Uno studio del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna esplora per la prima volta gli aspetti geometrici ed ambientali legati alla percezione della sacralità
BOLOGNA – – Che forma ha il “sacro”? E qual è la sua “posizione ideale” in un oggetto, in un edificio, in un paesaggio? Sono alcune delle domande da cui prende le mosse un nuovo studio realizzato da Marco Costa e Leonardo Bonetti del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna, che per la prima volta indaga gli aspetti geometrici ed ambientali legati alla percezione della sacralità.
Da poco pubblicato sulla rivista “Perception”, lo studio (“Geometrical factors in the perception of sacredness”) mostra i risultati di alcuni esperimenti realizzati per capire in quali forme e in quali geometrie ambientali le persone tendono ad individuare l’idea di “sacro”.
Il lavoro dei due ricercatori Unibo rivela, ad esempio, che in figure convesse come la sfera ed il cilindro è molto più facile percepire il “sacro” rispetto a solidi con angoli e spigoli come il cubo o il parallelepipedo. Inoltre, figure che si sviluppano verticalmente evocano molto di più il senso del “sacro” che figure geometriche disposte orizzontalmente. E ancora, vengono percepite più “sacre” le figure simmetriche rispetto a quelle non simmetriche, mentre tanto nelle figure piane e che nei solidi tridimensionali il vertice e il centro sono le aree dove più è racchiuso un senso di “sacralità”.
Oltre alle forme geometriche, poi, lo studio ha esplorato il posizionamento del “sacro” all’interno di diverse tipologie di paesaggi, dove allo stesso modo emerge che i vertici delle montagne e le parti poste più in alto sono quelle percepite più “sacre” rispetto alle regioni a valle.
Infine, ai soggetti coinvolti è stata mostrata una stanza virtuale separata da un divisorio trasversale che delimitava una zona inaccessibile da una accessibile. In questo caso, la zona vietata veniva valutata come più “sacra” rispetto a quella dove era permesso entrare, dimostrando che uno spazio che viene delimitato, separato e reso non raggiungibile tende ad essere investito anche di “sacralità”.
Tutti risultati, questi, che spiegano e confermano le strategie utilizzate nel corso dei secoli per convogliare un maggiore senso del “sacro” in architettura, dalla spinta in elevazione verticale delle chiese alla disposizione degli edifici religiosi nelle zone più alte delle città, senza dimenticare il concetto di “montagna sacra”, presente trasversalmente in moltissime confessioni religiose.