RIMINI – A 27 anni dalla sua scomparsa, Federico Fellini, è ancora il regista italiano più popolare, il più indagato dai critici di tutto il mondo come diceva Enzo Biagi, uno dei pochi italiani da esportazione come Enzo Ferrari e Gianni Agnelli. Per lui fare cinema era un gioco, una festa, non aveva bisogno di modelli perché bastava a se stesso. Per citare l’amico Sergio Zavoli, scomparso nel 2020 e sepolto accanto a lui a Rimini, Fellini è stato capace di cogliere segni piccoli e grandi dell’esistenza per trasformarli non soltanto in immagini e in simboli, ma anche in idee, in ammonimenti e denunce; senza nulla di ideologico o che sfiori la pedagogia, ma indulgendo alla ragione, cioè al dubbio e alla fantasia, cioè al sogno.
Un anniversario che si inserisce nelle celebrazioni del Centenario ma che inevitabilmente deve fare i conti con l’emergenza sanitaria in corso e con i nuovi provvedimenti governativi in materia di tutela della salute pubblica, che ha costretto a cancellare i tanti appuntamenti in calendario, a partire dallo spettacolo previsto per domani sera al teatro Galli per omaggiare l’arte visionaria del maestro con un concerto dedicato alle melodie di Nino Rota. E ancora, la rassegna dedicata al rapporto tra Fellini e la psicanalisi, che era stata programmata dal 27 ottobre al 10 novembre; le presentazioni di libri dedicati al regista; lo spettacolo “Giulietta” di Valter Malosti in scena al teatro Galli. Tanti appuntamenti che si tenterà di recuperare quando il contesto lo permetterà, per un calendario di festeggiamenti per il Maestro destinato così a prolugarsi.
Festeggiamenti iniziati nel dicembre del 2019 con la grande Mostra “Fellini 100: genio immortale”, progettata da Studio Azzurro di Milano, è stata allestita a Castel Sismondo, parte della sede futura del Museo Fellini. Nel corso del 2020 sono stati tantissimi gli appuntamenti che hanno contrassegnato il Centenario, in particolare attorno alla data del compleanno, il 20 gennaio: da ricordare i due grandi concerti, uno di Ezio Bosso e l’altro di Vince Tempera, due musicisti di primo piano a livello internazionale; una lettura teatrale, a firma del grande scrittore Daniel Pennac; una conversazione sul cinema di Fellini al quale hanno partecipato i registi Marco Bellocchio e Marco Tullio Giordana insieme a Gianluca Farinelli della Cineteca di Bologna e moderato da Francesca Fabbri Fellini. Lo spettacolo del clown/funambolo Kai Leclerc insieme alla danzatrice aerea Elisa Barucchieri. Quinta d’eccezione di questi lunghi festeggiamenti, una intera città vestita a festa grazie alle luci che hanno omaggiato Fellini in forma di parole illuminate e immagini tratte dai suoi film. Frasi tratte dalle sceneggiature dei suoi film hanno accompagnato i visitatori in un cammino tra Piazza Cavour, Teatro Galli, Castel Sismondo, Corso d’Augusto, Cinema Fulgor: i vari luoghi che hanno ospitato il programma delle celebrazioni. Fulcro delle celebrazioni del Centenario Felliniano, che vedrà prolungato il suo calendario, sarà l’inaugurazione del Museo. Il Museo Fellini diventerà il più grande e innovativo museo al mondo dedicato al genio di Federico Fellini, e alla sua eredità poetica così come ai suoi riferimenti artistici e visivi dell’arte di ogni tempo. Un Museo che non intende interpretare il cinema di Fellini come opera conclusa da omaggiare ma come chiave del tutto si immagina, e che si propone di consolidare e potenziare il lavoro di divulgazione, ricerca e studio dell’opera di Fellini già avviato e positivamente svolto negli anni passati.
Federico Fellini è una delle figure più importanti del cinema italiano e internazionale: nella sua opera è riuscito a portare, con grande intensità, i suoi ricordi autobiografici, trasformandoli in arte surreale, poetica e visionaria. Il suo stile, satirico, malinconico, grottesco e onirico, si esprime oggi con una sola parola: ‘felliniano’. Fellini non è stato soltanto un grande regista, che ha saputo convogliare nella sua opera multiforme i vari e diversi elementi della cultura popolare e di massa, dal fumetto al circo equestre, dalla caricatura alla vignetta umoristica, dal romanzo d’appendice al teatro di varietà, ma è riuscito a trasformare questa materia, in uno stile cinematografico inimitabile, in una serie di film che hanno ottenuto un successo di critica e di pubblico internazionale. Nessuno più di lui ha saputo raccontare in immagini il nostro paese, traducendolo in un complesso sistema di simboli, e diventando un simbolo egli stesso. In quarant’anni di carriera, attraverso una complessa elaborazione intellettuale, Fellini ha dimostrato come il sogno, la memoria, la poesia possano costituire la sostanza del fare cinema. Scriveva di lui Brunello Rondi nel suo libro “Il cinema di Fellini” del 1965 dedicato al regista riminese “la sua opera nasce dalla sua vita ma (ed è ciò che conta) la sua vita rinasce dalla sua opera”.