Sergio Zavoli a Rimini per presentare il suo ultimo libro, La Strategia dell’ombra

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RiminiRIMINI – Sono stati, tantissimi i riminesi che hanno voluto accogliere questo pomeriggio nella sala del Cinema Fulgor Sergio Zavoli, tornato a Rimini per presentare il suo ultimo libro di poesia La Strategia dell’ombra.

Salutato a nome della Città, la sua Città, dal Sindaco di Rimini Andrea Gnassi che ha aperto l’evento, Zavoli, accompagnato dagli amici di sempre Pupi Avati, Rosita Copioli, Piero Meldini, Walter Veltroni, ha presentato con la consueta lucidità e profondità la sua quarta raccolta poetica che, pubblicata per Mondadori, prende il nome de La Strategia dell’ombra, un lavoro capace di mostrare una nitida coerenza tra pensiero e linguaggio, mettendo in un decisivo risalto la maturità della vocazione di un grande riminese

Sergio Zavoli, nato a Ravenna, ma cresciuto a Rimini, di cui è cittadino onorario, ha inaugurato la sua attività poetica vincendo il Premio Alfonso Gatto con Un cauto guardare (Mondadori, 1995), a cui seguirono In parole strette (Mondadori, 2000) e nella collana “Lo Specchio” L’orlo delle cose (Mondadori, 2004), La parte in ombra (Mondadori, 2009), L’infinito istante (Mondadori, 2012). Ha vinto tra gli altri il Premio Viareggio-Tobino e il Lerici-Pea.

La strategia dell’ombra (Mondadori 2017), quarta raccolta poetica di Sergio Zavoli, è un lavoro capace di mostrare una nitida coerenza tra pensiero e linguaggio, mettendo in un decisivo risalto la maturità della sua vocazione. E, rivelandoci la zona rimasta “in ombra” dell’animo del poeta, i suoi versi sono capaci di confermare una scelta profondamente e stilisticamente rigorosa.

In questo nuovo libro c’è una forza e una grazia, un’ironia e una gravità che nelle intonazioni della “narrazione” più privata sono il frutto di un prestigioso impegno comunicativo, già incline a una ferma cultura dell’immaginazione e del reale, dell’esistenza e del civismo, del laicismo e della spiritualità, tali da non interrompere, semmai ribadire, l’esplicito giudizio di Carlo Bo, secondo cui «i versi destinati all’arcano disegno di una creazione che ci obbliga di continuo a una difficile scelta restituiscono bene una sorta di sacro allarme» di fronte all’«infinito bivio». Al quale «il padrone di tante voci umane – maestro del “mestiere di chiedere”, per usare una sua espressione – allega una sfida consapevole e libera, mostrandosi con il suo volto tutto rischiarato, in una luce ancor più dichiarata e pura».

La strategia dell’ombra ricrea, citandoli come in una sorta di diario, i segni di una sempre più sorprendente continuità tra le parole rivolte al passato, affrontando la loro complessa, ardua, non di rado drammatica contemporaneità.