LA SCHEDA (a cura degli organizzatori)
Questo delicatissimo libro di Marco Munaro potrebbe forse essere la traslazione poetica di un rito di passaggio, necessario per far pace con i ricordi e gli abbandoni che la vita semina qua e là nei nostri giorni concretizzandosi in luoghi non soggetti alla dimenticanza, per quanto sì al cambiamento. Materia dunque per la nostalgia, che però Munaro sa mantenere a distanza, consapevole che «Di fatto non si ha nostalgia di un luogo ma del tempo vissuto in quel luogo» (A. Prete). E siccome il tempo è irreversibile qualsiasi ritorno diventa impossibile.
Benché siano i luoghi a essere protagonisti di queste poesie misurate con la metrica dei passi, questi luoghi non reclamano alcun nóstos e non producono nessun serio álgos, probabilmente qualche rimpianto per ciò che non è stato, o per ciò che è destinato a restare definitivamente irrisolto. Al massimo possono tingersi alle volte dell’ombra della malinconia, visto che in queste poesie non c’è un ripiegamento in se stessi, bensì un pensare che è un “rammemorare”.
Viaggio per ricordare? Scavo nella memoria attraverso i luoghi del vissuto? Oppure «quasi un pellegrinaggio», come pensa Stefano Strazzabosco nella sua coinvolta postfazione. A questo libro si attaglia bene un’affermazione di Edmond Jabés: «Bisogna aver imparato molte strade per accorgersi, alla fine, che in nessun momento si è lasciata la propria».
Marco Munaro è nato a Castelmassa nel 1960. Ha pubblicato, tra l’altro: Cinque sassi, Vaso blu con narcisi, Ionio e altri mari, La bella scola, Da Rimbaud a Rimbaus, Il lampo della bocca, Nel corpo vivo dell’aria,Il canto d’api, Berenice, L’archiere piumato, Avattu granaattiomena (Melagrana aperta,in finlandese), Lily of the wellheads (Giglio delle risorgive, in inglese). Ha fondato”Il ponte del Sale – Associazione per la poesia”. Vive a Rovigo, dove insegna.
In collaborazione con il Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara
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