RIMINI – Oltre trecento profughi in meno arrivati sul territorio rispetto all’anno passato, con un numero di persone accolte in provincia tra Cas (centri di accoglienza) e Sprar inferiore di 373 unità rispetto al tetto massimo fissato da Anci: è questo uno dei dati emersi nel corso dell’incontro del tavolo dell’immigrazione convocato dalla Prefettura per fare il punto sulla rete di accoglienza dei profughi nel territorio. Un incontro, alla presenza dei Comuni, delle organizzazioni sindacali, degli enti gestori e delle associazioni, al quale ha partecipato il vicesindaco Gloria Lisi e dal quale è emersa un’evoluzione positiva soprattutto rispetto alla collocazione degli uomini e delle donne accolte in provincia e per le quali si stanno trovando soluzioni diverse all’ospitalità nelle strutture alberghiere. “Ringrazio la Prefettura per la volontà dimostrata nel mettere ordine ad una situazione difficile da gestire – commenta il vicesindaco Gloria Lisi – e soprattutto per aver attivato il tavolo per l’immigrazione, uno strumento di lavoro fondamentale che era rimasto fermo per troppo tempo. Il calo evidente degli arrivi sul territorio deve essere da spinta e agevolare quel cambio di approccio sul tema dell’immigrazione che ritengo indispensabile: non è un fenomeno da subire, ma un tema da gestire e da governare, puntando in particolare sullo sviluppo dei percorsi di autonomia e di inserimento lavorativo”.
“Molti dei ragazzi che oggi stanno facendo delle esperienze lavorative sono arrivati in Italia giovanissimi – spiega il vicesindaco Lisi – e sono stati inseriti nel progetto Sprar ancora da minori. Hanno potuto quindi seguire un percorso mirato, imparando prima di tutto la lingua e seguendo poi dei corsi di formazione professionale che gli hanno consentito di acquisire competenze spendibili sul mercato di lavoro. Attraverso il percorso di accompagnamento dello Sprar sono stati coinvolti in stage e tirocini: un passaggio relativamente ‘semplice’, dato che non mancano le aziende e i datori di lavoro che danno la loro disponibilità. Il difficile infatti viene dopo, quando cioè i ragazzi lasciano lo Sprar per intraprendere un percorso autonomo, senza più la rete delle associazioni. E le esperienze a cui stiamo assistendo ci dimostrano che è possibile dare significato alla parola integrazione: questi ragazzi infatti stanno gradualmente entrando a far parte della comunità. Giocano a calcio nelle squadre di quartiere, instaurano rapporti con i colleghi, vogliono creare una famiglia nella nostra città. Promuovere fino in fondo questa reale integrazione – conclude il vicesindaco – significa gestire il fenomeno dell’immigrazione”.
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