PARMA – Chi ha scelto di restare nel Paese di destinazione, chi invece vorrebbe tornare ma non lo fa per motivi diversi. È un universo articolato quello degli studenti dell’Università di Parma che al momento dell’avvio dell’emergenza coronavirus erano all’estero con programmi Erasmus+ e Overworld. Quasi 350 ragazze e ragazzi che l’Ateneo, in particolare con la U.O. Internazionalizzazione, ha supportato e affiancato fin dall’inizio, con informazioni costanti e contatti continui, costituendo un punto di riferimento non solo informativo e “amministrativo” ma anche “affettivo”, tanto più importante in un momento come questo per chi si trova lontano da casa.
I dati di dettaglio fotografano un panorama diversificato. Dei 346 studenti che stanno studiando in Università straniere, oltre la metà (164) sono rimasti all’estero: la maggior parte (108, il 65,8%) ha liberamente scelto di restare, mentre il 16,5% vorrebbe rientrare ma non lo fa o perché non ci sono i mezzi (treni, aerei) o perché temono difficoltà per il viaggio o per l’interruzione del periodo di studio e preferiscono restare dove sono.
Sul totale (studenti rientrati e studenti ancora all’estero) poco più del 9% ha completato le attività didattiche o di tirocinio previste nel periodo di mobilità, e quasi il 54% le ha completate solo parzialmente: la maggior parte di loro sta frequentando i corsi on line messi a disposizione dall’Ateneo partner e sosterrà poi gli esami.
Tra le azioni messe in campo dalla UO Internazionalizzazione va senz’altro segnalata l’attivazione del gruppo Facebook “COVID-19 UNIPR outgoing students”, cui si sono registrati studenti che si trovano in università europee ed extraeuropee grazie a programmi di scambio con l’Ateneo: dall’Argentina al Vietnam, dal Brasile alla Francia, dalla Germania al Portogallo, dalla Finlandia alla Spagna, alla Svezia, alla Tailandia, agli Stati Uniti e così via.
Anche in questo modo l’Università di Parma, grazie alla tempestività di comunicazione tipica dei social media, sta cercando di offrire la massima assistenza possibile e il massimo supporto in questo periodo di emergenza.
«In questo momento di disagio per molte persone a causa dell’emergenza sanitaria in corso – spiega il Rettore Paolo Andrei – i nostri Studenti e le loro necessità sono ancora di più al centro delle nostre preoccupazioni. Il supporto che offriamo agli Studenti in mobilità internazionale, che è anche, mi piace sottolinearlo, un supporto affettivo e non solo “d’ufficio”, va proprio in questa direzione, nell’ottica di una Comunità accademica coesa, che vuole essere tale nel vero senso della parola».
QUI DI SEGUITO ALCUNE TESTIMONIANZE DI STUDENTESSE E STUDENTI UNIPR IN MOBILITÀ INTERNAZIONALE
Bianca Ganazzoli, studentessa di Medicina e Chirurgia, in Erasmus all’Università di Medicina e Farmacia “Grigore T. Popa” di Iasi, Romania, rimasta all’estero
«Dopo varie considerazioni e mille ripensamenti, ho deciso di rimanere qui a Iasi: l’università locale, infatti, non mi ha fornito alcuna garanzia riguardo alla possibilità di sostenere gli esami online nel caso in cui fossi tornata in Italia. Mi sono anche rivolta ad alcuni professori, nonché dottori dell’ospedale locale, che hanno caldamente suggerito di rimanere. Infine, io e miei compagni di esperienza abbiamo reputato che rimanere, almeno per il momento, fosse l’opzione più sicura e prudente. Qui in Romania hanno imposto regole simili a quelle italiane e quasi con le stesse tempistiche. La situazione evolve giorno per giorno, i numeri sono più contenuti rispetti a quelli dell’Italia. Fin dall’inizio, abbiamo seguito le regole suggerite dal governo e dall’Oms; siamo tranquilli e positivi, anche se il tempo passa abbastanza lentamente.
In questo complicato periodo, mi è stata dimostrata grande disponibilità dal Dr. Alessandro Bernazzoli e dalla U.O. Internalizzazione dell’Università di Parma, sia direttamente sia attraverso la pagina Facebook creata per supportare gli studenti in scambio. Sapere di avere il sostegno dell’Università per me è stato importante e rassicurante»
Aurora Bondi, studentessa di Civiltà e lingue straniere moderne, in Erasmus all’Università nazionale Karazin di Kharkiv, Ucraina, rimasta all’estero
«L’Ucraina per me è stata tanto inaspettata quanto meravigliosa. Sono ottimista di natura e le mie aspettative erano già alte, ma la realtà ha decisamente superato qualsiasi sogno! L’accoglienza che ho ricevuto qua può essere tranquillamente paragonata a quella di cui ci vantiamo tanto (giustamente!) in Italia.
Io sto benissimo, la quarantena qui non è poi tanto male. L’unica cosa di cui mi rammarico è di star “perdendo” giorni preziosi con persone altrettanto (se non di più) preziose. Sono molto fortunata e ho due coinquiline adorabili che rendono questo taglio netto alla libertà, da me da sempre tanto agognata, molto più dolce. E tra dolci sfornati e improbabili concerti con mestoli da cucina, mi fanno sempre addormentare serena.
Un’altra delle mie grandi fortune è avere due referenti Erasmus meravigliose, la professoressa Simona Mercantini dell’Università Karazin, sempre in contatto con la mia referente di Parma: la professoressa Maria Candida Ghidini, la quale si interessa personalmente della mia salute e di come sta procedendo la mia esperienza. Appena esplosa questa situazione di emergenza mi ha telefonato e elencato tutte le mie possibilità ed esposto le varie soluzioni ai problemi che si sarebbero potuti creare, lasciandomi piena libertà di decidere. Inoltre, la professoressa Mercantini è una figura di riferimento per me essenziale anche per la sua concreta presenza. Ad esempio, abbiamo avuti problemi idraulici, e lei si è presentata personalmente con l’idraulico fornito di mascherina da lei stessa datagli, siccome in Ucraina molti ancora non hanno capito la gravità della situazione.
Inoltre, l’Università di Parma si è più volte informata della mia salute e mi ha più volte chiesto se volessi rientrare in Italia assicurandomi totale supporto. Nella prima mail allegata mi ha anche informata della possibilità di prendere il volo Alitalia da Kiev del 25 marzo. Credo che sia molto utile anche la pagina Facebook che è stata creata per l’emergenza, ritengo che così sia più facile stare in contatto con gli studenti e avere un quadro più preciso della situazione.
Le mie lezioni online procedono tutte bene, rimane la grande domanda su come si potranno fare gli esami ma sono sicura che troveranno una soluzione anche per quello!
Ora aspettiamo il 24 aprile, data in cui la quarantena dovrebbe finire, per avere altre notizie in merito a prolungamenti o a un reale ritorno in università».
Alessandro Ceci, studente di Sistema Alimentare, in Erasmus all’Università Francisco de Vitoria di Madrid, Spagna, rimasto all’estero
«Come risaputo la situazione legata all’emergenza COVID-19 in territorio spagnolo e in particolare nella capitale è degenerata pochi giorni dopo l’aumento esponenziale del numero dei contagiati in territorio italiano. In seguito all’annuncio della chiusura degli edifici scolastici e delle università pubbliche e private nella città ho iniziato subito il mio isolamento domiciliare coi miei coinquilini italiani evitando ogni contatto con l’esterno. Tutti abbiamo notato con sorpresa che fra tutte le nostre conoscenze qua sviluppate, solo i nostri connazionali avevano preso sul serio la situazione ritirandosi immediatamente fra le quattro mura di casa, quando molti altri riempivano ancora i locali.
Fortunatamente, e a differenza dei miei compagni d’appartamento, la mia università locale ha attivato fin dal giorno dopo la pubblicazione della direttiva di chiusura, una piattaforma di insegnamento telematico allo scopo di mantenere la continuità delle lezioni e degli esami. Non ho avuto quindi alcun problema a seguire le lezioni e a presentare i lavori a noi sottoposti, né sembra ce ne saranno nel sostenimento dei prossimi esami date le numerose informative interne dettagliate su ogni aspetto riguardante il loro corretto svolgimento. Dal mio istituto ho avuto inoltre la garanzia che, essendo studente internazionale, non avrei perso alcun diritto relativo l’approvazione dei crediti e delle votazioni d’esame anche nel caso in cui fossi tornato in patria per gli ovvii motivi emergenziali. L’Università di Parma si è altrettanto mossa tempestivamente per mantenersi in contatto con gli studenti che risultavano temporaneamente all’estero per motivi di studio o tirocinio. Infatti attraverso diverse e-mail informative, sondaggi e gruppi nelle reti sociali sono rimasto costantemente in contatto col personale competente Erasmus e con gli altri studenti che, come me, stanno tuttora vivendo questa strana (im)mobilità all’estero. Ci sono state quindi proposte attraverso più canali diverse soluzioni per il rientro e ci sono state comunicate tutte le informazioni utili a prendere una decisione ragionata quanto difficile e decisiva per il nostro percorso di studi.
Io infine ho deciso di rimanere, qua nella capitale, almeno per lo scorso e per questo mese. I motivi che mi hanno spinto a fare questa scelta sono principalmente di studio e di precauzione igienica, avendo voluto evitare infatti di dover attraversare quel mare di possibilità di contagio che separa Madrid da casa, proprio in quei primi giorni in cui la gente qua ancora riempiva le strade. I miei coinquilini invece nel frattempo sono progressivamente rientrati tutti in Italia spinti dalla mancanza di alternative derivante dall’assenza di supporto e di indicazioni da parte delle loro università ospitanti.
Io in questa silenziosa Madrid continuo, come da un mese a questa parte, la mia vita tra studio, vecchie pellicole, esperimenti culinari, sirene per le strade e applausi tra i balconi. E come me tanti altri in questo momento in tutto il mondo. Gli esami sono alle porte e forse, una volta terminati, programmerò il rientro anticipato».
Dario Sindoni, studente di Trade e Consumer Marketing, in Erasmus all’Università di Economia di Bratislava, rientrato in Italia
«L’Università di Parma ha creato un gruppo Facebook per avere notizie da parte di tutti gli studenti in mobilità. Il mio viaggio di ritorno è stato frutto delle pressioni di molti italiani all’ambasciata italiana a Bratislava, ma non posso affermare che Unipr non abbia a sua volta fatto pressione per organizzare un viaggio di ritorno, poiché potrebbe averlo fatto e io potrei non saperlo. Per il resto sono molto grato all’Università per il file che ci è stato inviato, all’interno del quale vi sono tutte le info necessarie per rispondere a eventuali dubbi dovuti al Covid-19. Inoltre apprezzo la possibilità che mi è stata data di recuperare le spese del viaggio di ritorno e della cauzione del mio affitto. Non so se l’Università si sia occupata del mio ritorno ma onestamente non lo avrei preteso, poiché essendo l’unico studente in Slovacchia capisco che è giusto dare priorità ai paesi in cui vi sono più studenti».
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