RIMINI – Nella giornata conclusiva dell’iniziativa Riuso del Moderno, avviatasi ad inizio ottobre e che si conclude oggi, questa la dichiarazione di Roberto Ricci, Presidente dell’Ordine Architetti di Rimini.
“Gli architetti riminesi hanno proposto in queste settimane un messaggio preciso: va condiviso un pensiero e avviato un processo utile a mettere mano, subito, al patrimonio immobiliare pubblico e privato. In particolare al cosiddetto ‘moderno’, l’architettura post anni ’50, per quanto ci riguarda una ricchezza tremendamente e colpevolmente dimenticata dal pubblico e dal privato.
Succede dalla sera alla mattina che edifici scompaiano, fioccano interventi sconclusionati, nel peggiore dei casi si presenta la firma di una archistar per anestetizzare il dibattito. Oppure, ma è solo un esempio, fra Marina di Ravenna e Cattolica succede che 250 colonie per 1,8 milioni di metri cubi siano sostanzialmente allo sfascio.
Siamo partiti dal ricordo di un maestro, Giancarlo De Carlo, a 100 anni dalla sua nascita. Lui stravolse una Rimini che su questi temi è sempre molto ovattata, percorse la strada della partecipazione, quella capace di scardinare posizioni precostituite. E infatti, 50 anni fa, il suo piano finì nel cestino.
Abbiamo voluto affermare la necessità di passare dalla cultura dell’appartenenza al territorio, coi suoi campanili che spesso vediamo svettare, a quella della partecipazione al territorio. Come ordine riminese stiamo indicando una strada: ogni nostra iniziativa tiene insieme Rimini, Montefeltro e San Marino.
Poi abbiamo rappresentato il ruolo degli architetti, che la stessa Costituzione indica quali soggetti preposti al governo dei processi di partecipazione. Una funzione sussidiaria che a torto viene dimenticata, mentre noi abbiamo voluto rivendicarla.
Chi ha seguito i lavori – mi sarebbe piaciuto vedere qualche tecnico in più dalle Amministrazioni ma la risposta e sensibilità dei cittadini è stata esemplare – ha potuto ascoltare esperienze e progetti, conoscere nuovi strumenti di finanziamento e anche l’esito virtuoso prodotto dai concorsi di architettura. Già, questi sconosciuti.
Troppo spesso si preferiscono altre logiche all’interno quattro mura e, in decenni, pochi sono gli esempi di buone pratiche per la qualità del progetto effettuate.
Niente, o quasi, di quanto sta succedendo sul territorio ha visto nel concorso di progettazione lo strumento di attuazione del processo partecipativo, con il risultato che nulla potrà mai essere rappresentato in un libro di architettura per la sapienza dell’intervento su un luogo o un edificio. Così non va bene. Fatevelo dire dagli architetti.”
Roberto Ricci
Presidente Ordine Architetti Rimini