Massimo Roscia
IL DANNATO CASO DEL SIGNOR EMME
Collana “quisiscrivemale”
ISBN 9788831461023
Pagine: 324 // Prezzo: Euro 16,50
Left – Filippo La Porta Torna l’interrogativo che aleggia sul grande Gadda, se cioè Roscia sia più prosatore o più narratore. […] la forza sta tutta nella vitalità espressiva. Lì dove la nevrosi linguistica diventa stile.
Porto franco – Gianfranco Franchi Decisamente “proteiforme e di difficile catalogazione”, Roscia si conferma una delle intelligenze più divertenti, erudite e insolite dello scenario letterario contemporaneo – uno che poteva dare del tu al Paolo Monelli del “Ghiottone errante” come all’incontenibile Campanile.
Pochi sanno che Paolo Monelli (Fiorano Modenese 1891 – Roma 1984) è stato un personaggio di spicco del Novecento italiano. Scrittore apprezzatissimo, giornalista eclettico, fotografo, uno degli ultimi rappresentanti della categoria dei grandi inviati (Corriere della Sera, Resto del Carlino, La Stampa), militare negli alpini nella Grande Guerra, uomo colto, arguto, brillante e, non ultimo, raffinato enogastronomo. Con le sue recensioni al fosforo e i prodigiosi reportage delle sue scorribande culinarie Paolo Monelli, insieme ai più noti Mario Soldati, Luigi Veronelli e Gianni Brera, ha fatto sì che l’enogastronomia assumesse una propria autonomia e diventasse un vero e proprio genere letterario.
IL RECUPERO DELLA MEMORIA
Massimo Roscia ha condotto un lungo e accurato lavoro di ricerca documentale/storiografica e di ricostruzione nel Fondo Monelli, custodito presso la Biblioteca statale Antonio Baldini di Roma, vivisezionando 347 fascicoli, un patrimonio archivistico vasto ed eterogeneo che testimonia il fervore letterario e intellettuale del Dopoguerra vissuto da Paolo Monelli insieme alla sua compagna Palma Bucarelli e a Piovene, Montale, Bellonci, Gadda, Bontempelli, Savinio, de Céspedes, Soldati.
Tra manoscritti, manoscritti, appunti stenografici, diari, dossier, mappe, ritagli di stampa, opere edite e inedite, fotografie, una fitta corrispondenza con i familiari e con i colleghi, i direttori di giornali, gli editori e i lettori, poesie, appunti di viaggio.
Roscia si è avventurato nella grande varietà dei temi di cui il signor EMME si è occupato: due guerre mondiali, la politica internazionale, la tutela ambientale, il turismo culturale, la lingua italiana, la gastronomia, l’alpinismo, per trarne un romanzo tra il vero, il verosimile il falso, sicuramente colto e divertente.
La trama
Restituire dignità, onorabilità e reputazione a una figura non trascurabile del Novecento italiano, sferzante, raffinato, sensibile ma che rischia l’oblio come tante altre vittime della damnatio memoriae: questo è l’obiettivo di Carla, ex giornalista specializzata in topografia della memoria e della disperazione e perennemente votata al prossimo.
Per farlo dovrà ricomporre la vita e le opere del fantomatico signor EMME e mettere insieme un fascicolo da consegnare al giudizio dell’oscura “Congregazione dell’Indice delle vite cancellate e delle opere proibite”.
Siamo in un’Europa totalmente lacerata, mosaicizzata in una miriade di stati separati da dogane, muri, filo spinato, e in un tempo in cui passato, presente e futuro sono deliberatamente mescolati.
A bordo di un vecchio scuolabus, trasformato in camper e targato Zagabria, Carla compie un folle e strampalato viaggio accompagnata dai due figli gemelli: il primo è un bambino prodigio “in grado di risolvere equazioni differenziali lineari omogenee del secondo ordine a coefficienti costanti o confutare il teorema di Fermat”; il secondo, nonostante lo stesso patrimonio genetico, è candido e simpaticissimo, ha una sensibilità tutta sua di percepire il mondo ed è a suo modo geniale. Insieme a loro viaggia lo zio Giordano, autore del trattato filosofico De gli eroici furori, bruciato vivo a Campo de’ Fiori.
MASSIMO ROSCIA è nato a Roma nel 1970. Scrittore, reporter di viaggio, critico enogastronomico, insegna comunicazione, tecniche di scrittura, editing e marketing territoriale. Autore di romanzi, saggi, ricerche, guide e sceneggiature, ha esordito in narrativa nel 2006 con Uno strano morso, ma il grande successo di pubblico è arrivato con il romanzo La strage dei congiuntivi (Exòrma, 2014). Ha poi pubblicato con Sperling & Kupfer Di grammatica non si muore (2016) e Peste e corna (2018). Lo scorso anno ha debuttato a teatro con il suo spettacolo “Grazzie”.
PAOLO MONELLI è stato un importante giornalista e scrittore italiano del Novecento. Nato a Fiorano Modenese nel 1891, dopo la laurea in Legge a Bologna, prese parte alla Prima guerra mondiale come ufficiale degli Alpini. Approdò al giornalismo nel 1914 lavorando nella redazione de “Il Resto del Carlino”; dopo la guerra iniziò a collaborare con “La Stampa”, il “Corriere della sera” e “La Gazzetta del popolo”. Prese parte alla campagna di Etiopia e alla Seconda guerra mondiale come inviato. Nel 1963, sposò Palma Bucarelli (storica dell’arte e per lungo tempo direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma), con la quale ebbe anche un importante sodalizio intellettuale. Oltre all’attività giornalistica, Paolo Monelli vanta un’ingente produzione letteraria avendo pubblicato numerosi romanzi e saggi storici. I suoi ultimi scritti risalgono alla metà degli anni Settanta. Dopo una lunga malattia, Paolo Monelli è morto a Roma nel 1984.
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