Il polo per l’infanzia, i siti Almagender e Almakids, il bilancio di genere, il progetto Plotina e quello di revisione linguistica sono alcune delle iniziative messe in campo da Unibo
BOLOGNA – Facilitare la conciliazione tra vita professionale e vita privata e prestare maggiore attenzione alle tematiche di genere. Sono due importanti obiettivi che il Rettore Francesco Ubertini, la prorettrice alle risorse umane dell’Alma Mater Chiara Elefante e le due delegate, Elena Luppi alle pari Opportunità, e Tullia Gallina Toschi al benessere lavorativo, hanno voluto promuovere tra i primi obiettivi di questa governance.
All’interno del punto “Terza Missione” del Piano strategico – spiega Ubertini – , e più in particolare della voce che parla di “Promozione dello sviluppo culturale e di innovazione economico-sociale”, trova spazio l’impegno dell’Università per favorire processi di miglioramento della sostenibilità sociale della comunità universitaria. Azioni che facilitino la conciliazione della vita professionale e della vita privata di tutti i dipendenti (sia docenti che personale tecnico-amministrativo), offrendo anche strumenti di supporto alla genitorialità.
In questo contesto si inserisce la decisione di portare avanti il progetto di realizzare un polo per l’infanzia nell’area di Via Filippo Re, il cui inizio lavori è previsto per il gennaio 2018. Unibo è stato il primo Ateneo italiano ad avviare, già nel 2002, presso le strutture dell’allora facoltà di Veterinaria a Ozzano, un micronido con 19 posti disponibili. Esperienza positiva sulla cui base si è deciso di sfruttare la zona di Via Filippo Re, nello spazio in fregio all’orto botanico, per realizzare un polo per l’infanzia che, coerentemente con i nuovi orientamenti che auspicano la continuità tra le strutture dei nidi e quelle delle scuole per l’infanzia, accolga 42 bambini nella fascia d’età 12 mesi-3 anni e 50 in quella 3-6 anni.
Il polo sarà aperto ai figli dei dipendenti Unibo, sia docenti che personale tecnico-amministrativo, ma anche alla cittadinanza bolognese, e per questo l’Ateneo, unitamente alla passata Giunta comunale, ha firmato, il 27 aprile scorso, un Protocollo d’intesa con il quale si impegna a realizzare tale progetto-pilota, collaborando sia da un punto di vista organizzativo che scientifico, nel mettere in sinergia le competenze in ambito educativo.
L’Ateneo affiderà il progetto tramite la modalità comunemente detta di “project financing”, una concessione di costruzione e gestione; il Comune, da parte sua, si riserva una quota di posti disponibili (circa il 50% nell’asilo nido), che andrà a riempire attraverso le sue graduatorie. L’accesso alla scuola per l’infanzia vedrà la precedenza data ai bambini e alle bambine che hanno frequentato il nido d’infanzia nella stessa struttura. Attualmente il progetto iniziale, che esiste già da diversi anni, è in fase di revisione architettonica, passerà poi nei prossimi mesi dalla soprintendenza per ottenere l’accordo della stessa. Successivamente l’Ateneo si confronterà con le sue organizzazioni sindacali per la definizione della tipologia di utenza, e nei mesi di febbraio-marzo 2017 verrà pubblicato il bando.
Sempre nell’ambito della sostenibilità sociale l’Ateneo ha messo in campo una serie di azioni che sviluppino, all’interno della comunità accademica, come da impegno sancito dallo Statuto, “una coscienza diffusa e condivisa delle pari opportunità”. E altre vedranno la luce tra poco.
L’Ateneo dà sostegno politico al progetto europeo “Horizon 2020” “Plotina: Promoting Gender Balance and Inclusion in Research, Innovation and Training”, coordinato dalla Delegata rettorale Tullia Gallina Toschi. Il progetto si propone di elaborare, attuare, monitorare e valutare buone prassi per l’eguaglianza di genere e strumenti a sostegno dell’avanzamento di carriera di ricercatrici e ricercatori, al fine di ridurre la perdita di talenti, correggere le disuguaglianze di genere, integrare la dimensione di genere nei programmi e nei contenuti di ricerca e didattica.
In sinergia con Plotina e con le Direttive del Dipartimento ministeriale per i diritti e le pari opportunità, la redazione, promossa dal Comitato Unico di Garanzia e realizzata per la prima volta nel 2016, del Bilancio di genere: si tratta di un documento analitico redatto da Benedetta Siboni, che permette di valutare l’Ateneo, la sua struttura e le sue attività, secondo gli equilibri e disequilibri di genere.
Sul versante formativo, nel marzo 2016, presso gli stand di AlmaOrienta, è stato previsto uno spazio Almagender per le studentesse e gli studenti potenzialmente interessati a Unibo, che, attraverso un gruppo di docenti e giovani ricercatrici e ricercatori, ha presentato le varie iniziative sul genere e le pari opportunità che, nei diversi ambiti disciplinari, vengono sviluppate all’interno dell’Alma Mater. Tale progetto continuerà anche negli anni prossimi.
Sempre in tale direzione va il progetto di raggruppare, all’interno del portale Unibo, le iniziative di sostenibilità sociale, attivando ad esempio due siti tematici, Almagender dedicato appunto alla tematica degli studi di genere, e Almakids, dedicato a tutte le iniziative culturali e scientifiche che possono sostenere la genitorialità ed essere anche indirizzate a un pubblico di bambine/i.
I siti web tematici saranno popolati soprattutto, ma non solo, da informazioni provenienti da altri contenitori (guide web, notizie pubblicate su Unibomagazine, eventi e convegni).
Un terzo progetto riguarda, in modo ampio, i rapporti tra lingua e genere. “Come sappiamo l’acquisizione e l’utilizzo di una lingua sono parte della costruzione identitaria, non solo cognitiva ma anche e profondamente emotivo affettiva di una persona – spiega Elefante – Parliamo una certa lingua, e quindi ci riconosciamo in una determinata comunità di parlanti e all’interno di una cultura”.
Molti stereotipi di genere sono ancora veicolati da una lingua troppo spesso androcentrica. “Il maschile singolare per ruoli, cariche di autorità o prestigio non ha fondamento linguistico, ma solo culturale e sociale; le forme femminili sono grammaticamente (e non solo politicamente) corrette”.
Sulla base di uno studio che il Comitato Unico di Garanzia dell’Ateneo ha richiesto a linguiste e linguisti di Unibo, l’attuale governo ha deciso di dar seguito a tali raccomandazioni. Nei prossimi giorni grazie anche al supporto della prorettrice alle tecnologie digitali Paola Salomoni e del Cesia verrà dunque modificata la rubrica di Ateneo inserendo i nomi delle cariche e dei ruoli al femminile. Contemporaneamente verrà anche modificata, in modo graduale, la lingua del portale, declinando, ogni qualvolta questo è tecnicamente possibile, il discorso al femminile, e prestando particolare attenzione alle immagini del portale, affinché non veicolino stereotipi di genere. Verrà inoltre inserita, in tutti i nuovi regolamenti, o in quelli che verranno modificati, la declinazione al femminile.
In sinergia con tutto questo sono in atto azioni volte a rendere l’Università di Bologna un ateneo più inclusivo e attento alla comunità LGBT, sul versante organizzativo, della comunicazione nonché sui piani della didattica e della ricerca.