Forli

Teatro Piccolo, Forlì: il 3 dicembre Davide Enia in “Autoritratto”

Davide Enia_ph. Tony Gentile

FORLÌ – Dopo il debutto all’ultima edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, avvenuto nello scorso mese di giugno, arriva, martedì 3 dicembre alle ore 21 al Teatro Piccolo di Forlì, il nuovissimo spettacolo di DAVIDE ENIA Autoritratto.

Autoritratto si avvale delle musiche, eseguite in scena, di Giulio Barocchieri ed è prodotto da Accademia Perduta/Romagna Teatri, CSS Teatro stabile d’innovazione del Friuli Venezia Giulia, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Spoleto Festival dei Due Mondi con il patrocinio della Fondazione Falcone.

Teatro e Gusto / Incontro con l’Artista: nel giorno di spettacolo, alle ore 18.30, presso il Circolo Ricreativo Casa del Lavoratore di Bussecchio, adiacente al Teatro Piccolo, Davide Enia, in dialogo con la Direzione Artistica, incontrerà il pubblico. L’Incontro rientra nell’iniziativa “Teatro e Gusto”, annunciata novità della Stagione 2024/25, e vuole essere un’occasione di approfondimento pre-spettacolo, organizzata in collaborazione con la Casa del Lavoratore, durante la quale verranno serviti primi piatti e bevande.

Prenotazioni al numero 0543 64300 oppure all’indirizzo email promozione@accademiaperduta.it. Alle ore 19.30 verranno serviti: un primo fatto in casa, un calice di vino e un caffè. Costo: 12 euro.

Racconta Davide Enia: “io non ho nessun ricordo del 23 maggio 1992. Non ricordo dove fossi, con chi, quando e dove ho appreso la notizia della bomba in autostrada che ha ucciso il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e alcuni agenti della scorta. I miei parenti, i miei amici, i miei compagni, tutte le persone che conosco hanno un chiaro ricordo di quel giorno. Io ho un vuoto che non si riempie. Le mie difese emotive hanno operato una rimozione tanto profonda quanto dolorosa. Ma non è la rimozione una degli effetti della nevrosi? In Sicilia praticamente tutti abbiamo avuto, almeno fino alle stragi, un rapporto di pura nevrosi con Cosa Nostra. È un discorso che ha a che fare con la coscienza collettiva condivisa, con la pratica del quotidiano, con strutture di pensiero millenarie. Per diverse ragioni, da noi la mafia è stata minimizzata, sottostimata, banalizzata, rimossa o, al contrario, mitizzata. Ovvero: non è mai stata affrontata per quello che è. E, a questo sfocamento dell’oggetto da studiare, è corrisposta una inconscia introiezione di quelle identiche modalità di comportamento, stesse pratiche, simili scatti emotivi. Per uno sguardo che indugia su un particolare, a Palermo può partire un aggàddo, una rissa. Il padre che impone al figlio l’iscrizione a una data facoltà universitaria moltiplica la logica del patriarca cui si deve obbedire.

La difficoltà di nominazione del desiderio e la conseguente consegna alla dittatura del silenzio rende la logica del Potere pronta ad aggredire e a imporsi con maggiore facilità. Questo è quindi uno dei problemi che abbiamo con Cosa Nostra: in una maniera dolorosa e sconcertante, a volte la mafia rappresenta uno specchio della nostra vita familiare, dei nostri processi decisionali e operativi, del nostro modo di osservare il mondo e intendere le relazioni, del nostro rapporto con la religione. Sono tutte operazioni che scavano a livello inconscio, e che proprio nella comune base linguistica creano le prime cicatrici emotive. In una culla culturale in cui «’a megghiu parola è chìdda ca ‘un si dice”», la miglior parola è quella non detta, che si configura come prima soglia dell’omertà, affrontare per davvero Cosa Nostra significa iniziare un processo di autoanalisi. Non volere quindi capire in assoluto la mafia in sé, quanto cercare di comprendere la mafia in me. Questo assunto configura così una necessaria intelaiatura biografica nella costruzione del testo.

A Palermo tutti quanti abbiamo pochissimi gradi di separazione con Cosa Nostra. Il primo morto ammazzato l’ho visto a otto anni, tornando a casa da scuola. Conoscevo il giudice Borsellino, abitava di fronte casa nostra, sono cresciuto giocando a calcio con suo figlio. E padre Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia, era il mio professore di religione al liceo. Come me, i miei amici, i miei compagni, i miei concittadini, tutti quanti abbiamo toccato con mano la mafia. Tutti possediamo una costellazione del lutto in cui le stelle sono persone ammazzate da Cosa Nostra.

Ecco una costante dei palermitani: sentirsi ovunque costantemente in pericolo. La nevrosi è inscritta nel nostro orizzonte degli eventi. Lo spettacolo poi prenderà in esame un caso particolare, un vero e proprio spartiacque nella coscienza collettiva: il rapimento e l’omicidio di Giuseppe di Matteo, il bambino figlio di un collaboratore di giustizia, rapito, tenuto per 778 giorni in prigionia in condizioni spaventose e infine ucciso per strangolamento per poi venire sciolto nell’acido. Una storia disumana che si configura come l’apparizione del male, il sacro nella sua declinazione di tenebra. Siamo in presenza dell’orrore, di una ferocia smisurata, di una linea di azioni così abiette da essere impossibile ogni aggettivazione. E su tutto vibra il sacrificio di una vittima innocente. La verticalità della vicenda ha in sé tutti i requisiti della tragedia, soprattutto nella formulazione di domande che non possono avere risposte. Gli strumenti linguistici a disposizione per affrontare questo lavoro sono quelli che il vocabolario teatrale ha costruito nella mia Palermo: il corpo, il canto, il dialetto, il pupo, la recitazione, il cunto. È dentro questo linguaggio circoscritto che questo problema linguistico va affrontato, sviscerato, interrogato, risolto. Questo nuovo lavoro è una tragedia, una orazione civile, un processo di autoanalisi personale e condiviso, un confronto con lo Stato, una serie di domande a Dio in persona. Per questo, questo lavoro è un autoritratto al contempo intimo e collettivo”.

BIGLIETTI

Prevendite diurne presso la biglietteria del Teatro Diego Fabbri (Corso Diaz 38/1) dal martedì al sabato dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 18 (festivi esclusi).

Prenotazioni telefoniche (0543 26355) negli stessi giorni dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 18. Biglietti online su Vivaticket. Prezzo: 15 € (intero) + 1 € ddp per biglietti acquistati o prenotati in prevendita. Sui biglietti acquistati online sarà applicata una maggiorazione da parte del fornitore del servizio (Vivaticket). Biglietteria serale presso Teatro Piccolo a partire dalle ore 20.

Info: 0543 26355 – 0543 64300 – www.accademiaperduta.it

Martedì 3 dicembre 2024 ore 21

DAVIDE ENIA

Autoritratto

di e con Davide Enia

musiche Giulio Barocchieri

luci Paolo Casati – suono Francesco Vitaliti

una co-produzione CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia,

Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Accademia Perduta Romagna Teatri,

Spoleto Festival dei Due Mondi

con il patrocinio di Fondazione Falcone

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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