Il mezzo verrà utilizzato per consentire gli spostamenti degli ospiti della nuova Casa per Rifugiati Maria Madre della Misericordia, aperta a Cesena.
Tutto inizia con la proposta della Diocesi di Cesena – Sarsina, che ha messo a disposizione la canonica della frazione di Bagnile per l’apertura di una Casa per Rifugiati, affidata alla Papa Giovanni XXIII.
10 il numero massimo di ospiti, a cui si aggiungono i volontari che vi risiedono.
Le persone accolte fino a questo momento provengono dai Paesi più svariati (Bangladesh, Nigeria, Mali…); alcuni di loro hanno già intrapreso soluzioni di vita autonoma, altri rimangono in attesa della definizione del loro status.
Si intensifica dunque la presenza della Papa Giovanni XXIII sul territorio romagnolo: sono più di 80 le sue realtà, considerando anche le sedi di cooperative da essa promosse , che rispondono alla richiesta di aiuto di tante persone, dai minori alle ragazze madri, dalle vittime di tratta agli ex detenuti.
Ad oggi, grazie alla collaborazione in essere con gli enti locali, in Romagna sono state aperte numerose strutture dedicate ai profughi: nel riminese, a Predappio, Faenza, Forlì – ultima è quella di Cesena, inaugurata a lavori non ancora ultimati, nella fretta di rispondere all’emergenza di chi aspettava di essere accolto.
Nella fase di avvio del progetto si è utilizzato un vecchio pulmino, che ben presto è stato necessario sostituire. Il mezzo è infatti indispensabile alla vita della Casa per Rifugiati: gli ospiti vengono accompagnati non solo negli uffici pubblici come Questura, Prefettura, Servizi Sociali e Sanitari, ma anche a scuola per i corsi di italiano, a momenti di socializzazione sportivi o culturali, e successivamente nella ricerca di una sistemazione abitativa e di un impiego.
Attraverso il suo Progetto Carta Etica, che ha reso possibile l’acquisto del nuovo mezzo di trasporto, UniCredit ha contribuito a provvedere ai bisogni della Comunità Papa Giovanni XXIII nella sua lotta quotidiana contro l’emarginazione: «Il sostegno di enti come UniCredit è vitale per noi», dichiara Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Papa Giovanni XXIII, «poiché oltre a permetterci di potenziare i mezzi messi a disposizione di chi ha bisogno e sviluppare nuovi progetti , ci dimostra che quello verso i poveri e i piccoli è un impegno comune , e che non siamo i soli a credere in un mondo più giusto, da costruire insieme» .
La Casa per Rifugiati si inserisce inoltre in un progetto di respiro nazionale: l’Italia vive infatti uno stato di perenne emergenza in relazione ai migranti che fuggono da guerre, fame e persecuzioni.
Negli ultimi tre anni il numero dei richiedenti asilo e dei rifugiati sbarcati nel nostro Paese ha avuto un’impennata – si è passati dai 42.925 del 2013 ai 181.436 del 2016 (dati Fondazione Ismu e Ministero dell’Interno).
La Comunità Papa Giovanni XXIII, che da sempre rivolge il suo interesse a chi si trova in situazioni di disagio e vulnerabilità, si è aperta fin da subito alla collaborazione con le istituzioni e gli enti che operano nel medesimo campo.
Sono nate così risposte di vario genere, in primo luogo con la partecipazione alle attività di primo soccorso durante gli sbarchi a Reggio Calabria, quindi con l’accoglienza in case famiglia e comunità già esistenti, e in ultimo con l’avvio di nuove strutture espressamente dedicate ai migranti , che hanno bisogni particolari, vissuti difficili e ferite profonde.
«Ogni nostro intervento conserva la cifra caratteristica della nostra Comunità, vale a dire la condivisione diretta di vita», aggiunge Giovanni Ramonda , «è una scelta improntata alla fraternità, per cui i membri della Papa Giovanni XXIII e i volontari vivono costantemente con le persone accolte , condividendo gli spazi ed i ritmi quotidiani. La prospettiva con cui guardiamo ai migranti, inoltre, non è puramente assistenziale, ma vogliamo prenderci cura dei percorsi di vita delle persone accolte, cercando di accompagnarle con competenza nella conquista dell’autonomia e di un ruolo sociale attivo» .
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