Lo studio sulla pericolosa tossina che può contaminare gli alimenti è stato condotto dal Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale
PARMA – Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell’Università di Parma (Dominga Rogolino, Anna Gatti, Mauro Carcelli, Giorgio Pelosi, Franco Bisceglie, Francesco Maria Restivo, Francesca Degola, Annamaria Buschini, Serena Montalbano), insieme ai colleghi Donatella Feretti e Claudia Zani dell’Università degli Studi di Brescia, ha pubblicato il lavoro “Thiosemicarbazone scaffold for the design of antifungal and antiaflatoxigenic agents: evaluation of ligands and related copper complexes” sulla prestigiosa rivista Scientific Reports (www.nature.com/articles/s41598-017-11716-w).
Nel lavoro si studiano le proprietà antifungine e in particolare anti-aflatoxigeniche di una classe di molecole, i tiosemicarbazoni, e dei loro complessi metallici. Le aflatossine sono un gruppo di tossine prodotte da funghi del genere Aspergillus (A. flavus e A. parasiticus); sono a rischio di contaminazione da parte di tali tossine tutte le colture che sono alla base dell’alimentazione umana e animale, come i cereali. La presenza di aflatossine negli alimenti è nociva, perché queste hanno effetti mutageni e teratogeni, attività estrogenica, effetti a livello gastrointestinale, renale ed epatico. Le aflatossine tendono inoltre ad accumularsi nel latte e nel formaggio.
Il tema del controllo delle aflatossine è di grande attualità: anche recentemente, nel 2016, gravi episodi di inquinamento da aflatossine hanno scosso l’opinione pubblica, portando a sequestri di latte e formaggio contaminati.
Il lavoro è stato finanziato dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto biennale N. 2014-0555 ( http://aflatox.it