RIMINI – Con la deposizione delle corone d’alloro alla “Biblioteca di Pietra”, il monumento sul porto dedicato alle vittime del Confine Orientale, si sono concluse le celebrazioni del Giorno del Ricordo, la solennità civile istituita dal Parlamento in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
Una cerimonia aperta da Giovanni Ruzier, a nome delle associazioni degli esuli a cui ha fatto seguito l’assessore Mattia Morolli che ha portato il saluto e il pensiero Amministrazione comunale al “Giorno del Ricordo”. Momenti che hanno preceduto la deposizione vera e propria della corona d’allora ai piedi della “Biblioteca di Pietra” a cui oltre alle autorità civili e militari, ai rappresentanti delle associazioni degli esuli hanno partecipato in rappresentanza di tutti gli studenti riminesi i ragazzi del Marco Polo che hanno dato lettura di alcuni brani tratti dai testi di autori istriano – dalmati – giuliani, frutto del lavoro di ricerca e approfondimento su cui si sono impegnati durante l’anno scolastico.
“Oggi, come un anno fa, come negli anni scorsi, siamo in questo luogo per onorare una parola bellissima e le persone che la hanno onorata, tutelata, annaffiata con le loro esistenze – ha detto nel suo intervento l’assessore Mattia Morolli -. Quella parola è ‘Ricordo’: dal latino ‘re’ che significa ‘indietro’ e ‘cor’ che vuol dire ‘cuore’. Dunque, un tuffo al cuore e nel cuore. Un riferirsi ai sentimenti, alla memoria, alle vicende passate non solo nostre, consapevoli che solo non disperdendo questo patrimonio potremo progettare un futuro libero. Qui ogni giorno dell’anno spira un vento incessante, malinconico, che ci richiama alla nostra essenza di persone, davanti a una natura che passa oltre ai guasti, al dolore provocato agli uomini da altri uomini. Non a caso Rimini celebra la Giornata del Ricordo in questo posto, circondati come siamo in questo momento da simboli fragili che con quella natura interagiscono: un leggio, targhe ormai consunte che raccontano molte di quelle storie di dolore che oggi appunto ricordiamo. Sono elementi dell’uomo che la natura perfino aggredisce ma che non ci impedisce di leggere i nome scritti su quelle lastre graffiate.
Il Comune di Rimini dedica le pagine di questo libro sula pietra agli esuli istriani, fiumani, dalmati e alla vittime dei conflitti di confine e delle foibe.
Il vento e l’acqua di questo luogo sono adesso colonna sonora del nostro rispetto e del nostro sentimento. Richiamare nel cuore, ricordare, per non perdere nulla di quelle vite e di quel dolore, facendone il senso delle vite che viviamo oggi. Le cronache ci raccontano purtroppo che, nonostante questo, il delirante filone dell’ideologia della violenza e dell’inganno razzistico sono ancora vivi. E’ grazie al ricordo che possiamo affermare che violenza e intolleranza sono stati alla base delle morti delle persone i cui nomi sono incisi in queste pietre. Lasciamo questo luogo portandoci indietro il suono di questo vento, conservandolo stretto nel cuore per trasformarlo in chiave per capire e giudicare anche i fatti odierni.
E non avendo paura di gridare forte, senza paura, che questo vento scava, segna, ferisce ma non dimentica. A differenza di chi pensa che la violenza- di qualsiasi genere, compresa quella stupida e ottusa che prende di mira queste targhe- sia legittima, dimenticando il sangue, i morti, le tragedia che in parte bagnano questi scogli.”
La “Biblioteca di Pietra” è dovuta all’estro dell’artista riminese nato a Fiume Vittorio D’Augusta. Composta da trenta opere letterarie, il cui titolo e autore è ora inciso su targhe in ottone posizionate sui grandi blocchi di pietra del nuovo molo proprio in pietra d’Istria, è aperta da un leggio musicale che si protende verso il mare, per sottolineare con la semplicità e la leggerezza il rispetto dei luoghi.
Il programma delle celebrazioni promosse dal Comune di Rimini proseguiranno nei prossimi giorni con due ulteriori momenti rivolti alla città e ai giovani.
Lunedì 19 febbraio, alle ore 16 nella Cineteca Comunale, l’incontro aperto alla cittadinanza con la storica Luciana Rocchi, coordinatrice del Comitato scientifico dell’ISGREC, Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea, dal titolo “La componente femminile nella questione del confine Orientale.” Un momento in cui Luciana Rocchi prenderà soprattutto in esame la storia delle donne nella società giuliano-dalmata e quale fu il ruolo che esse svolsero durante l’esodo di centinaia di migliaia di profughi italiani dall’Istria e dalla Dalmazia e nelle comunità in esilio in Italia.
Luciana Rocchi, che ha concentrato i suoi interessi sulla didattica della storia in tutti gli ordini di scuola specie su temi di ricerca come la Shoah e la storia del confine orientale, sarà al centro anche dell’incontro che si svolgerà il giorno successivo, martedì 20 febbraio, con inizio alle ore 10 al Teatro degli Atti dal titolo “Una storia difficile. Guerre, dittature, foibe e migrazioni sul confine orientale nel Novecento.”
L’incontro rivolto alle ultime classi delle scuole superiori vuole ricostruire le complesse vicende di un luogo, la regione giuliano-dalmata, che nella storia del Novecento è stato teatro di eventi e tragedie che hanno caratterizzato l’Europa del secolo scorso.
Informazioni e prenotazioni: Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea di Rimini, tel. 0541 24730, e-mail: iststor.rn@libero.it