“La decisione, pubblicamente annunciata, di fare del turismo l’asset strategico dei 170 miliardi di euro che il Recovery Fund darà all’Italia è un passo rivoluzionario nella storia economica e sociale del nostro Paese.
Negli scenari disegnati dal Ministro, si intravede chiaramente come Rimini possa diventare uno dei punti focali di un nuovo modo di spostarsi comodamente e rapidamente lungo il Paese. Una parte necessaria e decisiva di un nuovo Grand Tour d’Italie. Franceschini individua due colonne su ferro che viaggiano percorrendo il Paese: la ferrovia lungo la linea costiera tirrenica e che finalmente collega il Sud e la linea che da Milano e Bologna, con l’alta velocità che arriva già a Rimini e, da qui, giù sulla direttrice Adriatica. Corridoio tirrenico da un lato, corridoio Adriatico dall’altro. Io credo che questa strategia sia vincente e, una volta realizzata, garantirà un futuro di benessere per il nostro territorio almeno per il prossimo mezzo secolo.
Rivoluzionario nel senso che lo si rimette al centro delle scelte, scelte che contano e che cambiano la traiettoria di un Paese. È la prima volta la filiera dell’accoglienza viene considerata settore industriale a tutti gli effetti, a cui approcciarsi con mentalità strutturata e risorse economiche adeguate per sostenerne l’ammodernamento attraverso un Piano a breve, medio e lungo respiro. Se visto industrialmente il turismo è logistica, cioè è questa che determina i flussi e gli arrivi. E per questo ci vuole un sistema aereoportuale serio e collegamenti veloci con treni alta velocità, un sistema fly and rail. Nel momento in cui l’Italia si connette velocemente tra le sue città, con i suoi tesori attraverso hub e treni, nei prossimi anni avremo milioni di turisti e posti di lavoro.
Nelle parole del Ministro Franceschini si delinea già la strategia sulla quale canalizzare risorse economiche europee mai viste prima. Il principale elemento è dunque la logistica. Negli scenari disegnati dal Ministro, si intravede chiaramente come Rimini possa diventare uno dei punti focali di un nuovo modo di spostarsi comodamente e rapidamente lungo il Paese. Una parte necessaria e decisiva di un nuovo Grand Tour d’Italie. Franceschini individua due colonne su ferro che viaggiano percorrendo il Paese: la ferrovia lungo la linea costiera tirrenica e che finalmente collega il Sud e la linea che da Milano e Bologna, con l’alta velocità che arriva già a Rimini e, da qui, giù sulla direttrice Adriatica. Corridoio tirrenico da un lato, corridoio Adriatico dall’altro. Io credo che questa strategia sia vincente e, una volta realizzata, garantirà un futuro di benessere per il nostro territorio almeno per il prossimo mezzo secolo.
Mai come questa volta, con l’Italia finalmente dotata di una strategia e capacità mai viste prima di investimento per ‘rifare’ il Paese in senso sostenibile e moderno, abbiamo però l’obbligo di farci trovare pronti. Se l’alta velocità, l’E45, l’aeroporto dentro una rete aeroportuale efficiente, saranno beneficiari nei prossimi anni di una rivoluzione che convoglierà milioni di turisti stranieri soprattutto internazionali, qui a Rimini abbiamo l’obbligo di uscire di uscire dalla logica del ‘du vut chi vaga?’ e proseguire fino in fondo nel processo di rigenerazione e di sostenibilità avviato. Lungomare, Museo Fellini, collegamenti con l’entroterra, spiaggia, mare, alberghi, offerta complessiva dovranno essere adeguati a standard qualitativi che la nuova logistica necessariamente porterà con sé. Dobbiamo cogliere l’occasione di creare una redditività più alta della nostra offerta complessiva, che significa più ricchezza, più posti di lavoro, più qualità (che è anche qualità e garanzia di occupazione), all’incrocio tra la ‘rivoluzione’ strutturale della logistica e il cambiamento di pelle in atto nella nostra città.
Serve un patto nazionale sul turismo. Sindaci, città, regioni, Parlamento. Per destinare buona parte dei 170 miliardi di euro nei prossimi anni al turismo e alla logistica che lo rende fortissimo. Questa mattina ho già sentito telefonicamente alcuni sindaci della costa tirrenica e altri di quella adriatica per convergere con determinazione su questo passaggio non più rinviabile. Va sbloccato il passante di Bologna per giungere in riviera veloci; va utilizzato il fondo europeo da 170 miliardi per strutturare su ferro il corridoio Adriatico con l’alta velocità. AV che ora arriva con la linea solo fino Rimini. Da qui fino a Taranto farla proseguire lungo l’autostrada, trasformando l’attuale sede ferroviaria in un corridoio verde e ciclabile. Parlare oggi di questo, di progetti strategici in tempo di crisi sembra impensabile. Ma se non hai visione e progetti strategici, non hai l’alta velocità. Senza fogne hai dissesto idrogeologico e degrado urbano, non colleghi aeroporti a treni a città.
Abbiamo già detto ora, ieri, liquidità, credito alle imprese e cassa integrazione. Ma se dobbiamo farle ora le scelte che rafforzano per sempre l’Italia, pur consapevoli che sarà necessario tempo, si facciano. Se no poi ci si accorge, magari, che la Germania o altri competitor sono più avanti perché progettano a vent’anni e poi fanno e hanno ciò che in Italia non c’è. Proseguire l’alta velocità delinea come l’Italia, per la prima volta nella sua storia, possa prendere in mano il suo destino di meta mondiale del turismo con una politica industriale forte e sostenuta da risorse adeguate per essere competitiva dall’Europa alla Cina, agi Stati Uniti. Noi, crocevia di questo ambizioso ma a questo punto necessario progetto di turismo considerato industria strategica e identitaria, dobbiamo fare la nostra parte. Dobbiamo farci trovare pronti, dobbiamo pensare a 10 anni, non dobbiamo limitarci a gestire l’oggi pensando che tutto tornerà anche prima. Non possiamo permetterci il cinismo che guarda al passato. Adesso l’occasione attesa c’è. Non fallirla dipende da noi”.
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