Fino al 19 luglio la mostra diffusa in centro storico che racconta 104 storie simbolo della lotta alla criminalità organizzata
RIMINI – “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.”
È questa la frase di Giovanni Falcone che è stata incisa sulla targa in suo onore, posta ai piedi del leccio in Piazza Malatesta e ‘scoperta’ lo scorso 23 maggio, alle 17 e 58 minuti, esattamente l’ora in cui 30 anni fa avvenne il tragico attentato.
Ed è questo il senso della mostra diffusa, nata da una riflessione sulla testimonianza di chi ha perso la vita per mano delle mafie, dal titolo “Una vita contro la mafia”, visitabile fino al 19 luglio, per un periodo simbolico di 57 giorni, ovvero esattamente i giorni che, nel 1992, trascorsero tra l’omicidio di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo assieme ai membri della scorta e la strage di via D’Amelio in cui morì Paolo Borsellino con i suoi cinque agenti di Polizia.
Una mostra diffusa che vede protagonisti le studentesse e gli studenti che hanno ridato voce e immagine a 104 storie simbolo della lotta alla criminalità organizzata.
Realizzata dall’Istituto Einaudi Molari di Rimini in collaborazione con l’Osservatorio sulla criminalità organizzata della Provincia di Rimini e il Comune di Rimini la mostra, attraverso 26 totem posizionati in diversi contenitori della cultura nel centro storico di Rimini, racconta in 104 manifesti le storie di chi attivamente ha lottato contro le mafie, magistrati, poliziotti, imprenditori, ma anche chi, suo malgrado, si è trovato coinvolto in vicende che non li riguardavano, vittime innocenti come bambini, donne, civili che si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un progetto nato dai ragazzi del corso di grafica dell’istituto Einaudi-Molari di Rimini che, dal 2018, stanno lavorando ad un percorso per raccontare le storie delle vittime di mafia in manifesti iconici al fine di preservarne la memoria. L’attenzione dei ragazzi si è dunque focalizzata su vittime diverse per gruppo sociale, mestiere ed età. Le loro vite sono state scandagliate per cogliere il simbolo che le rappresentasse. I manifesti, ispirati alla sensibilità di Noma Bar – artista e grafico dal tratto evocativo – rappresentano le vittime con un tratto sintetico e distintivo.
I 26 banner, che contengono le 104 opere, sono dislocati luoghi più significativi della cultura riminese come la corte della biblioteca Gambalunga (via Gambalunga 27), il palazzo del liceo Musicale Lettimi (via Cairoli 44), il museo della città di Rimini (via Tonini 1), l’ingresso del Comune di Rimini (piazza Cavour 27), la sede della Prefettura di Rimini (via IV Novembre, 40). La mostra poi si trasferirà in altri comuni della provincia.
La mostra rientra nell’ambito della rassegna di eventi denominata “Sulle nostre gambe. La memoria contro le mafie” organizzata in occasione del trentennale della strage di Capaci, dal Comune di Rimini in collaborazione con l’Osservatorio sulla criminalità organizzata della provincia di Rimini, l’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea della provincia di Rimini, l’Associazione Magistrati Sport & Legalità e Libera Rimini, le scuole superiori “Einaudi – Molari” e “Belluzzi – Da Vinci”.
Un’occasione per la quale il Comune di Rimini ha chiamato a raccolta enti, associazioni, istituzioni scolastiche e culturali per celebrare la ricorrenza e riflettere insieme sul fenomeno della criminalità organizzata di ieri e di oggi.