Sportelli Inps dentro i Comuni, si parte: servizi più veloci

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PARMA – Vai in Comune e trovi l’Inps. L’Istituto nazionale di previdenza sociale è pronto a trasferire i suoi sportelli dentro ai Comuni italiani, avvicinandoli più che mai al cittadino. In ogni municipio italiano che lo vorrà, ci sarà infatti uno stand telematico dell’Istituto oppure una piccola sede fisica, con due funzionari al massimo. L’obiettivo è anzitutto quello di accorciare le distanze spazio temporali con gli utenti, raccogliendo tutta la lezione digitale della pandemia, per andare incontro meglio alle loro esigenze. D’ora in poi, invece che prendere un biglietto e aspettare in un ufficio ore in fila, potranno semplicemente collegarsi via web con il ‘proprio’ funzionario’, o appunto parlargli de visu nel piccolo ufficio. Il tutto a beneficio in particolare di chi abita in montagna o nei piccoli centri, non da oggi sprovvisti di servizi. È il nuovo corso che lancia l’Istituto con un patto sancito giovedì 11 novembre alle Fiere di Parma, che in questi giorni ospita l’assemblea nazionale dell’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni.

A condividere l’accordo, che da oggi può quindi svilupparsi, è infatti Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia ma anche delegato Welfare e Politiche sociali dell’Anci, nonché suo presidente emiliano-romagnolo. “C’è una lunga storia di collaborazione tra i Comuni italiani e l’Inps, su tanti servizi, e andiamo avanti”, annuisce soddisfatto Vecchi uscendo dal convegno di oggi in Fiera con diversi vertici Inps: il direttore generale Gabriella Di Michele, la vicepresidente Maria Luisa Gnecchi, il direttore di Inps Emilia-Romagna Elio Rivezzi, i dirigenti Vincenzo Caridi e Rocco Lauria.

Come spiega Di Michele, “la pandemia ha fatto fare al paese in generale e all’Inps in particolare un grande salto di qualità in termini di digitalizzazione, che ora stiamo sviluppando anche nella funzione dei servizi di consulenza. Dipenderà dalla volontà del Comune di darci soltanto un presidio telematico o una piccola sede“. Aggiunge il direttore generale: “Nel periodo dell’emergenza sanitaria abbiamo vissuto ripiegati su noi stessi, chiudendo i punti di accesso al pubblico ma con un salto di qualità digitale inesplorato. Abbiamo portato in smart working al 95% il nostro personale nel giro di un mese, abbiamo fornito device e abbiamo digitalizzato la consulenza web meeting”.

LA SPERIMENTAZIONE PARTE IN EMILIA-ROMAGNA
Ora, tuttavia, riaprire tutto costa e quindi bisogna cambiare. “Non manterremo– continua Di Michele- tutte le 312 agenzie nei territori, quindi, perché non ci sarà più personale idoneo. Per questo vogliamo sviluppare una presenza diversa, un presidio che eroghi soprattuto consulenza. Non siamo in grado di mantenere 10-12 persone su una singola agenzia, com’era prima, ma contiamo allo stesso tempo di offrire anche una più mirata ed efficace consulenza, in sinergia con i Comuni”. Via libera quindi alla sperimentazione degli sportelli ‘smart’ in Emilia-Romagna, scelta non a caso come conferma Lauria, direttore Organizzazione comunicazione interna all’Inps: “Sperimentiamo in questa regione- spiega il dirigente Inps al convegno di Parma- la possibilità di dialogare via web meeting con una postazione dentro ai piccoli Comuni. Non è un caso che partiamo in Emilia-Romagna, che vanta una grande storia di collaborazione con le istituzioni. Questo è un primo passo per coinvolgere tutti i Comuni che lo vorranno”.

Conferma il collega Caridi, direttore Tecnologia, Informatica e Innovazione: “Stiamo investendo sulla personalizzazione e sulla digitalizzazione dei nostri servizi, ci prendiamo cura del cittadino senza fossilizzarci sulla singola prestazione. La pandemia ha costretto le pubbliche amministrazioni, e anche noi, a investire nella tecnologia, rendendo appunto il lavoro più smart, all’insegna di un rapporto diretto con il cittadino e con i servizi digitali”. Rivezzi ricorda che comunque che non si parte da zero, visti i buoni rapporti già instaurati con diversi Comuni capoluogo emiliani nell’ambito del piano “Inps per Tutti” centrato sull’integrazione sociale. “In Emilia-Romagna- spiega il direttore regionale dell’Inps- abbiamo da poco un buon rapporto con il Comune di Reggio Emilia, cui riconosciamo ascolto e professionalità, e da qualche anno anche con Bologna. Contiamo 140 nostri operatori tra Bologna e Reggio Emilia, ma vogliamo estenderci ad altri Comuni, ad esempio Parma e Ravenna con cui siamo in contatto”.

ANCI: “SIAMO PRONTI”
Niente bigliettino e tre ore in fila in ufficio, ma un consulente formato in diretta con te. La ‘rivoluzione’ annunciata oggi alle Fiere di Parma dall’Istituto nazionale di previdenza sociale, per accorciare le distanze con i cittadini imparando dalla lezione digitale della pandemia, sembra piacere già ai municipi italiani. In ballo c’è l’insediamento dei suoi sportelli dentro ai Comuni italiani: in ogni municipio italiano che lo vorrà, ci sarà infatti uno stand telematico dell’Istituto oppure una piccola sede fisica, con due funzionari al massimo, che lavoreranno alle pratiche dei cittadini velocizzandole. “I Comuni italiani apprezzeranno unanimi questa vostra iniziativa. Rappresentando in regione oltre 300 Comuni, come presidente regionale devo capire dove sperimentare queste progettazioni pilota che anticipino il processo. Lasciamo comunque all’Inps l’iniziativa formale: aspettiamo da loro un piano operativo, la nostra disponibilità c’è”. Lo certifica Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia e delegato Welfare e Politiche sociali dell’Anci, oltre che suo presidente emiliano-romagnolo, intervenendo giovedì 11 novembre al convegno di Parma promosso dall’Istituto nazionale per cominciare a mettere in pratica il nuovo corso.

I COMUNI SONO PRONTI?
Ma gli 8.000 Comuni d’Italia sono pronti? “C’è alle nostre spalle una lunga storia di collaborazione in Italia tra Comuni e Inps, perché tutti siamo consapevoli di dover lavorare insieme. Il progetto di consulenza tramite web meeting negli uffici Inps dentro ai Comuni è interessante”. Certo, conviene Vecchi, “i Comuni non sono tutti uguali: noi a Reggio abbiamo 170.000 persone e c’è una sede provinciale Inps che funziona bene e nei fatti già integrato. Prendiamo ad esempio il caso, tuttavia, di Villa Minozzo, un Comune reggiano a un’ora e mezzo dal capoluogo, con poche migliaia di abitanti: qui, davvero, ci potrà essere un salto di qualità con le nuove proposte dell’Inps”.

Per il primo cittadino e vertice Anci, in ogni caso, il solco in cui si deve muovere il piano operativo dell’Istituto nazionale è politico: “Siamo in fase di progressiva uscita dal Covid, confido, e quando ne usciremo avremo sviluppato un modo di lavorare tra enti che non sarà più quello di prima. Ci sono momenti storici in cui si centralizza e altri in cui si inverte la rotta, portando servizi e risposte nelle case dei cittadini. È in un contesto del genere- puntualizza Vecchi- che trova vita l’accordo nuovo Inps-Comuni”.

TROPPI EMARGINATI BUROCRATICI “MA DIGITALE LI SALVERÀ”
C’è un problema di burocrazia in Italia ma anche di persone emarginate dalla burocrazia, tra pubblico e privato, a quanto pare in aumento dopo due anni di pandemia. “C’è un enorme malessere causato dall’emarginazione burocratica. Invece, bisogna poter accedere ai servizi senza essere sballottati da un ente all’altro. Le sfide del welfare pubblico oggi si devono incrociare con quelle del settore privato, perché è sempre più sentita l’esigenza di integrare l’offerta di servizi attivando percorsi digitali e favorendo presa in carico dei cittadini più sfortunati”.

Lo evidenzia il direttore di Inps Emilia-Romagna Elio Rivezzi, oggi al convegno promosso insieme con Anci alle Fiere di Parma per annunciare i nuovi sportelli ‘smart’ dell’Istituto dentro ai municipi. “Ormai- continua Rivezzi- cadono gli steccati tra pubbliche amministrazioni che erogano servizi ai cittadini.

Per via della pandemia molte disuguaglianze si sono amplificate. Nemmeno la virtuosa Emilia-Romagna ha già risolto la partita della prossimità dei servizi in un contesto che si evolve velocemente. Dobbiamo essere più reattivi e proattivi, quindi”. Ne parla al convegno anche il direttore generale dell’Inps, Gabriella Di Michele, che sul fronte ‘fragili’ aggiunge: “Notiamo un incremento di richiesta di contatto con l’istituto per richieste qualificate, È aumentata la richiesta di servizio qualificato, si è modificata. Ed è un’utenza più arrabbiata, che vuole conoscere meglio le sue pratiche”.