La scuola è oggi una emergenza nazionale; la settimana che si è appena conclusa ha visto il rinvio del ritorno in classe per gli studenti delle scuole superiori. Una scelta che ha coinvolto il Governo, certamente, ma anche le Regioni e, a caduta, gli Enti locali. Alla Ministra Azzolina diciamo subito che in noi troverà sempre una sponda per dare centralità all’istruzione, ma ora è arrivato il momento di rientrare in classe, per tutti, senza ulteriori rinvii. Abbassiamo le polemiche e lavoriamo tutti insieme per il solo, grande obbiettivo, il ritorno in classe di tutti i nostri giovani. Giovani peraltro privati da mesi anche dell’attività sportiva. ll ruolo sociale dello sport – nelle scuole, nelle palestre, all’aria aperta – è stato da sempre un nostro impegno amministrativo. Con la pandemia, che ha inevitabilmente cambiato abitudini e sovvertito organizzazioni, sta emergendo ancora più potente la voglia e l’esigenza di fare sport, che è anche educazione e socializzazione.
Pensiamo, e siamo consapevoli, che non si possa più derubricare la questione di una riapertura, sostenibile, di tutte le scuole. E’ il sistema Paese che si deve porre il tema perché, lo ripetiamo, quello della scuola sta diventando, anzi lo è già, una emergenza nazionale; dal governo alle regioni, dalla scuola agli enti locali, dagli insegnanti alle famiglie, fino i nostri giovani. C’è una intera generazione da salvare dal degrado educativo, relazionale, sociale e culturale. Non esiste un “recovery found” per le emozioni perse, per quelle relazioni, educative e sociali, di cui stiamo privando i nostri giovani.
È allora giusto fare tutto il possibile per ridare spazio ai nostri giovani, tenendo aperte le scuole che già lo sono e limitare al minimo indispensabile le chiusure e la didattica a distanza, per tutte le altre. Come fare tutto il possibile? Con un passo avanti, senza esclusione di alcuno. La ragione ci dice che si può: più mezzi per i trasporti, più investimenti in edilizia scolastica ma allo stesso modo più flessibilità da parte delle scuole stesse organizzando la propria attività intorno alle regole di quella che continua a essere una pandemia che fa morti e intasa ospedali e rete sanitaria. Una proposta da prendere in considerazione con realismo potrebbe essere quella di iniziare, almeno per cominciare e da subito, con il 50% in presenza. Così come introdurre protocolli che diano garanzie in tempi rapidi per la vaccinazione degli insegnanti e del personale scolastico.
Il nostro è un vero e proprio appello che, con umiltà ma anche grande determinazione, lanciamo al Paese, consapevoli che Rimini, nel suo piccolo, dalla scorsa primavera, sta facendo il suo dovere. Abbiamo riaperto le scuole dell’infanzia e i nidi nella piena adempienze delle norme sanitarie. Siamo stati i primi, a giugno, a far tornare in attività educativa i nostri piccoli nei centri estivi, laddove molte realtà locali avevano rinunciato. Nonostante le disposizioni normative che si susseguivano di settimana in settimana, abbiamo lavorato duro e incessantemente per tutta l’estate, completando più di 250 cantieri ed una scuola completamente nuova, la Montessori, per essere pronti, e aperti, il primo giorno di scuola. Abbiamo reso possibile, laddove la nostra responsabilità è diretta (educativa, nei nidi e scuole per l’infanzia, di edilizia scolastica, nelle primarie) l’inizio e il proseguimento delle attività scolastiche in presenza.
Nell’affrontare una pandemia mai vista, che inghiotte non solo l’Italia, ma il mondo intero, è ovviamente necessaria fermezza, il massimo scrupolo e grande equilibrio. Oggi però ci sentiamo di dire che, a fronte di un contesto inedito, c’è anche bisogno di creatività e coraggio. Quello che abbiamo davanti non è più il mondo di un anno fa, e per affrontare i problemi che abbiamo di fronte, dobbiamo saper offrire soluzioni inedite. Doppi turni, presenze alternate, ma anche luoghi diversi in cui potersi incontrare, se le classi non sono più adatte. Si può partire anche a piccoli passi, magari con sistemi di presenza alternati, con una percentuale di ore in classe ed una in dad ma, fermi, non è più possibile restare. E non possiamo rinviare ogni due settimane l’apertura anche parziale delle classi.
Se vogliamo ripartire dobbiamo farlo puntando sulle intelligenze e sulla conoscenza. Ci vuole senso di responsabilità, coraggio e la consapevolezza che, con la scuola, ci giochiamo il futuro non solo di una generazione e dei nostri giovani, ma quello di tutta la nazione.
Gli zaini che raccogliamo oggi nelle piazze d’Italia sono pieni di presente e soprattutto di futuro. Non lasciamoli lì a prendere vento e pioggia.
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