Ruffilli e Bianchi inaugurano l’ottava edizione di “Un thè con la poesia”

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Mercoledì 12 febbraio alle ore 17.30 l’appuntamento è al Grand Hotel Majestic di Bologna

BOLOGNA – Scrivere d’amore è quasi impossibile, perché d’amore si vive e non si scrive, rammentava la Yourcenar. In tanti hanno tentato di entrare nell’argomento che Dante, Petrarca e Tasso eternarono, e a dimostrarlo sono i cartigli dei baci perugina che restano una delle fonti più consultate in materia. Per l’ottava edizione e in vista di San Valentino “Un thè con la poesia” ha invitato due voci che si sono spese più volte in termini amorosi, senza reticenze né temendo di scadere nel banale. La rassegna che propone da otto anni a Bologna le voci poetiche più interessanti del panorama nazionale lontano dai pulpiti e in un contesto fervido e informale, ospiterà Paolo Ruffilli e Matteo Bianchi, rispettivamente con i libri Le cose del mondo (Lo Specchio Mondadori) e Fortissimo (Minerva). Un maestro e un emergente che trattano il magma amoroso nel senso più ampio possibile. Mercoledì 12 febbraio, alle 17.30, al Grand Hotel Majestic, a dialogare con loro sarà Cinzia Demi, presidente dell’Associazione EstroVersi, accompagnata dalle note dell’Associazione Euterpe Mousikè di Rita Marchesini.
Se il primo è cresciuto frequentando intellettuali della levatura di Sereni, Raboni e Commisso, assorbendone persino gli sguardi, Bianchi, classe 1987, è ha intessuto un dialogo con la nostra tradizione e con i neolirici in particolare, grazie allo stesso Ruffilli e a Giancarlo Pontiggia, che ha curato l’uscita di Fortissimo per la collana Cleide di Minerva, dedicata ai più giovani. D’altronde, le poesie d’amore servono sempre, anche quando sembrano ripetersi, anche quando sembra che a parlarsi siano solo le tante voci discordi nascoste dentro il poeta. «Dentro di sé ognuno lo sa dal primo giorno di sole che di occupazioni e passioni pratiche ne avremo sempre per le mani e non si muore, ma le persone alle quali ci si affida sono un tenero salto nel buio, ciò che scade e ha la durata più incerta», scrive Bianchi, perché il sentimento in questione è un dialogo tra pari, privo di forza e di rancore. E Ruffilli ha distillato nel tempo questa qualità, con fiducia e fatica, che permette a chi ama sinceramente di lanciarsi nel futuro dimenticandosi dei propri panni: «(…) trovando la via del cuore per allargarlo / e togliergli di dosso il peso che lo affligge».

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