Uno dei maggiori tesori della storia musicale, il Requiem K 626 di Mozart

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SabatoRequiem Mozart 30 aprile alle ore 21 sarà interpretato da solisti d’eccezione, dal Coro del Teatro Municipale di Piacenza e dalla Filarmonica Arturo Toscanini diretti da Rinaldo Alessandrini nel prossimo appuntamento con la Stagione Concertistica 2015-2016 del Teatro Municipale di Piacenza

PIACENZA – Un appuntamento imperdibile quello di sabato 30 aprile alle ore 21 al Teatro Municipale di Piacenza. Nell’ambito della Stagione Concertistica 2015-2016 organizzata dalla Fondazione Teatri di Piacenza verrà infatti eseguito uno dei maggiori tesori della storia musicale: il Requiem K 626 di W. A. Mozart.

Composto da Mozart nei suoi ultimi, difficili, mesi di vita, la Messa da Requiem fu destinata a restare incompiuta; sulle ragioni della composizione e l’identità del committente sono sorte le più fantasiose supposizioni e ancora oggi aleggia il mistero. Nonostante le leggende quest’opera è l’ultima struggente composizione del genio salisburghese e al Municipale sarà interpretato da solisti d’eccezione, quali il soprano Mariangela Sicilia, il mezzosoprano José Maria Lo Monaco, il tenore Jesus Garcia e il basso Michele Pertusi, dal Coro del Teatro Municipale di Piacenza, istruito da Corrado Casati e dalla Filarmonica Arturo Toscanini diretta da Rinaldo Alessandrini, acclamato interprete del repertorio sei-settecentesco.

Commissionato a Mozart nel 1791 il Requiem, a causa degli innumerevoli impegni a cui il compositore doveva far fronte, fu completato fino al secondo brano, in gran parte abbozzato, e poi lasciato molti mesi fra le carte che furono ereditate, dopo la morte del marito nel dicembre del 1791, dalla moglie Constanze. Eppure quest’opera, anche grazie all’ottimo lavoro di propaganda di Constanze, è diventata uno dei maggiori veicoli della fama di Mozart subito dopo la sua morte. Negli ultimi anni del Settecento ebbe innumerevoli esecuzioni in varie città, prima tedesche poi europee, e fu scelto spesso per commemorare la morte di personalità più o meno importanti. In questa composizione sacra il romanticismo ritrovò subito il suo clima e il Requiem, che alimentava l’aneddotica, anch’essa tutta romantica, della morte tragica e della sua colonna sonora, è divenuta fino ai nostri tempi una della creazioni più famose ed eseguite di Mozart. L’opera fu completata da Franz Xaver Süssmayr, allievo del compositore e amico di famiglia, con l’aiuto di altri e su commissione di Constanze. Mozart invece aveva completato solo i primi due pezzi (Introitus, Kyrie e parte del Dies irae) e aveva lasciato appunti, più o meno nutriti fino all’Hostias, con i quali sviluppare le parti seguenti.

La commissione del Requiem, comunque, offrì a Mozart l’occasione di soddisfare la pulsione mistica dettatagli dalla sua potente sensibilità anche nel campo della tradizione musicale religiosa e in special modo in un genere da lui mai frequentato, quello della Missa pro defunctis.
Nel Requiem aeternam iniziale la musica si veste subito di un carattere solenne e liturgico che le apparterrà fino alla fine; l’intervento del solista, al centro del brano, acquista il valore di una solitaria invocazione che sposta poeticamente l’attenzione dalla massa al singolo. Molti degli interventi solistici si pongono, infatti, in fruttuoso contrasto con l’uso frequente del coro, e concentrano l’interesse sull’individuale e sull’umano, non scivolando mai in situazioni che ricordano il teatro d’opera. Lo stesso discorso vale anche per i brani successivi in cui compaiono solo le linee vocali dei quattro solisti, che si combinano spesso come se volessero incrementare l’afflato della loro implorazione.

Già nella propria conclusione il Requiem aeternam aveva anticipato il grandioso fugato del Kyrie, nel quale la geometria del contrappunto viene utilizzata per miniare l’imperscrutabilità del disegno divino. Tale scelta stilistica, comune a quasi tutta la musica sacra, si ritrova alla fine del Requiem, precisamente nel Lux aeterna. Inoltre, la struttura contrappuntistica, con le sue entrate a catena, è adatta a rappresentare l’esaltazione delle anime nel canto dell’Osanna, nella sezione finale del Sanctus e del Benedictus, oppure a caldeggiare la realizzazione della promessa che Dio fece ad Abramo, che torna alla fine del Domine Jesu e dell’Hostias.
Ma l’orchestrazione del Requiem può procedere anche con intento descrittivo sia psicologico che pittorico, come nel Domine Jesu, in cui l’implorazione del coro sembra all’improvviso turbata dal terrore in corrispondenza delle parole «libera eas de ore leonis» (cioè «liberali dalle fauci del leone», ovvero dalla dannazione), o nell’andamento saltellato delle voci che riproducono il precipitare negli inferi sulle parole «ne absorbeat eas tartarus ne cadant in obscurum».

Si pensi poi al Confutatis col suo procedere ostinato degli archi che da una parte evoca le fiamme infernali, dall’altro con la sua ripetitività, crea un clima ossessivo e terrifico. Nell’Agnus Dei, invece, l’elemento espressivo dominante è una scala discendente degli archi, simbologia dell’abbattimento e del dolore.
A volte Mozart adotta, con finalità drammatiche, uno stile considerato già fuori moda nella sua epoca: nel Rex Tremendae, che descrive l’apparizione del sommo giudice, il ritmo puntato che compare subito all’inizio e caratterizza il brano evoca, tramite l’arcaicità del procedimento musicale, la dignità e la tragica solennità del momento.

Non mancano poi oasi di riflessione in cui la preghiera e il desiderio di salvezza si fanno alta poesia, come nel magnifico Recordare, nel Lacrimosa o nell’inizio dell’Hostias, brani dalla natura ritmica più distesa e regolare. Un momento di rilassamento che potremmo definire lirico si trova nel Tuba Mirum in cui la tromba che annuncia la resurrezione dei corpi, interpretata all’inizio dal trombone, dipinge, con tenere movenze, il sorprendente risveglio dei morti. Il brano raggiunge un risultato particolare: abbiamo la sensazione che i morti, aperti gli occhi per risorgere, rimangano essi stessi meravigliati dal prodigio.
Dal Sanctus in poi non esistono schizzi guida di Mozart, ma non è facile essere certi che questa parte sia farina del sacco di Süssmayr, le cui opere successive, pur di buona qualità, sembrano inferiori a quello che è stato prodotto qui. Come al termine del Domine Jesu o nella Communio finale in cui rielabora Introitus e Kyrie, Süssmayr ha probabilmente deciso di riproporre materiale originariamente di Mozart per conservare al meglio la paternità del tutto.
In ogni modo, il Requiem, sorprendentemente, risulta all’ascolto opera unitaria nella fattura come nell’ispirazione. Nella bellezza della musica, che possiamo ben dire di Mozart, si ritrova quella condivisione per la sofferenza, quella magica capacità di saper muovere e dipingere l’emozione che ce la fa amica e compagna di vita.

*parti del comunicato sono estrapolate dal saggio di Simone Ciolfi

Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, in via Verdi 41, al numero di telefono 0523.492251 o al fax 0523.320365 o all’indirizzo mail biglietteria@teatripiacenza.it.