabilità visiva e un affaccio diretto sul Ponte di Tiberio e sul parco Marecchia.
L’intervento, progettato e realizzato per conto del Comune di Rimini da Anthea con la collaborazione di Maria Luisa Cipriani e Marcello Cartoceti, si è attuato in sinergia di SGR che, avvalendosi delle opportunità offerte dall’ Art Bonus, ha finanziato con 710.000 euro ben tre interventi di riqualificazione in cui è impegnata la Città come gli scavi archeologici di Piazza Malatesta, la riqualificazione energetica e miglioramento funzionale della Biblioteca Gambalunga e, naturalmente, la realizzazione di un giardino e un percorso archeologico nell’area del Ponte di Tiberio finanziato con 120.000 euro.
Il Ponte di Tiberio
Il ponte romano sul fiume Marecchia, l’antico Ariminus intorno al quale era sorto il primo insediamento, crea ancora oggi il collegamento tra la città e il suburbio (borgo San Giuliano). Da qui iniziano le vie consolari, Emilia e Popilia, dirette al Nord. La via Emilia, tracciata nel 187 a C. dal console Emilio Lepido, collegava Rimini a Piacenza; attraverso la via Popilia, invece, si raggiungeva Ravenna e si proseguiva fino ad Aquileia.
In pietra d’Istria, si sviluppa in cinque arcate che poggiano su massicci piloni muniti di speroni frangiflutti ed impostati obliquamente rispetto all’asse del ponte, in modo da assecondare la corrente del fiume riducendone la forza d’urto, secondo uno dei più evidenti accorgimenti ingegneristici.
La deviazione del Marecchia prima e, più recentemente, i lavori per la predisposizione di un bacino chiuso, hanno messo in luce i resti di banchine in pietra a protezione dei fianchi delle testate di sponda; recenti sondaggi hanno poi rivelato che la struttura del ponte poggia su un funzionale sistema di pali di legno, perfettamente isolati.
Il ponte è sopravvissuto alle tante vicende che hanno rischiato di distruggerlo: dai terremoti alle piene del fiume, dall’usura agli episodi bellici quali l’attacco inferto nel 551 da Narsete, durante la guerra fra Goti e Bizantini di cui restano i segni nell’ultima arcata verso il borgo San Giuliano, e, da ultimo, il tentativo di minarlo da parte dei Tedeschi in ritirata.
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