Una trentina i procedimenti di decadenza dagli alloggi di residenza pubblica già attivati, diversi i casi eclatanti
RIMINI – Sono una trentina i procedimenti di decadenza da appartamenti di residenza pubblica (Erp) già attivati nel corso del 2017 e nei primi mesi del 2018. La stretta è stata possibile in seguito all’applicazione di alcune importanti novità normative. Su tutte, la nuova normartiva regionale in tema di Edilizia Residenziale che ha modificato i requisiti per l’accesso e la permanenza in E.R.P. e le modalità di calcolo e l’applicazione dei canoni di locazione. Le modifiche più sostanziali sono state apportate proprio nell’ambito della “permanenza in E.R.P”. Il concetto alla base è quello di favorire la progressiva autonomia dei nuclei famigliari in un particolare momento di difficotà e il relativo turnover e mobilità nelle assegnazioni. L’Agenzia delle Entrate, inoltre, può ora accedere ae controllare i redditi e patrimoni mobiliari dichiarati dagli assegnatari.
A fronte di queste importanti modifiche e dei nuovi strumenti di verifica e controllo, il Comune di Rimini sta partecipando, in rete con gli altri organi preposti, alla verifica del possesso o meno dei requisiti necessari alla permanenza negli alloggi Erp da parte dei loro attuali assegnatari. Da queste verifiche sono risultate diverse irregolarità e la conseguente emanazione di una trentina di procedimenti di decadenza. Gli assegnatari coinvolti hanno un anno di tempo per riconsegnare le chiavi, otto lo hanno già fatto.
Tra quelli scoperti ci sono stati alcuni casi eclatanti che testimoniano in maniera eclatante come nuovi e più efficaci strumenti di controllo possano dare un contributo fondamentale nel contrastare i furbetti. Tra i quasi trenta complessivamente individuati, sono almeno una decina i casi dove il differenziale tra patrimonio mobiliare dichiarato nel 2014 e nel 2016 (in seguito alle nuove norme) risulta particolarmente alto. Si passa dal caso più “famoso”, dove a fronte dei 0 euro dichiarati nel 2014 si arriva a constatare un patrimonio mobiliare di 517 mila dichiarati nel 2016; quindi il caso in cui si passa dai 2 mila euro dichiarati al fisco nel 2014 si passa ad accertarne in realtà 124 mila nel 2016. Poi la persona che prima dichiara di avere reddito zero, e poi viene rivelato un ‘tesoretto’ di 282 mila nel 2016. Poi altre due situazioni, le cui dichiarazioni passano entrambe dai 0 euro del 2014 a, rispettivamente, 182 mila e 89 mila due anni dopo. Altri casi rilevanti, un occupante che da un patrimonio dichiarato di 17 mila euro passa nel 2016 a 91 mila euro, un altro da 2 mila a 107 mila, i 6 mila e 550 euro di un’altra persona che diventano 107.
“Si tratta prima di tutto – è il commento di Gloria Lisi, Vicesindaco con delega alla protezione sociale del Comune di Rimini – di stabilire un concetto di equità sociale.La priorità è quella di permettere ad un numero maggiore di famiglie in attesa, ed in regola con i requisiti, di usufruire di questo strumento di welfare. Favorire il turnover e la mobilità diventa una priorità per far scorrere le lista di attesa e dare il maggior numero di risposte alle tante famiglie che ne fanno richiesta. Ristabilire la giustizia e le regole vuol dire soprattutto garantire aiuto e sostegno a chi e davvero è in difficoltà”.