In tutta Italia, per ventiquattro ore al giorno, decine di volontarie della Comunità Papa Giovanni XXIII rispondono al numero verde di sostegno alla gravidanza 800035036; durante l’evento, dopo gli interventi di saluto istituzionale, verranno presentati i dati raccolti dall’associazione di Don Benzi durante gli ultimi anni di ascolto e di aiuto alle donne.
Alcune testimonianze delle vittime, e i loro racconti di riscatto, saranno interpretati dalla voce dell’attrice Mara Di Maio.
Durante una gravidanza, la violenza dell’uomo può agire a livello psicologico oltre che fisico; a volte risulta molto difficile riconoscere la violenza come tale. L’ingerenza sulla gravidanza può essere giustificata come forma di lecita preoccupazione dell’uomo, più che letta come reale manipolazione in grado di scavalcare il consenso di una donna.
Eppure accade — come raccontano le volontarie del numero verde — che con minacce, ricatti, abusi emotivi, controlli ossessivi, molte donne continuano a venire obbligate ad interrompere la propria gravidanza. Inoltre nei casi in cui questo tipo di violenza di genere viene praticato nei confronti delle vittime della prostituzione, queste subiscono una violenza nella violenza. Nell’individuare le situazioni di violenza domestica e di abuso un ruolo cruciale lo possono svolgere gli enti del terzo settore diffusi sul territorio, in grado di offrire anche strumenti per la tutela delle vittime.
Cosa dice la legge. Secondo la 194/78, che regola l’interruzione di gravidanza, “si considera come non prestato il consenso estorto con violenza o minaccia ovvero carpito con l’inganno”. Con gli articoli 17, 18, 19 e 20 la stessa legge punisce chi provoca l’aborto o il parto prematuro “per colpa” e “senza il consenso della donna”.
Spiega Matteo Fadda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Siamo molto preoccupati del crescente numero di femminicidi in Italia; ci lascia attoniti anche il dilagare in tutta Europa della violenza compiuta tra le mura domestiche. Incontriamo donne abituate a tacere, a minimizzare e a giustificare: violenza, assoggettamento economico, manipolazioni psicologiche. Resteremo al loro fianco, perché possano ritornare ad una vita degna insieme ai propri figli».
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