Cesena

“Se lo sapesse Jung”, il secondo libro di Ian Giovanni Soscara

Dopo l’esordio con Cairo Editore, il psicoterapeuta cesenate torna in libreria con un romanzo che parla di amore, istinto e ragione. Perché, tra la luce e il buio, c’è una linea sottile che divide tutto…

CESENA – Un viaggio alla ricerca dell’anima, spigolando tra le fragilità dell’uomo ed i protocolli clinici della psicoterapia. Un libro di formidabile potenza narrativa in cui, l’umanità dei personaggi, l’amore vero, le passioni – come la musica e la letteratura – attraversano le coscienze, prendendo a calci l’intelletto, pagine che inceneriscono i nostri schemi vitali facendo vacillare tutti i pilastri della razionalità. Questo è l’intento.

“Se lo sapesse Jung” (Il Seme Bianco), secondo libro del sanremese, ma ormai cesenate d’adozione, Ian Giovanni Soscara, è l’approdo di un percorso che, tra istinto e ragione, ogni persona potrebbe scoprire. Perché, tra la luce e il buio, c’è una linea sottile che divide tutto.

Da una parte gli stagni intonsi di vite trascinate, dall’altra i desideri brulicanti della nostra anima che scalcia, sgomita e si dimena ma, il più delle volte, imprigionata nella gabbia delle convenzioni, reprime i suoi impulsi più profondi. Ma poi – come accade a Leonardo Zeta, psicoterapeuta, sposato con 2 figlie, alcuni amici e un socio – basta la “pioggia” per risvegliare l’anima.

Il romanzo, sullo sfondo di una città dominata dal “morbo” e da una democrazia vacillante, mette davanti allo specchio della vita un uomo in perenne bilico tra destino e scelta, intelletto e natura. Un esperimento clinico mai raccontato prima, una storia di vita, d’amore, emozioni ed istinto in cui ogni certezza è sull’orlo di crollare.

Al centro delle 308 pagine c’è Leonardo Zeta che, dietro alle lenti del suo amato lavoro, divide con sottile ironia le persone in 8 categorie e per ognuna di esse immagina delle caratteristiche animali. Ne esce un fedele spaccato della società di oggi che, tra perturbazioni e demoni interiori, fatica sempre di più – per dirla alla Jung – a liberarsi dai suoi ‘disturbi patogeni’: “In questo romanzo sono andato alla ricerca dell’anima – spiega Soscara – di quel soffio di vita che spesso viene ignorato, schiacciato e represso. Il protagonista sembra andare oltre la ligia deontologia, si cala nella sua parte più scura di uomo e terapeuta per ‘cercarsi’ in nome dei sentimenti, alla faccia della ragione. Credendo di conoscere sé stesso e il mondo profondo delle persone precipita in un vortice narrativo dove si specchia nelle storie cliniche che ruotano attorno alla sua vita, a quella della sua famiglia e dei suoi amici. Fino a quando, nella sua esistenza lastricata di regole, irrompe l’uragano Ida che sgretola ogni sicurezza, rafforzando la tesi del viaggio interiore, quello che ognuno di noi compie per andare a prendersi la ‘città rotonda’, quella dove risiede l’anima. Quell’anima – o psiche se preferite – che resta la più fedele bussola della nostra vita, quella che ci guida e ci consente di raggiungere i nostri obiettivi e di avverare i nostri desideri”.

Anche il dottor Leonardo Zeta – il protagonista del romanzo – un po’ per indole e un po’ per dovere, ascolta tutti, ma più lo fa, più zittisce la parte più importante di sé. Ma, per dirla con le parole di Jung, “l’incontro di due persone è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati”. E allora, scagliato il sasso nello stagno – Sorry, mister Jung – nulla sarà più come prima.

IAN GIOVANNI SOSCARA è nato a Sanremo nel 1970. Psicologo clinico, psicoterapeuta, sessuologo. È co-fondatore e condirettore del Polo Clinico Psi.Fa Cesena per coppie e famiglie.

Relatore e ideatore di conferenze-spettacolo a teatro. È inoltre docente per l’area umanistica nel centro di formazione per adolescenti Cnos-Fap Forlì.

Autore, scrittore, sceneggiatore e regista di cortometraggi e documentari.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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