Muzzarelli commenta il messaggio del vescovo alla città: “Serve una pace autentica, fondata sulla giustizia, e ci richiama come cittadini a un impegno concreto”
MODENA – “È quella contro l’indifferenza la prima guerra che dobbiamo vincere. E dobbiamo imparare a superare l’egoismo, personale e collettivo, che spesso ci trascina verso l’ingiustizia”. Il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli commenta così la “Lettera alla città” che l’arcivescovo Erio Castellucci, come è ormai tradizione per la solennità di San Geminiano, propone quest’anno con il titolo “Giustizia e pace si baceranno” dedicandola, citando il salmo, alla guerra in corso in Ucraina e alle tante guerre nel mondo.
“Ma don Erio, con il suo messaggio, non si limita – aggiunge il sindaco – a ribadire l’esigenza di una pace autentica, che non deve prevedere vendette e deve essere fondata sulla giustizia. Il vescovo, chiarissimo sulle responsabilità della guerra, sull’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, richiama però tutti noi, come cittadini, a un impegno concreto, a partire dai nostri ambienti di vita dando il nostro contributo evitando di alimentare catene di risentimento o di passare sopra alle sopraffazioni”.
Per il vescovo, infatti, la sfida è prima di tutto educativa e anche Muzzarelli sottolinea “la necessità di imparare a non girarsi dall’altra parte di fronte ai problemi e alle difficoltà della comunità e a superare il conformismo: i modenesi si distinguono per la solidarietà e per l’accoglienza, lo stiamo facendo anche con i profughi dall’Ucraina, ma a volte non basta, Ed è importante che si sviluppi quell’impegno personale fatto di tante piccole gocce, come ricorda don Erio citando Madre Teresa, che insieme formano un oceano”.
Il vescovo si sofferma sul pericolo del linguaggio che, anche attraverso l’uso che si fa dei Social media, diventa sempre più arrogante e violento, con le parole che si fanno pietre, suscitando rabbia e identificando l’altro con il nemico. “Dobbiamo di no alle parole ostili – sottolinea Muzzarelli – ed è un impegno che ci dobbiamo prendere tutti come cittadini e membri di una comunità, consapevoli che, come ci dice don Erio, all’inizio di ogni conflitto c’è sempre una guerra di parole”.