Con l’approvazione dei nuovi criteri di calcolo del canone si conclude un percorso di modifica del sistema di edilizia pubblica avviato un anno fa dalla Regione Emilia-Romagna e frutto di un grande lavoro di concertazione a livello provinciale realizzato attraverso il Tavolo provinciale per le politiche abitative.
La nuova modalità di calcolo del canone, insieme alla revisione dei limiti reddituali e patrimoniali per la permanenza in erp, costituisce un nuovo insieme di regole molto chiare e trasparenti che nel medio-lungo periodo creeranno maggiore equità sociale. Il segnale che emerge da queste nuove regole è chiaro e rafforza il principio base su cui viene realizzata l’edilizia popolare: chi entra in una casa popolare vi rimarrà per il tempo necessario per superare i periodi di difficoltà, dovendo comunque esaudire costantemente i criteri di una determinata situazione reddituale e patrimoniale.
Non possono essere tollerate situazioni in cui chi non ha diritto mantiene alloggi.
I nuclei familiari assegnatari sono distinti in fasce: una fascia di protezione in possesso di un valore Isee massimo di 7.500 euro; una fascia di accesso con Isee compreso tra i 7.500 e 17.154 eur ed infine una fascia di permanenza in possesso di valore Isee da 17.154 a 24.016 euro . Una modifica, quest’ultima, introdotta con l’obiettivo di adeguare, per gli inquilini che già abitano in alloggi popolari, il canone d’affitto all’effettiva condizione economica e che penalizza fortemente chi occupa alloggi fortemente sottoutilizzati.
Si tratta di importanti novità nella direzione di una maggiore equità sociale e di lotta ai furbetti delle case popolari già intrapresi negli ultimi anni dall’Amministrazione comunale attraverso una serie di interventi di controllo e verifica reddituale.
Aldilà del caso eclatante dell’anziana signora a cui sono stati trovati redditi per più di 500 mila euro, sono diversi i casi emersi dai controlli incrociati di questi mesi.
L’abbassamento del limite Isee eper la permanenza e l’introduzione di un limite al possesso di patrimonio mobiliare ha comportato, nel Comune di Rimini, la perdita e la relativa attivazione del procedimento di decadenza per 26 famiglie.
“Equità sociale e contrasto a chi non ha diritti impedendo quelli degli altri – è il commento di Gloria Lisi, vicesindaco con delega alle politiche abitative del Comune di Rimini – sono i due grandi obiettivi che ci stanno guidando in questo importante corpus di modifica dei regolamenti per gli alloggi residenziali pubblici. Modifiche che vanno a favorire il turnover a favore delle famiglie più in difficoltà con un approccio nuovo che privilegia un aiuto verso una progressiva indipendenza piuttosto che un assistenzialismo fuori dal tempo e non più funzionale ai nuovi e mutevoli bisogni espressi dalla società di oggi”
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