CESENA – Domani, sabato 1° maggio, in doppio turno alle 15 e alle 17, si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica “Cambiamento | Adattamento”, che resterà negli spazi del Museo dell’Ecologia fino al 30 settembre. Il percorso di ricerca sul Cambiamento | Adattamento è stato avviato a gennaio 2020, quando le derive pandemiche erano ancora in divenire. Nato come un’esigenza interiore, il progetto di ricerca è diventato corale grazie al percorso di condivisone e di scambio (ConCorso) sostenuto dagli autori, rimasti sempre in contatto fra di loro durante il lockdown, e, successivamente in modo presenziale nello Spazio Rad’Art di San Romano.
Cambiamento | Adattamento pone l’accento su una delle questioni impellenti per il genere umano. Una questione cui non possiamo esentarci di dare una risposta: la necessità di un mutamento sostanziale dei principi che contraddistinguono la nostra civiltà. L’insieme dei percorsi fotografici di ciascun autore vuole essere, più che un esercizio di memoria, come recentemente ha scritto Teju Cole sul New York Times, un canto poetico rispetto alle derive che stanno cambiando le vite di tutti e una reazione ai fenomeni che coinvolgono ciascuno a livello personale e sociale.
Gli artisti e le ricerche fotografiche personali. Le fotografie dedicate da Giada Pazzaglia ai nuovi “referti” incontrati sul lungomare, evidenziano l’inganno dell’adattamento, quasi fossimo in procinto di accettare la loro presenza di forma esteticamente naturale. L’universo acentrico ricreato dalle fotografie scattate tramite uno smartphone da Antonella Bracci, prediligono un approccio microcosmico. Nella passione per il dettaglio che emerge, si percepisce una complessità che crea il giusto contrappunto all’apparente semplicità dei soggetti fotografati. Giovanni Benaglia invece allarga il proprio sguardo aprendosi verso un apparente idillico paesaggio. In realtà le fotografie mostrano il luogo di una strage recente che ha colpito le montagne, ma con la freschezza derivante dal viaggio di scoperta. Sempre il paesaggio alpino è quello sviscerato nei minimi particolari dal progetto a quattro mani di Manuela Campana e di Mirella Tozzi. Entrambe, insieme, hanno ritratto il cambiamento che ha determinato la distruzione dei boschi e la moria di alberi a Paneveggio, con uno sguardo sospeso nell’attimo in cui emerge l’urlo improvviso rimasto bloccato in gola.
Di impegno bisogna parlare nel progetto, complesso ed articolato, di Vincenzo Stivala. Nel suo Deserto rosso restituisce il dramma epocale che ha determinato la fine di una cultura derivante dal rapporto millenario con le piante di ulivo nel territorio del Salento. Attraverso il suo sguardo, le piante di olivo, la terra stessa su cui crescevano, le costruzioni nate dai sassi raccolti nei campi ed i volti e le fattezze delle persone, assumono un valore paritario, non gerarchico. L’atmosfera rarefatta della luce invernale e l’approdo delle carcasse degli alberi trascinati dai fiumi e restituite sull’eterno moto del bagnasciuga dalle onde dell’Adriatico, hanno dato lo spunto a Claudio Turci per ricreare uno scenario di rara bellezza apocalittica. Damiano Montalti compie un’operazione dall’intento militante, ritraendo le conseguenze dell’incendio subito dalla Pineta del Lido di Dante nel mese di luglio del 2012. Straniante per quando ludica e ironica la serie fotografica dedicata da Alessandro Ricchi al Signor Pesce Fuordacqua. Per interposta persona, o meglio pesce, il personaggio da lui creato sembra interpretare tutti i possibili desideri, come li proverebbe un outsider, nell’intento di rendersi accettabile agli occhi altrui. Sul riconoscimento e la riscoperta del sé, ha concentrato la ricerca Michela Mariani. Il proprio corpo è diventato il ricettacolo della sacralità del rapporto intimo con l’ambito domestico. Nelle tre fotografie di grande formato il corpo appare trasformato per imitazione, come se si trattasse di un contagio dovuto a due fattori. Di corpo e di spazio ci parla l’esercizio tassonomico compiuto da Monia Strada, in cui la combinazione tra chimica e luce fa emergere sulla tela la vita. Nello scarto che si verifica tra bisogno interiore e rapporto con la natura, la reattività della luce fa scaturire, svelando all’interno del suo personale ortus conclusus, il configurarsi del continuo cambiamento interiore. Di svelamenti e, più precisamente, di rivelazioni si occupa il progetto di Chiara Pavolucci, che, nel suo portare la lettura della realtà su di un piano di sperimentazione magica, ci restituisce delle visioni al limite. Amor Vacui Flash di Aldo Romano, conclude questo viaggio per visioni con una esternazione viscerale di scrittura poetica, non priva di acume. L’insieme dei 22 componimenti manoscritti, resi in fotografia da Manuela Campana, ancorché si tratti di parole, costituisce un’immagine ben precisa dell’altrove poetico-esistenziale in cui l’autore dimora.
In occasione della mostra è stato pubblicato il catalogo “Cambiamento | Adattamento”, con un testo introduttivo di Anton Roca edito da associazione artéco APS, che verrà presentato il giorno dell’inaugurazione.
Accesso all’evento tramite prenotazione telefonica: 339 243 01 30. La mostra osserverà i seguenti orari di apertura: Da martedì al venerdì, dalle 15 alle 18, e sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13. Gli accessi saranno regolamentati nel rispetto delle disposizioni legate alla pandemia
Foto: Alessandro Ricchi
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