Il bando regionale (per Comuni, Unioni di Comuni, Province e Città Metropolitana di Bologna) rimarrà aperto fino al prossimo 31 luglio, e comunque fino a esaurimento delle risorse, 2 milioni di euro, messe a disposizione da viale Aldo Moro. La misura prevede un contributo del 70% alle progettualità presentate, relative a tre misure di progettazione del percorso di avvio o consolidamento dello smart working, formazione e adeguamento tecnologico.
“Abbiamo scelto di finanziare lo sviluppo e il consolidamento dello smart working perché è un modello organizzativo in cui crediamo molto. Una modalità di lavoro– dichiara l’assessore al Bilancio e personale, Paolo Calvano– che abbiamo adottato da mesi per il personale della Regione e che ha avuto un’ottima risposta. I contributi messi a disposizione puntano a valorizzare le specificità di ciascuna amministrazione e la capacità di progettare un nuovo modo di gestire il lavoro. In Emilia-Romagna vogliamo farci trovare pronti per le sfide che questa emergenza e soprattutto il futuro ci riserveranno, non lasciando nulla al caso”.
I primi 9 progetti ammessi a finanziamento (disponibili su http://autonomie.regione.emilia-romagna.it/) sono stati presentatati da: Unione dei Comuni del Distretto Ceramico, Nuovo Circondario Imolese, Comune di Ferrara, Comune di Sissa Tre Casali, Unione della Romagna Faentina, Unione dei Comuni della Bassa Romagna, Comune di Alta Val Tidone, Città Metropolitana di Bologna, Unione dei Comuni Valle del Savio.
“Tante idee di innovazione dei processi e del modo di lavorare nelle progettualità emerse, tutte tese a capitalizzare l’esperienza che gli enti pubblici hanno realizzato in queste settimane di emergenza, dove lo smart working ha rappresentato una scelta obbligata. Ciò– aggiunge l’assessore regionale all’Agenda digitale, Paola Salomoni– ha permesso di garantire la continuità dei servizi della Pa e ha mostrato una strada deve essere rafforzata e percorsa per la reale trasformazione digitale della nostra amministrazione pubblica”.
Il bando
Il bando è finalizzato a raggiungere sostanzialmente due obiettivi. In primo luogo punta ad accelerare il processo di adozione dello smart working come misura organizzativa, per contribuire in questa fase emergenziale a garantire la continuità dei servizi e al tempo stesso ridurre la mobilità dei dipendenti, abbassando il rischio contagio. Inoltre, si vogliono consolidare processi di attivazione dello smart working affinché, terminata la fase emergenziale, questa misura e le lezioni apprese grazie alla sua massiva applicazione possano costituire un patrimonio importante per le organizzazioni, per affrontare le successive sfide di rilancio del paese, dell’economia e della socialità.
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