Il terzo appuntamento si terrà domani, giovedì 20 ottobre, alle ore 17, nell’Aula 1A di Palazzo Turchi di Bagno (c. so Ercole I d’Este, 32), con la conferenza “Rappresentazioni al femminile tra arte e scienza”.
Aprirà l’incontro Claudia Pancino, Professoressa di Storia moderna all’Università di Bologna, che intratterrà il pubblico sul tema “Fra medicina, arte e mentalità: il corpo femminile e il nascituro nelle rappresentazioni plastiche settecentesche”.
“Nate nel contesto del riformismo settecentesco con fini didattici per l’istruzione di levatrici e chirurghi – racconta Claudia Pancino – le collezioni ostetriche videro la collaborazione di artisti e uomini di scienza. Tecnica, arte e conoscenza medica, assieme alla volontà di formare qualificati professionisti della sanità hanno dato luogo a manufatti che oltre alla loro bellezza rivelano, una volta considerati in una prospettiva storica più ampia, finalità e funzioni complesse. Non solo svelano la ricerca estetica o gli stratagemmi rappresentativi per attenuare l’impatto con l’interno dei corpi, ma le rappresentazioni propongono anche modelli di bellezza femminile e di ruolo sociale, mentre contribuiscono a trasformare la creatura in formazione nel ventre della donna nel feto della medicina”.
Ad intervenire successivamente sarà Silvia Urbini, già docente del Dipartimento di Arti Visive dell’Università di Bologna, ricercatrice all’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia Romagna ed attualmente co-curatrice dell’Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, che interverrà sul tema “Maschere di cera e icone femminili tra Quattrocento e Ottocento”.
“A volte un’opera d’arte può rappresentare la cartina di tornasole dell’immaginario di un’epoca – spiega Silvia Urbini – Durante il XIX secolo storici dell’arte e letterati si appassionarono al caso di un misterioso busto di cera raffigurante una bellissima fanciulla, conservato a Lille, un’opera emblematica sia per il materiale raro con cui è plasmata, la cera policroma, sia per il tipo femminile che incarna. A partire da quest’opera ricostruiremo brevemente la storia dell’utilizzo della cera nelle botteghe artistiche e analizzeremo la pratica della riproduzione mimetica dei volti e dei corpi, che fu interesse comune alla cultura artistica quattrocentesca e ottocentesca. Un filo rosso lega le due epoche anche a proposito della rappresentazione femminile: come vedremo la plasmabilità della cera, la sua consistenza traslucida, la sua natura perturbante, si prestano alla creazione di immagini femminili sia idealizzate che realistiche e anche a sintesi sublimi come la Ballerina di quattordici anni di Edgar Degas, definita di una ‘bruttezza ideale’”.
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