Incontro con il giudice emerito della Corte Costituzionale e Professore Ordinario di Diritto Amministrativo, che parlerà su “Le sfide alle democrazie nell’era della globalizzazione” e presenterà il suo libro “La svolta”
PARMA – Giovedì 3 ottobre, alle ore 16 nell’Aula Magna dell’Università di Parma (Palazzo Centrale – via Università 12), si terrà l’incontro “Le sfide alle democrazie nell’era della globalizzazione” con Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e Professore Ordinario di Diritto Amministrativo. L’incontro è organizzato dall’Università di Parma e patrocinato dal Comune e dal Circolo Culturale “Il Borgo”.
Discuteranno con Sabino Cassese il prof. Antonio D’Aloia, Ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Parma, e il prof. Fulvio Cortese, Ordinario di Diritto Amministrativo all’Università di Trento. L’incontro sarà aperto dai saluti del prof. avv. Giuseppe Giulio Luciani, Presidente de “Il Borgo”, dell’avv. Simona Cocconcelli, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Parma, e del prof. avv. Giorgio Pagliari, Ordinario di Diritto Amministrativo all’Università di Parma.
Organizzazione scientifica e moderazione dell’incontro da parte della prof.ssa Monica Cocconi, Associata di Diritto Amministrativo all’Università di Parma e Delegata del Rettore all’Anticorruzione e trasparenza.
Durante l’incontro verrà presentato il libro di Sabino Cassese “La svolta – Dialoghi sulla politica che cambia” (ed. Il Mulino, Bologna).
Una breve descrizione del libro di Sabino Cassese da parte della prof.ssa Monica Cocconi
Nel biennio 2017-2018 si è avviata senza dubbio una nuova fase della vicenda politica, in Italia e nel mondo, e del funzionamento stesso delle democrazie. Il testo di Sabino Cassese “La svolta”, edito nel 2018 per i tipi de Il Mulino, si interroga, essenzialmente, su quale ne sia stato l’inizio e su quali siano state le ragioni di queste rilevanti trasformazioni.
Come detto nella Prefazione, infatti, ci sono momenti, nella storia, in cui una serie di debolezze antecedenti si accumula e presenta il conto ai tempi nuovi.
Sarebbe ingiusto ricondurre meriti e demeriti della svolta unicamente alle due forze politiche che hanno assunto il governo del Paese. Le ragioni del loro successo risalgono al periodo precedente e alle ragioni che lo hanno in certa misura preparato e favorito. Nel tentativo di arginare il populismo, in effetti, lo si è alimentato utilizzando metodi e istanze populistiche. In questo modo i vinti hanno preparato il terreno ai futuri vincitori.
Lo storico francese René Grousset ha rilevato che “nessuna civiltà viene distrutta senza essersi prima rovinata da sola, nessun impero viene conquistato dall’esterno, senza che precedentemente fosse già suicida”.
Le istanze populiste erano in realtà presenti fin nella Costituzione, secondo la quale “la sovranità appartiene al popolo”, che tuttavia la esercita nei modi e nelle forme ivi contemplate; è stato tuttavia sufficiente che una forza politica evocasse il mito del potere rimesso direttamente nelle mani del popolo per offuscare tali limiti. Il “desiderio insaziabile di eguaglianza” ha alimentato la richiesta illimitata di diritti svincolati dalle possibilità concrete di soddisfarli. La chiusura del sistema dei partiti ha spinto verso rapide trasformazioni del sistema politico. I modi e le sedi della comunicazione sono mutati: alla discussione nelle sedi dei partiti si sono sostituiti la rete e i talk show.
A queste trasformazioni si sono aggiunti i mutamenti strutturali e congiunturali dell’economia, non più organizzata di stabilimenti industriali ma in global value chains. Gli stessi mutamenti hanno alimentato l’inquietudine sociale, che ha disseminato rabbia, odio e rancore ed è stata intercettata da forze politiche a vocazione cesarista.