Tre Martiri: il nipote di Luigi Nicolò affida al Comune la Medaglia commemorativa

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RIMINI – Dopo 62 anni torna nelle disponibilità del Comune di Rimini per essere esposta all’intera collettività riminese la medaglia d’oro che lo stesso Comune consegnò a ciascuna delle famiglie dei Tre Martiri nell’anniversario del loro sacrificio il 21 settembre del 1957.

Fu infatti nel corso di un Consiglio comunale, riunito in sessione straordinaria nel XIII anniversario della Liberazione di Rimini, che “Il sindaco avv. Veniero Accreman – si legge nel verbale della seduta – dichiara aperta la seduta spiegando ai Consiglieri e al numeroso pubblico che gremisce la parte della sala ad esso riservata che lo scopo dell’odierna convocazione del massimo Consesso Cittadino è quello di celebrare il XIII anniversario della Liberazione di Rimini dai nazifascisti e del suo ritorno alla libertà dopo tanto calvario di sofferenze e distruzioni dovute per causa loro subire.”

Una seduta commovente e di grande partecipazione emotiva a cui portarono il proprio contributo tutti i protagonisti della vita sociale e politica di allora, dal rappresentante della Democrazia Cristina Gino Zannini (“Ricordare e onorare i Caduti per un’idea, per la Patria significa ricordare e onorare i figli migliori del nostro popolo”), al rappresentante del gruppo Socialdemocratico Mario Macina (“lieto di rivolgere il più reverente saluto alla memoria dei nostri martiri che con il loro sacrificio hanno saputo riscattare il lungo periodo disonorevole di oscurità e abiezione in cui per oltre un ventennio era caduta la Patria”), al consigliere Repubblicano Oreste Cavallari che conclude il proprio intervento presentando un ordine del giorno, approvato per acclamazione, in cui “il Consiglio comunale eleva commosso e reverente pensiero a quei cittadini che caddero per arma nemica e per odio di avversa fazione e la vita immolarono quasi a testimonianza perenne che non l’armi, non l’odio fanno dei popoli la civiltà.” Portarono il proprio commosso saluto anche l’assessore Luciano Gambini per il Psi, osservando che “il movimento di riscossa che ha trovato origine e alimento nelle forze popolari non ha sempre avuto nell’attuale Italia rinnovata il meritato riconoscimento di legato testamentario” e l’allora assessore Valter Ceccaroni per il Partito comunista. “La grande e tragica esperienza vissuta nell’ultima guerra – disse – sia di guida a tutti sulla riconquistata via dell’unità, delle civili libertà e dell’operoso e continuo progresso. Uno speciale saluto ai familiari e congiunti presenti dei Tre Martiri gloriosi che – continuò Ceccaroni – non sono più soli ma che tutto il popolo, di cui sono viva parte, è sempre con affetto al loro fianco.”

Nelle foto in bianco e nero che raccontano quella seduta tra i tanti partecipanti anche il signor Gilberto Capelli, che oggi ha ritenuto più giusto che quel riconoscimento della Città a suo zio Luigi Nicolò, trucidato all’alba del 16 agosto 1944 insieme a Adelio Pagliarani e Mario Capelli nel luogo poi intitolato al loro eccidio, torni a disposizione dei riminesi attraverso la presa in consegna del Comune di Rimini per la conservazione presso i Musei Comunali in attesa di essere esposta in una sede comunale ritenuta idonea alla sua valorizzazione.

“Un atto di grande generosità e lungimiranza – è il commento dell’Amministrazione comunale – che antepone a quello personale l’interesse dellla nostra collettività, perseguendo e rinnovando quel messaggio, apparentemente lontano ma estremamente attuale, che il Consiglio comunale di allora volle trasmettere ai riminesi, quello di tre ragazzi tra i venti e i ventidue anni che sacrificarono la propria vita in nome a degli ideali di giustizia, progresso sociale e libertà. Una lezione e un esempio che, anche grazie a momenti come questo, rinnoveremo nella maniera migliore e più degna affinché con la sua esposizione continui a brillare.”

Le tre medaglie d’oro portanti in conio l’emblema gentilizio della Città portano sul retro la scritta incisa “Rimini alla memoria dei suoi figli caduti per la libertà d’Italia e la giustizia sociale”.

Il 9 ottobre 1944, tra i primi atti della Giunta municipale a pochi giorni dalla Liberazione deliberò di cambiare il nome di piazza Giulio Cesare in piazza te Martiri e sul luogo preciso del patibolo furono collocate sul selciato tre piastrelle bianche