Un altro giorno verrà, edito da Rizzoli, scritto da Iva Zanicchi con la passione e la forza che la rendono così amata dal pubblico, è una saga familiare popolata da personaggi indimenticabili, di straordinaria volontà e dignità, animati al tempo stesso dal desiderio di conquistare il futuro e da un profondo attaccamento alle proprie radici. Un romanzo travolgente, intenso eppure capace di tenera ironia, che attraverso gli amori, le paure, le speranze e le sofferenze dei suoi protagonisti racconta i drammi personali e collettivi di un intero secolo.
“Dopo Polenta di Castagne, storia della mia famiglia dalla metà del 1800, I Prati di Sara e Nata di luna buona, autobiografico, è il momento di Un altro giorno verrà, un romanzo, una saga famigliare che attraversa tutto il secolo scorso. Una bella storia che ho cominciato a scrivere in ospedale con il covid, nelle notti insonni. Scrivere per me è un’esigenza, un impulso. Mi immergo, vivo le mie storie senza sapere in anticipo come andrà a finire. Lascio che l’ispirazione mi guidi. Una vera magia. Un altro giorno verrà è dedicato a mio fratello Antonio, che sento vicino, sempre e per sempre”.
A sorprendere di lei è la verve, l’intelligenza con la quale ci guida in questa nuova avventura, che è molto più che solo un romanzo. In Un altro giorno verrà riusciamo a percepire i sentimenti di Tognin (Antonio n.d.r.) l’amore per la sua Ginetta o la commozione quando per la prima volta prende tra le braccia il suo amato nipote Lorenzo. Scorci di una vita vera, vissuta, di cui si sentono i profumi della casa di Tognin, se ne sentono i rumori. Ricordi ascoltati da bambina e che ha vissuto nella sua Ligonchio, si mescolano a questo avvincente romanzo, ricco di dettagli che ci mostrano gli interni delle case, la natura meravigliosa dell’Appennino Tosco Emiliano, la Maremma, Genova e New York.
Un romanzo, che ci parla anche se indirettamente dell’autrice che è partita dal suo paese sull’Appennino Tosco Emiliano ma ha conquistato il mondo e i palcoscenici più ambiti.
Un successo il suo che, tuttavia, non l’ha allontanata dalle cose semplici che ama: la cura del giardino, i suoi amati cani, la spesa al mercato rionale. Con Iva si può chiacchierare di qualunque cosa, attenta e critica, divertente e sagace ha stregato intere generazioni ma piace anche ai giovani. Ottantadue anni compiuti il 18 di gennaio, ha ancora lo sguardo di quella bambina dalla voce straordinaria, che nel suo paesello, Ligonchio, sognava di andare a Sanremo e forse è proprio questo il suo segreto, quel “super potere” che la rende straordinaria.
Sessant’anni di carriera, unica donna a vincere tre volte il Festival di Sanremo nel 1967 con Non pensare a me, nel 1969 con Zingara e nel 1974 con Ciao cara come stai è tornata quest’anno sul palco dell’Ariston con Voglio Amarti, che le ha regalato una standing ovation, dalla prima all’ultima esibizione e un applauso del pubblico, che è sembrato non finire. Una donna straordinaria alla quale non si può rimanere indifferenti.
Iva per festeggiare questa meravigliosa carriera, porterà il suo libro, la sua musica e la sua voce inconfondibile, in tante località italiane. Una cavalcata tra i suoi successi più amati e l’ultimo imperdibile disco, Gargana dove con cura, sono raccolti brani molto diversi tra loro, con sei inediti, tra cui Voglio Amarti e sette cover con canzoni del panorama musicale non solo italiano, ma internazionale a ricordarci come Iva Zanicchi abbia pubblicato i suoi dischi in tutto il mondo, dall’Europa al Sud e Nord America, dall’Asia all’Australia, incidendo in cinque lingue: italiano, spagnolo, inglese, francese e giapponese.
Lorenzo e il figlio cominciarono a salire in silenzio. Anche Giorgio Antonio era insolitamente quieto. Arrivati nello spiazzo davanti a Casa Tognin, Lorenzo fece un profondo respiro, guardò il cielo e lo vide. Un puntino nero in un mare azzurro accecante iniziò a scendere piano piano, poi fece una planata veloce, giunse a pochi metri da loro e ripartì ancora più veloce nel cielo. Dopo un attimo ricomparve, planò lentamente fino a posarsi su una spalla di Lorenzo. Gli diede due beccatine sul collo, si sollevò di qualche metro, allargò le sue splendide ali sul piccolo, le sbatté lievemente e volò di nuovo in cielo. «Grazie Nico…» Lorenzo prese per mano il suo bambino. A una finestra un’ombra, gli parve di riconoscere nonno Tognin. «Vieni, piccolo mio, siamo a casa.» (Tratto da Un altro giorno verrà)
“Ringrazio il mio compagno Fausto, mia figlia Michela, per la cui presenza, preziosissima nella mia vita, ringrazio Dio ogni giorno, ogni minuto, ogni respiro”. Iva Zanicchi
Iva Zanicchi arriva a Cervia
Un altro giorno verrà
A mio fratello Antonio
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