Sottoposti a sequestro preventivo beni per oltre 8 milioni di euro dalle auto di lusso a ville. 14 indagati per bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e falso in scrittura privata e in atto pubblico
BOLOGNA – I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna hanno concluso un’articolata e complessa indagine nei confronti di un commerciante d’auto storiche e di lusso, di origini lombarde, che da alcuni anni aveva trasferito la residenza nel Principato di Monaco, con il solo fine di sottrarsi alle pretese che il Fisco vantava nei sui confronti.
L’attività investigativa, coordinata dal Sostituto Procuratore della locale Procura della Repubblica – Dott. Giuseppe Di Giorgio – e denominata “Mille Miglia”, è stata condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Bologna e ha visto indagati, oltre al citato commerciante d’auto, altri 14 soggetti (tra cui due professionisti – uno campano e uno toscano – e un cittadino svizzero), per i reati di bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e falso in scrittura privata e in atto pubblico.
Nell’ambito delle indagini sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni per oltre 8 milioni di euro, tra cui 17 autovetture (del valore complessivo di 800 mila euro), 3 immobili (del valore di 5.500.000,00 euro, di cui 2 sono ville di pregio con parco e piscina), oltre a una importante collezione di 246 penne da scrittura di una nota casa fiorentina (del valore di oltre 400 mila euro), nonché assegni e denaro contante per 1.250.000,00 euro. Tra le autovetture già sequestrate, molte delle quali modelli di rilevante valore, anche storico, figurano una DMC De Lorean, una Lancia Delta S4 037, due Bentley (Arnage e Azure cabrio), nonché le “repliche” di due modelli della Ferrari (330 GT P4 e 250 GT California cabrio – si tratta di autovetture che si presentano, nella carrozzeria e negli interni, pressoché identiche alle originali, ma che sono realizzate con motori non ufficiali e senza l’utilizzo di loghi e/o stemmi identificativi della casa madre, commercializzate, da appassionati del settore, per importi chiaramente molto inferiori alle originali ma comunque sempre nell’ordine di alcune decine di migliaia di euro).
Il citato commerciante d’auto, che in passato aveva partecipato anche alla storica competizione di auto d’epoca che parte da Brescia, da cui il nome dell’operazione, aveva trasferito, da alcuni anni, la propria residenza da una provincia lombarda nel Principato di Monaco. Le indagini hanno dimostrato che in realtà aveva mantenuto in Italia il centro dei suoi interessi, sia personali ma soprattutto economici, continuando a gestire, dal 2004 al 2014, svariate società attive nel settore immobiliare e dell’intrattenimento notturno, ma soprattutto operative nel commercio di autovetture storiche e di lusso, agendo sempre con la preordinata finalità di non versare le relative imposte allo Stato.
In particolare, allorquando una sua società diveniva oggetto di attenzione da parte del Fisco con la notifica di avvisi di accertamento, l’indagato la poneva in liquidazione, avvalendosi di prestanome nullatenenti, individuati grazie a fidati collaboratori (tra cui i citati professionisti), spogliandola dei beni di valore che però, attraverso una serie di simulati passaggi di proprietà, tornavano in suo possesso, rientrando nel patrimonio di altre società sempre a lui riconducibili. Tutto ciò per scongiurare il fallimento che, laddove fosse stato dichiarato, avrebbe potuto destare l’attenzione delle Istituzioni. Terminata la procedura di liquidazione, grazie anche alla presentazione di bilanci ed atti falsi, richiedeva la cancellazione della società dal registro delle imprese e dava avvio ad una serie di escamotage (trasferendo la sede delle società in luoghi non veritieri e presentando ricorsi pretestuosi alle sedi dell’Agenzia delle Entrate di volta in volta interessate), realizzati al solo fine di far trascorrere un anno dalla chiusura della liquidazione (termine previsto per la richiesta di fallimento), riuscendo così ad eludere la pretesa tributaria, accumulando così un debito con il Fisco di oltre 40 milioni di euro.
L’ideatore di tale sistema non è però riuscito a evitare il fallimento di una società bolognese, operante proprio nel settore del commercio di autovetture di lusso, dichiarato nell’anno 2013 dal Tribunale su istanza della locale Agenzia delle Entrate. Da qui ha preso avvio, su delega dell’A.G., l’azione delle Fiamme Gialle, che hanno scoperto società schermo e trasferimenti simulati di beni immobili, dei quali il principale indagato aveva continuato a disporre. Per questi motivi il GIP del Tribunale di Bologna, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero, ha disposto nei suoi confronti anche misure cautelari personali, già eseguite nei mesi scorsi.
All’esito dell’attività investigativa, sulla base di penetranti indagini bancarie e previo nulla osta dell’Autorità Giudiziaria, è stato ricostruito, sotto il profilo fiscale, l’ammontare della ricchezza movimentata e sottratta al Fisco italiano che, garantendo all’interessato un elevato tenore di vita, per gli anni dal 2009 al 2014 è risultato pari a oltre 96 milioni di euro.