Sviluppo sostenibile: per “THE Impact Ranking” l’Università di Parma tra i primi 18 Atenei italiani

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PARMA – L’Università di Parma si colloca tra i primi 18 Atenei italiani nel THE Impact Ranking 2023, classifica sviluppata da Times Higher Education per misurare il successo delle Università negli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) delle Nazioni Unite.

Quasi 1.600, di 112 paesi, gli Atenei che hanno partecipato alla classifica guidata anche quest’anno dalla Western Sydney University, sottoponendosi all’analisi di Times Higher Education. L’Università di Parma si colloca a livello complessivo nella fascia 401-600, con un netto miglioramento rispetto allo scorso anno quando si trovava nella fascia 601-800. Un miglioramento ancora più rilevante se si considera che è sensibilmente cresciuto il numero di Atenei che hanno partecipato alla rilevazione, passati dai 490 della prima edizione (2019) ai quasi 1.600 del 2023.

Il miglior piazzamento dell’Università di Parma è nell’SDG 10 – Reduced inequalities: l’Ateneo è 94esimo al mondo.

Ottimi risultati anche nell’SDG 4 – Quality education, nell’SDG 9 – Industry, innovation, and infrastructure, nell’SDG 13 – Climate action e nell’SDG 16 – Peace, justice and strong institutions: in tutti e 4 questi ambiti l’Università di Parma si colloca nella fascia 201-300.

“È evidente che sullo sviluppo sostenibile si gioca il futuro dell’umanità – commenta il Rettore Paolo Andrei e questo impone un’assunzione di responsabilità da parte di tutte e tutti, in particolar modo delle istituzioni che svolgono anche un ruolo educativo. Tutti i temi dello sviluppo sostenibile ci coinvolgono in modo significativo e sono veri e propri asset strategici per l’Università di Parma, che su questi temi sta lavorando con passione. Il miglioramento nel “THE Impact Ranking” ci conforta in questo impegno e testimonia che stiamo andando nella giusta direzione. Naturalmente non si tratta di un punto di arrivo: è un percorso che vogliamo proseguire con convinzione e con vigore, e che tutta la nostra comunità accademica ha fatto proprio”.