Autore di numerosi saggi, D’Elia ha partecipato come relatore al convegno The Power of Arts, The Power of Fame: The Extraordinary Renaissance Court of Sigismondo Pandolfo Malatesta, Lord of Rimini, gennaio 2018, Los Angeles, con l’intervento Sigismondo Malatesta as Athlete and Ancient Hero.
Anthony F. D’Elia rientra nella serie degli studiosi d’oltralpe e d’oltreoceano che hanno trattato di Sigismondo Malatesta, a iniziare da Charles Yriarte cui seguirono grandi nomi tra i quali non va dimenticato l’inglese Philips James Jones che, negli anni Settanta, con approccio storiografico straordinariamente attuale, ha affrontato gli aspetti economici, politici e sociali dell’epopea malatestiana
Nel 1462 papa Pio II ha compiuto l’unica canonizzazione inversa della storia, dannando pubblicamente un uomo vivente. L’obiettivo era Sigismondo Malatesta, Signore di Rimini e mecenate delle arti del Rinascimento condannato a un aldilà di tormenti, bruciato in effigie in diversi luoghi a Roma.
Quali erano le colpe di questo colto principe, già capitano generale degli eserciti della Chiesa, vicario e signore dei potenti domini malatestiani e discendente di un’antica famiglia sempre fedele al soglio pontificio, per meritare un simile destino? Il volume Pagan Virtue in a Christian World (Virtù pagana in un mondo cristiano), esamina nuovamente le contraddizioni del Rinascimento italiano, spesso solo apparenti, e in particolare come il recupero della letteratura e l’arte greca e romana abbiano portato a una rinascita della cultura pagana e all’affermarsi di una nuova morale nell’Italia del XV secolo.
La corte di Sigismondo Malatesta (1417-1468), come dimostra Anthony F. D’Elia, fornisce un caso di studio esemplare, testimonianza dello scontro-confronto di due mondi, con valori diversi, esemplificato nell’abbraccio della classicità da parte di Sigismondo.
I poeti della sua corte lo paragonarono ad Odisseo, lo salutarono come un nuovo Giove e proclamarono il suo destino immortale. Nel tempio che eresse a “Dio e alla Città” fece scolpire un numero senza precedenti di simboli zodiacali e immagini degli dei dell’Olimpo e delle dee e vi fece seppellire il corpo del filosofo pagano greco Pletone. Nella letteratura e nell’arte che commissionò ai più grandi artisti del tempo -Matteo De’ Pasti, Agostino di Duccio, Piero della Francesca, Leon Battista Alberti- le virtù pagane sembravano mostrare il conflitto del mondo nuovo che si stava manifestando con la dottrina cristiana. Nelle opere e nella vita di questo grande condottiero e mecenate, l’ambizione pareva prevalere sull’umiltà, il piacere sessuale sulla castità, l’atletismo muscolare su di un santo ascetismo e la fortuna astrologica sulla provvidenza.
Da un tema così complesso D’Elia rivela nuove linee di conflitto e di congiunzione nella cultura, nella vita e nella religione nell’Italia del Rinascimento. Spunti di riflessione nella conversazione (in lingua italiana) fra l’Autore, Chiara Giovannini e Ferruccio Farina.
L’iniziativa è organizzata dai Musei Comunali in collaborazione con il Liceo “G.Cesare M.Valgimigli” di Rimini.
Ad ospitarla sarà il giardino-cortile del Lapidario romano del Museo della Città (o,in caso di maltempo, la Sala del Giudizio). L’ingresso è libero.
Per approfondimenti: www.sigismondomalatesta1417.it/delia
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