L’appello di Città metropolitana, Comune, società e sindacati inviato oggi a Governo, Regione e Parlamentari. “Ricorrere a nuovi ammortizzatori sociali e valutare l’utilizzo del Recovery Fund”
BOLOGNA – Occorre un intervento diretto a sostegno dello scalo aeroportuale bolognese, anche in prospettiva dell’uscita dall’emergenza sanitaria, per: salvaguardare l’occupazione, mantenere la centralità dello scalo nel sistema dell’attrattività metropolitano (turismo, affari, sviluppo logistico), continuare la qualificazione in chiave di sostenibilità e i piani di sviluppo previsti.
E’ quanto chiede il documento congiunto di Città metropolitana, Comune di Bologna, organizzazioni sindacali e società Aeroporto di Bologna, inviato oggi dal sindaco metropolitano Virginio Merola al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, alla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, alla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, agli assessori regionali Vincenzo Colla (sviluppo economico) e Andrea Corsini (mobilità e trasporti, infrastrutture) e ai parlamentari eletti nel territorio.
Durante l’emergenza sanitaria per il COVID-19 – si spiega nel documento – l’Aeroporto di Bologna (nel 2019 il settimo aeroporto italiano con 9,4 milioni di viaggiatori, un indotto di circa 20.000 posti di lavoro ed un PIL annuo di 1 miliardo di euro) è stato tra i pochi scali italiani a rimanere sempre aperto (anche durante il lockdown), nonostante la rilevante riduzione del traffico, così come disposto dal Governo per garantire un servizio pubblico essenziale di rimpatrio dei cittadini e di ingresso in Italia di DPI e altre merci necessarie per combattere la pandemia.
Nei primi nove mesi del 2020 il Marconi ha registrato 2.123.312 passeggeri, -70,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con 21.615 movimenti (-61%) e 22.646 tonnellate di merce trasportata (-20%).
Di conseguenza si è reso necessario ridimensionare l’organico dell’azienda, in particolar modo nelle aree di front-line quali: security, assistenza per passeggeri a ridotta mobilità, parcheggi, informazioni e passenger care; a partire da febbraio sono cessati 85 dipendenti con contratto a tempo determinato/stagionale, o con contratto di somministrazione.
Attualmente i dipendenti diretti di AdB e gli addetti dei servizi di handling Aviapartner, Aviation Services, GH Bologna (circa 1.400) sono tutelati da Cigs per 12 mesi (scadenza 20/03/2021) e i circa 2.500 dipendenti di ristoranti, bar, agenzie noleggio auto, negozi, lavoratori sicurezza etc., risultano coperti con cigo-Covid sempre fino a marzo 2021.
Per la tutela occupazionale – chiede il documento – è necessario predisporre nuovi ammortizzatori sociali per i lavoratori del settore aeroportuale (diretti e delle aziende del sito e degli appalti), anche con una normativa ad hoc, con una copertura che vada in continuità con l’attuale cigs per crisi ed una formulazione parametrata sui tempi attesi di ripresa dell’attività aeroportuale sui livelli pre-covid. Adeguate misure di sostegno della stessa durata temporale occorrono anche per gli addetti delle attività di servizio ai passeggeri. Inoltre è necessario un rifinanziamento del Fondo del Trasporto Aereo per il sostegno al reddito dei lavoratori che usufruiscono degli ammortizzatori sociali.
E’ valutabile – continua il documento – l’immissione da parte del territorio di risorse aggiuntive a sostegno come misura più immediata, e l’avvio di un confronto con la commissione europea in merito a una regolamentazione più uniforme. La deroga sulle regole degli slot, la ricalibratura di tasse aeroportuali, l’estensione delle concessioni, sono i temi attualmente in discussione.
Un ulteriore motivo di preoccupazione delle istituzioni locali riguarda gli investimenti già pianificati che se sospesi per crisi strutturale della capacità di autofinanziamento, o anche solo rallentati, determinerebbero danni permanenti alla capacità di generazione sviluppo, accessibilità, lavoro e ricchezza per l’intero sistema regionale.
I valori patrimoniali degli asset pubblici in concessione, inducono a puntare, senza alcun indugio, sui fondi del piano europeo denominato Next Generation EU (Recovery Fund). Le debolezze strutturali venutesi a creare nei sistemi di produzione a valore pubblico dei gestori aeroportuali, infatti, non possono che essere diluite, se non annullate, da una fonte di finanziamento pubblica.
Infine è fondamentale che il Governo italiano sostenga un Recovery Framework for Aviation, rispetto al quale la Commissione Europea ha avviato una fase di consultazione con i Governi nazionali, che consenta al settore aeroportuale: la compensazione dei danni da emergenza Covid-19 e la definizione di Connectivity Restart Schemes che consentano agli Stati Membri di allocare risorse sotto forma di contributi (€/passeggero) alle compagnie aeree.