A chiudere il cerchio è stato il personale del Reparto Infortunistica del Comando di Polizia Locale al termine di un’attività di indagini coordinata dal Sostituto Procuratore Paola Bonetti e dal Gip Vinicio Cantarini e che hanno visto impegnati gli uomini del Reparto Mobile da febbraio a giugno di quest’anno. Accertamenti che si sono conclusi con la denuncia dei titolari di due società riminesi di rivendita auto usate, che dovranno rispondere tra le altre accuse del reato di frode nell’esercizio del commercio. I veicoli infatti venivano offerti ai clienti con caratteristiche e qualità diverse da quelle reali, pubblicizzati attraverso annunci su siti internet specializzati, diventando una truffa nel momento in cui gli stessi venivano materialmente venduti. Il Gip inoltre ha disposto il sequestro preventivo dei veicoli ancora in possesso dei due concessionari.
Tutto è cominciato a fine gennaio con una segnalazione confidenziale di un potenziale compratore che, allettato dal chilometraggio particolarmente contenuto di un veicolo al quale era interessato e del prezzo relativamente vantaggioso, si era convinto dell’acquisto. I chilometri rilevati in sede di ultima prova di revisione però avevano evidenziato un’anomalia, rivelandosi decisamente più alti rispetto a quanto era stato pubblicizzato. Una circostanza rilevata dagli agenti a cui era giunta la segnalazione che ha spinto gli inquirenti ad allargare i controlli a tutti i veicoli posti in vendita dalle due concessionarie, scoprendo anomalie su quasi la metà delle auto in vendita.
Grazie ad un’attività di controlli telematici e l’incrocio delle informazioni con le banche dati nazionali, è emerso come i concessionari avessero messo a punto un vero e proprio metodo. I concessionari infatti intervenivano ritoccando al ribasso il chilometraggio dei veicoli per poi sottoporli a prova di revisione, in modo tale da poter certificare il “nuovo” chilometraggio. Una sorta di garanzia per l’ignaro cliente, che poteva così verificare come il chilometraggio dichiarato corrispondesse con quello riportato sul tagliando della prova di revisione.
L’accertamento di questa pratica ha permesso agli inquirenti di ricostruire un circostanziato quadro accusatorio, che ha portato alla denuncia a carico dei due concessionari e al sequestro dei veicoli.
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