RIMINI – Il Gonfalone della Città, accompagnato dall’assessore Mattia Morolli e dagli agenti della Polizia municipale, è stato presente alla cerimonia commemorativa del XXXVII anniversario della Strage alla stazione di Bologna.
Una strage, quella che colpì Bologna e l’intero Paese, dove persero la vita 85 persone tra le quali la giovanissima riminese Flavia Casadei.
Anche le Grandi Officine Ferroviarie di Rimini hanno voluto come ogni anno commemorare le vittime della strage con una cerimonia che si è tenuta all’interno del complesso ferroviario a cui ha partecipato in rappresentanza dell’Amministrazione comunale l’assessore alla mobilità Roberta Frisoni.
Erano presenti inoltre la consigliera della Provincia di Rimini, Cristina Belletti, il direttore delle Officine Grandi Riparazioni di Rimini, Sergio Spagnoletti, insieme alle maestranze e ad una rappresentanza del Dopo Lavoro Ferroviario.
“Io stessa– ha detto l’assessore Frisoni nel suo intervento in cui ha ribadito la necessità della memoria, soprattutto per le giovani generazioni – non ho un ricordo diretto del 2 agosto, avevo solo 2 anni, ma ho un segno indelebile nella mia memoria e nei racconti di quello che il 2 agosto ha significato per la mia famiglia, per mia mamma, segretaria d’albergo e moglie di un macchinista delle ferrovie in servizio, che apprende della notizia dai clienti che arrivano in hotel e che passa ore di ansia finché non riesce a sincerarsi che il babbo stava bene… così come ho come segno indelebile il riflesso incondizionato con cui tutta la mia famiglia in quegli anni, viaggiando allegramente l’Italia in treno, scrutava attentamente i bagagli con l’occhio pronto a segnalarne di eventuali incustoditi, era il modo con cui si voleva essere partecipi nel nostro piccolo al riscatto dell’Italia dalle stragi.“
Flavia Casadei, diciotto anni compiuti da poco, frequentava la quarta liceo scientifico a Rimini: aveva ottenuto la borsa di studio ogni anno fin dalle elementari. Quel sabato due agosto stava viaggiando verso Brescia dove l’aspettava uno zio. Flavia era uscita di casa, a Rimini, molto presto e un’ora dopo aveva telefonato ai genitori dalla stazione: “Il treno è in ritardo, avvertite lo zio a Brescia”.
Per quel ritardo aveva perso la coincidenza a Bologna e alle 10.25 stava aspettando il treno per Verona. (Tratto da www.stragi.it)