Trigesimo della scomparsa di Umberto Eco, il discorso del Sindaco Virginio Merola

84

Umberto EcoA Umberto Eco è stata intitolata la Piazza Coperta di Salaborsa

BOLOGNA – Comune e Università hanno ricordato ieri Umberto Eco nel trigesimo della scomparsa. A Eco è stata intitolata la Piazza Coperta di Sala Borsa.

Il discorso del Sindaco Virginio Merola:

“In occasione del trigesimo della sua scomparsa, ci troviamo per ricordare insieme Umberto Eco, professore emerito e personalità di spicco della nostra città, che tanto ha dato non solo a Bologna dove ha vissuto ed insegnato, ma a tutta l’Europa.

Lo facciamo qui, in Salaborsa, la più grande e frequentata biblioteca di Bologna, perché la politica culturale di una città non può prescindere dalle biblioteche, veri e propri luoghi di questa “immortalità all’indietro”. Le biblioteche, insieme ai musei, ci offrono le chiavi per leggere e interpretare il passato, proiettando il nostro intelletto nel futuro. Memoria e conoscenza creano e modellano la comunità in cui viviamo, mentre intanto pensiamo all’innovazione delle nostre biblioteche per il nostro futuro come nuovi centri civici della nostra città.

L’amore per i libri di Umberto Eco, per la cultura e per il sapere è cosa nota, come si evince in modo chiaro da quella che è diventata dopo la sua scomparsa, una delle sue citazioni più diffuse: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.

Ma, come sappiamo, Umberto Eco non guardava solo al passato. È stato indiscusso profeta della rete e della diffusione delle tecnologie digitali, il primo ad occuparsi dal punto di vista semiotico di ipertesti e a comprenderne la portata rivoluzionaria. D’altro canto, mai nessun intellettuale al mondo come lui, ha mostrato un amore così totale e incondizionato per i libri: “Non sperate di liberarvi dei libri” scriveva Eco nel 2009 con lo scrittore e sceneggiatore francese Jean-Claude Carrière. Perché il nucleo del libro non è l’importanza del libro in sé, ma i concetti di permanenza e durevolezza della memoria che dai libri è veicolata. Quindi, in ultima analisi, è il concetto di cultura. E così, in una celebre Bustina di Minerva del 2010, parlando di Ipad e e-book, ricordava a tutti che: “mai, nel corso dei secoli, un nuovo mezzo ha sostituito totalmente il precedente. Neppure il maglio ha sostituito il martello. La fotografia non ha condannato a morte la pittura (se mai ha scoraggiato il ritratto il paesaggio e incoraggiato l’arte astratta), il cinema non ha ucciso la fotografia, la televisione non ha eliminato il cinema, il treno convive benissimo con auto ed aereo”

Alfabetizzazione digitale, condivisione della conoscenza, messa in rete dei saperi. Eco aveva intuito più di chiunque altro che gli ipertesti on line avrebbero liberato il sapere enciclopedico. E l’ha fatto non negli anni ’90, quando nasceva il web e la sua portata rivoluzionaria inizia a essere chiara a molti, ma nel 1964, il semiologo ci chiedeva ironicamente come intendevamo affacciarci al progresso tecnologico e ai muovi media, se eravamo “Apocalittici o integrati”. E la risposta per Eco, non era mai banale, mai scontata. Se la società industriale prevede dei mezzi di comunicazione di massa, piuttosto che criticarli l’intellettuale deve domandarsi quali azioni sono possibili per far sì che possano veicolare valori culturali. E oggi, con la diffusione dei social network, la grande sfida degli intellettuali, del mondo della scuola, così come degli amministratori diventa insegnare ai ragazzi come filtrare le informazioni di Internet, come riconoscere fonti certe e autorevoli. Non è un caso che nel 2015, proprio Umberto Eco, ricevendo una laurea honoris causa in Comunicazione e Culture dei Media all’Università di Torino, diffidasse pubblicamente delle chiacchiere da bar sui social media che acquistano “lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”. E ritorniamo al ruolo fondamentale delle biblioteche e dell’istruzione.

È dunque con orgoglio e riconoscenza che oggi intitoleremo la Piazza Coperta di Salaborsa alla sua memoria: essa rappresenta un luogo ideale da dedicare a Umberto Eco, professore, intellettuale, storico, semiologo, scienziato della comunicazione, cultore del libro, esperto citazionista e curiosissimo bibliofilo. Questo luogo rappresenta, più di ogni altro a Bologna, uno spazio di stratificazione della conoscenza e della storia. Da piazza per lo scambio economico ad agorà dei saperi. Con la sua splendida piazza coperta che risale alla fine dell’Ottocento e il pavimento di cristallo che svela le rovine etrusche e romane, è uno degli angoli più belli di Bologna. È nel cuore di Palazzo d’Accursio, si accede da piazza Nettuno, proprio di fianco al sacrario dei caduti della Resistenza. In questo luogo, ristrutturato a fine anni Novanta, su impulso della giunta Vitali e grazie ai fondi di Bologna 2000 – Città Europea della Cultura. E proprio Umberto Eco nel 2001, aveva pensato a un grande portico telematico sui due ballatoi in stile liberty: centinaia di postazioni Internet gratuite con in testa l’idea di una della più grandi public library d’Europa per mettere in rete le biblioteche della città. Un progetto che voleva unire l’aspetto telematico, di diffusione della digitalizzazione e di innovazione tecnologica, al concetto di portico che invece rimanda al contatto tra le persone.

Il Portico Telematico pensato da Eco non è stato realizzato ma 16 anni dopo è l’idea da cui siamo partiti per realizzare un altro grande progetto, che realizzeremo sempre qui, nel cuore del centro medioevale più grande d’Europa. Allora Eco si era immaginato questa biblioteca come una grande nave in grado di traghettare i cittadini attraverso il mare della rete digitale. Un generatore di conoscenza illimitato, un luogo che fosse in grado, non tanto di contenere la totalità del sapere conosciuto, bensì di abilitare il numero maggiore di persone possibili ad accedere al sapere attraverso la rete e le tecnologie. Siamo partiti da questo concetto e abbiamo immaginato di realizzare un centro per l’innovazione delle modalità e dei modelli di fruizione dei contenuti e dei beni culturali. Gli spazi della cultura, le biblioteche, i musei, così come ogni altro luogo dedicato alla diffusione culturale, non devono essere isole della cultura, ma devono essere vissute come parte del tessuto urbano, luoghi meticci e accessibili a tutti coloro, cittadini e turisti, che ogni giorno attraversano la nostra città.

Questo centro lo vogliamo realizzare qui, dove a pochi passi troviamo Salaborsa, Palazzo Re Enzo, il nuovo Cinema Modernissimo che stiamo rigenerando con la Fondazione Cineteca, il quartiere universitario e numerosi luoghi privati dedicati alla cultura. Insieme all’Università di Bologna, alla Regione Emilia-Romagna e a tutti i privati che vorranno sostenere questo progetto, vogliamo rigenerare il sottopasso che collega Salaborsa al nuovo Cinema Modernissimo, restituendo alla città un’area in disuso da anni che verrà dedicato all’innovazione della fruizione dei beni e dei contenuti culturali, dei contenitori museali. Insomma, della cultura e del modo in cui questa si mette in relazione con le persone rendendole non solo attori passivi bensì protagonisti nella generazione di nuovi linguaggi, idee e rappresentazioni. Questa credo sia la strada che Eco ci ha indicato. La cultura come messaggio universale della nostra città verso l’Italia e l’Europa. La cultura come dimensione del dialogo e dell’incontro nella città che ogni dieci anni cambia il 25% della propria popolazione. Bologna, dove si sceglie di diventare cittadini e dove i progetti di vita non solo si realizzano ma contribuiscono a determinare l’identità stessa della nostra città. E’ grazie a figure all’ingegno di persone come Umberto Eco che possiamo finalmente comprendere la missione della nostra grande comunità: accogliere per vivere, mescolarsi per inventare”.