Lunedì 21 novembre 2016, alle ore 16.30, nell’Aula Magna della Scuola di Ingegneria e Architettura
BOLOGNA – Lunedì 21 novembre 2016, alle ore 16.30, è in programma la cerimonia di inaugurazione della lapide in ricordo dell’occupazione nazista e fascista, nell’ Aula Magna della Scuola di Ingegneria e Architettura, in Viale del Risorgimento, 2 – Bologna.
Partecipano:
– Francesco Ubertini, Rettore dell’ Università di Bologna;
– Marilena Pillati, Vicesindaco di Bologna;
– Mons. Giovanni Silvagni, Vicario Generale della Curia di Bologna;
– Anna Cocchi, Presidente ANPI Bologna.
Il programma:
– Breve ricordo del Rettore Ubertini degli eventi degli anni 1943-45 presso l’allora Facoltà di Ingegneria;
– Ringraziamenti del Presidente della Scuola Ezio Mesini ad Alessandro Calari e al partigiano Giancarlo Grazia;
– Ivano Marescotti legge testimonianze di partigiani;
– Interventi di: Luciano Casali, Marco Veglia, Gian Paolo Brizzi, Renato Sasdelli, Simona Salustri e Roberto Finzi.
Il 9 settembre 1943, giorno successivo all’annuncio dell’armistizio tra le forze armate italiane e quelle angloamericane, Bologna fu occupata dall’esercito tedesco. Gli occupanti requisirono l’edificio della Facoltà di Ingegneria insediandovi i loro comandi; poi all’inizio del 1944 si trasferirono, asportando arredi e attrezzature, nella zona pedecollinare tra le Porte San Mamolo e Castiglione. Vennero sostituiti nell’occupazione della Facoltà dalla Guardia nazionale repubblicana, creata dal governo collaborazionista di Salò per assolvere compiti di polizia interna e militare. In seguito, prese a operare anche l’Ufficio politico investigativo della GNR, sorta di polizia politica. Locali della Facoltà vennero trasformati in celle dove vennero rinchiusi partigiani o sospettati di essere tali. Molti tra loro conobbero la Facoltà come luogo di tortura, per non pochi fu anticamera della deportazione o della morte. Per volontà dell’Ateneo, verrà posata una lapide che ricorda la sottrazione da parte di nazisti e fascisti di questi luoghi destinati alla scienza e al magistero e la loro trasformazione, nel complice silenzio della comunità accademica, in luogo di pena e di tortura.