Tempo di vendemmia, tempo di Burson

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bagnocavallo

Quando si entra a Bagnacavallo, paese dall’animo autentico immerso nel cuore della Romagna, si viene accolti dal cartello stradale che testualmente recita: “Bagnacavallo, zona di produzione del Burson”.

Arte, cultura, ospitalità, ma ciò che contraddistingue e caratterizza maggiormente questa terra è il comparto enogastronomico. Bagnacavallo, dunque, non è solo un luogo da scoprire lentamente, come l’atmosfera che la città stessa impone, ma è un luogo principalmente da gustare.

Bagnacavallo, zona di produzione del Burson

Il Burson è un vino dal grande carattere  che viene prodotto con il 100% di Uva Longanesi. A rendere affascinante il Burson non è solo il suo sapore, ma la sua storia che inizia nei primi decenni del secolo scorso.

Nel 1913 il Cav. Antonio Longanesi acquistò una proprietà nella quale trovò una vite abbarbicata ad una quercia. Con ogni probabilità, il precedente proprietario utilizzava quella vite come richiamo per gli uccelli.

Valutata la resistenza di quella pianta, il Cav. Longanesi provò a produrre dai grappoli di quella vite un vino fatto in casa, come a quei tempi, facevano quasi tutti gli abitanti della zona.

A gran sorpresa, il vino che ne venne fuori risultò essere particolarmente gradevole.  Si decise perciò di salvare quel vitigno e diffonderlo in zona.

Con il tempo quelle uve diffuse in un’area sempre più vasta presero il nome di “Uve Longanesi” e ottennero l’iscrizione nell’albo dei vigneti. Da analisi isoenzimatiche emerse che il vitigno delle Uve Longanesi presenta caratteristiche uniche, diverse rispetto a tutti gli altri vitigni.

Una storia quella del Burson che, per certi aspetti, ricorda quella del vino Villa dei Misteri, prodotto dalle speciali uve coltivate nell’area degli Scavi di Pompei. Il vino Villa dei Misteri, infatti, nasce da un vitigno autoctono salvato grazie ad un progetto scientifico nato nell’ambito di studi di botanica applicata all’archeologia condotti dal Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco archeologico di Pompei.

Salvato dall’estinzione così come il vitigno pompeiano, il Burson oggi si fregia dell’attributo IGT – Indicazione Geografica Tipica.

Burson, da dove deriva questo nome?

Perché un vino prodotto da un vitigno autoctono non porta il nome del luogo da cui nasce? E cosa significa Burson?

“Burson” non è altro che il soprannome dei componenti della famiglia Longanesi, la famiglia che, credendo nelle potenzialità di quelle uve trovate abbarbicate su di una quercia, le ha salvate da sicura estinzione.

Il 15 ottobre del 2013 per aver contribuito allo sviluppo della viticoltura e alla valorizzazione dell’enologia italiana, ad Antonio Longanesi è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica

Il Burson oggi

Oggi il Burson viene prodotto in due versioni: Burson etichetta blu e Burson etichetta nera. Il primo è un vino molto piacevole e versatile; il  secondo, più pregiato, proviene da uve fatte appassire e da due anni di affinamento in fusti di legno. In entrambi i casi, il Burson va servito ad un temperatura di 18-20°C. in bicchieri ampi e panciuti per vino rosso.

Sia benedetto chi per primo inventò il vino che tutto il giorno mi fa stare allegro (Cecco Angiolieri).