Sabato 14 e domenica 15 dicembre la grande festa della ‘riconciliazione’ con porte aperte a Castel Sismondo per l’inaugurazione di “Fellini 100 Genio immortale. La mostra”
RIMINI – Tanto si è scritto del rapporto tra Federico Fellini e la sua Rimini. Un legame su cui si è romanzato, che è stato ricostruito e indagato attraverso i ricordi di chi ha condiviso con lui parte del suo percorso di vita o artistico. E che è stato scandagliato ancor di più attraverso i suoi film dove Rimini, a volte più palesemente, altre volte in maniera sotterranea, è sempre evocata. Ci sono le parole del Maestro, raccolte ne La Mia Rimini, che descrivono ciò che è difficile da spiegare. “Io, a Rimini, non torno volentieri. Debbo dirlo. E’ una sorta di blocco. La mia famiglia vi abita ancora, mia madre, mia sorella: ho paura di certi sentimenti? Soprattutto mi pare, il ritorno, un compiaciuto, masochistico rimasticamento della memoria, un’operazione teatrale, letteraria. Certo, essa può avere il suo fascino. Un fascino sonnolento, torbido. Ma ecco: non riesco a considerare Rimini un fatto oggettivo. E’ piuttosto, e soltanto, una dimensione della memoria. Infatti, quando mi trovo a Rimini, vengo sempre aggredito da fantasmi già archiviati, sistemati. Forse questi innocenti fantasmi mi porrebbero, se vi restassi, una imbarazzante muta domanda, alla quale non potrei rispondere con capriole, bugie; mentre bisognerebbe tirar fuori dal proprio paese l’elemento originario, ma senza inganni. Rimini: cos’è? E’ una dimensione della memoria (una memoria, tra l’altro, inventata, adulterata, manomessa) su cui ho speculato tanto che è nato in me una sorta di imbarazzo”.
Eppure…
“…Eppure debbo continuare a parlarne. A volte, anzi, mi chiedo: alla fine, quando sarai più ammaccato, stanco, fuori competizione, non ti piacerebbe comprare una casetta sul porto?”.
La casetta sul porto la ferita ancora non sanata che accende invece i riflettori su come Rimini si approcciava al suo Maestro. Una casetta sul porto che Rimini avrebbe voluto donare a Federico e a Giulietta Masina, ma che poi si concluse, per mille motivi sui quale altrettante sono le ricostruzioni, con un nulla di fatto.
Rimini e Fellini, un rapporto di strappi ma comunque sempre vivo, che oggi, in occasione del centenario della nascita del Maestro, si vuole tentare di rinsaldare una volta per tutte. Dando a Fellini il riconoscimento che gli spetta e dando a Rimini la possibilità di mostrarsi al mondo attraverso l’immaginario del suo figlio più celebre.
Ecco perché sabato 14 dicembre, giorno che segnerà l’apertura della mostra itinerante “Fellini 100 Genio immortale”, sul tappeto rosso sfilerà la città: per l’inaugurazione del primo grande appuntamento delle celebrazioni del Centenario, la mostra allestita nelle sale di Castel Sismondo sarà visitabile gratuitamente, sia sabato sia domenica 15 dicembre. Una scelta nata per avvicinare la città, già “vestita a tema” grazie agli allestimenti natalizi, all’opera e all’immaginario del Maestro, in un’anticipazione di quello che sarà il Museo internazionale Federico Fellini.
La mostra
“Fellini 100 Genio immortale. La mostra”, progettata da Studio Azzurro di Milano, sarà allestita a Castel Sismondo, parte della sede futura del Museo Fellini, e ruoterà attorno a tre nuclei di contenuti, nella cornice di un allestimento scenografico innovativo:
1) la storia d’Italia a partire dagli anni Venti-Trenta per passare poi al dopoguerra e finire agli anni Ottanta attraverso l’immaginario dei film di Fellini;
2) il racconto dei compagni di viaggio del regista, reali, immaginari, collaboratori e no.
3) la presentazione del progetto permanente del Museo Internazionale Federico Fellini.
Tra le varie sezioni che compongono la mostra, una presenterà il materiale del Fondo Nino Rota, il celebre compositore che ha collaborato con Fellini su molti film. E ancora, tra i materiali inediti, sarà esposta la primissima sceneggiatura di quello che poi sarebbe diventato Amarcord, intitolato “Il borgo”, in una prima stesura, e la sceneggiatura di Otto e mezzo di proprietà di Lina Wertmuller, che fu assistente alla regia di Federico Fellini proprio in quel film.
Sfileranno gli abiti di moda ecclesiastica di Roma accanto ai costumi del Casanova, per i quali lo scenografo Danilo Donati ottenne l’Oscar. Sarà esposto, sempre dal set di Casanova, il ciak originale, uno dei prestiti della Fondazione Fellini di Sion, con la quale il Comune di Rimini ha siglato un protocollo di intesa.
Altri prestiti provenienti dall’archivio fotografico di Elisabetta Catalano e dalle collezioni private di due maestri della fotografia, come Tonino Delli Colli e Giuseppe Rotunno, riempiranno le sale dedicate ai compagni di viaggio di Fellini, mentre le immagini di brani di repertorio dell’Istituto Luce e di Teche Rai scorreranno accanto alle sequenze del film del regista riminese in un rinvio da cui riemergeranno gli ultimi cento anni della storia del nostro paese. Anche dall’archivio dell’Associazione Tonino Guerra ci saranno materiali inediti appartenuti al poeta, scrittore e sceneggiatore nato a Santarcangelo nel 1920, testimonianza di un incontro umano e professionale che ha segnato il cinema e la cultura italiana.
Una mostra che porta al centro del percorso la visione dei film grazie alla partecipazione dei produttori più o meno recenti (come Cristaldi, Titanus, De Laurentiis, Grimaldi, Rai Cinema) e di coloro che in questi anni, come Mediaset, hanno custodito e tutelato una parte considerevole della filmografia.
La mostra resterà allestita a Rimini fino al 15 marzo per poi cominciare il suo viaggio e arriverà a Roma il prossimo aprile 2020 a Palazzo Venezia, per poi varcare i confini nazionali con esposizioni a Los Angeles, Mosca e Berlino.