Dal 12 febbraio al 5 marzo il CEIS e la Biblioteca Gambalunga invitano a riflettere sull’eredità del “laboratorio di esperienze educative” fondato a Rimini da Margherita Zoebeli. Tra gli ospiti, Romano Màdera, Mariapia Veladiano, Franco la Cecla
RIMINI – “L’educazione è capace di cambiare il mondo”, scriveva Margherita Zoebeli, la “professoressa dei bambini liberi”, che nel 1946 ha dato vita a un villaggio di baracche militari per soccorrere Rimini, città che la guerra aveva ridotto a un cumulo di macerie.
Una “casa” dell’infanzia e un vivace laboratorio di esperienze pedagogiche ed educative, dove da settant’anni si coltivano “grandi pensieri” attraverso un “metodo attivo” e che da centro sociale e di assistenza con una scuola materna e una casa per orfani, si è trasformato nel Centro Educativo Italo Svizzero (CEIS), dove giungono pedagogisti da tutta Europa, vengono trattati i primi casi di autismo e dislessia, nasce un punto di riferimento per l’integrazione dei bambini in situazione di handicap nella scuola.
A settant’anni di distanza, nell’ambito di un vasto programma di celebrazioni, il CEIS e la Fondazione Margherita Zoebeli, con la collaborazione della Biblioteca civica Gambalunga, propongono di trasformare l’occasione celebrativa in occasione di riflessione, dal tema e titolo “Quando educare cambia il mondo”. Il focus: i principi ispiratori dell’esperienza pedagogica ed educativa del CEIS, fondata sul “metodo attivo”, ovvero mossa da un’idea di educazione nel significato originario di aiutare l’individuo all’autonomia, al pensare da sé, per contribuire al bene comune, ciascuno secondo i propri talenti e le proprie potenzialità. Gli interlocutori: tre intellettuali attenti al tema, a largo raggio, del calibro del filosofo Romano Màdera, della scrittrice Mariapia Veladiano, dell’antropologo/architetto Franco La Cecla.
Le conversazioni avranno luogo presso la Sala del Giudizio al Museo della Città, alle ore 17.00, con ingresso libero e gratuito.
Ad aprire la rassegna, venerdì 12 febbraio, sarà Romano Màdera, filosofo e psicoanalista di formazione junghiana, fra i fondatori dei Seminari di Pratiche filosofiche e della Scuola superiore di Pratiche filosofiche “Philo”. Formarsi al mestiere di vivere è il titolo scelto da Màdera, che a partire dalla considerazione
dell’unicità della specie umana per la sua capacità di “immaginare altrimenti”, producendo alternative all’esistente, commenterà il significato filosofico e psicoanalitico di una pratica educativa che individua nel pensiero e nell’immaginazione le condizioni necessarie per formare cittadini liberi e protagonisti del proprio tempo.
A seguire, sabato 20 febbraio, Mariapia Veladiano, per vent’anni insegnante di lettere e ora preside, autrice di numerosi romanzi, affronterà il tema Coltivare la scuola. La metafora del coltivare ricorre spesso quando si parla di scuola, perché legata profondamente alla trasmissione del sapere e di quella che si chiama cultura, parola che ha radice nel verbo latino colere, che designa l’attività di curare i campi perché portino frutto. Parola quanto mai necessaria, quindi, per uscire dalla triste logica di una scuola “pensata più per studenti che per persone”, come scrive Veladiano, convinta che “almeno la scuola pubblica sia un luogo in cui si rende visibile ai ragazzi che collaborare è più bello (e giusto) di obbedire”.
Lo spazio che educa sarà il tema trattato sabato 27 febbraio da Franco La Cecla, antropologo e architetto, da sempre attento ai diversi aspetti del rapporto tra l’uomo e lo spazio che abita, altro tema centrale del progetto educativo del Ceis. “Lo spazio – aveva scritto Zoebeli – deve essere stimolante per il bambino, deve portarlo nel regno della fantasia, permettergli di fare molteplici esperienze: motorie, affettive, estetiche e sociali”. Per aiutarlo nella costruzione del sapere, verso quel vivere insieme e comunitario, nel rispetto dell’altro e nella valorizzazione di ogni membro del gruppo, che costituiscono per l’educazione attiva perseguita dal Ceis uno dei punti fermi.
Centro Educativo Italo Svizzero: tel. 0541 23 901; fax 0541 437 315;
www.ceis.rn.it e-mail segreteria@ceis.rn.it
Biblioteca civica Gambalunga: tel. 0541.704486; fax 0541.704480; www.comune.rimini.it
e-mail: gambalunghiana@comune.rimini.it
PROGRAMMA
Rimini, Sala del Giudizio al Museo della Città, via Tonini 1 – ore 17.00
Venerdì 12 febbraio
Romano Màdera, Formarsi al mestiere di vivere
Sabato 20 febbraio
Ariapia Veladiano, Coltivare la scuola
Sabato 27 febbraio
Franco La Cecla, Nell’abitare risiede l’essere dell’uomo
Ingresso libero e gratuito
PROFILI
Romano Màdera è filosofo, psicoanalista di formazione junghiana e professore ordinario presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca di Filosofia Morale e di Pratiche Filosofiche. Fa parte delle associazioni di psicologia analitica AIPA (italiana) e IAAP (internazionale), del Laboratorio Analitico delle Immagini (LAI, associazione per lo studio del gioco della sabbia nella pratica analitica) e della redazione della “Rivista di Psicologia Analitica”. E’ uno dei fondatori dei Seminari Aperti di Pratiche Filosofiche e della Scuola Superiore di Pratiche Filosofiche “Philo”. Ha chiamato la sua proposta nel campo della ricerca e della cura del senso “analisi biografica a orientamento filosofico” formando la società degli analisti filosofi (SABOF).
Tra le sue pubblicazioni più recenti: Il nudo piacere di vivere (Mondadori, 2006), La carta del senso. Psicologia del profondo e vita filosofica (Cortina, 2012); Approaching the Navel of the Darkened Soul. Depth Psychology and Philosophical Practices (Ipoc, 2013); Una filosofia per l’anima. All’incrocio di psicologia analitica e pratiche filosofiche (a cura di Chiara Mirabelli, Ipoc 2013).
Mariapia Veladiano, laureata in Filosofia e Teologia, per vent’anni insegnante di lettere, e ora preside, collabora con la rivista “Il Regno”, per la quale scrive su temi di confine quali “chiesa e ambiente”, “chiesa e finanza etica”, “economia della felicità”, “povertà e solidarietà”. Tiene sulla rivista una rubrica dal titolo “RiLetture” in cui propone libere riletture di testi classici e no. Collabora regolarmente con il quotidiano “Repubblica” per argomenti legati alla scuola e ai giovani, e occasionalmente per “Avvenire” e “L’Osservatore Romano”. E’autrice di numerosi romanzi: La vita accanto, (Einaudi Stile Libero), che ha vinto il Premio Calvino 2010, ed è arrivato secondo al Premio Strega 2011; Il tempo è un dio breve (Einaudi Stile Libero, 2012); nel 2013 con Einaudi Stile Libero ha pubblicato Ma come tu resisti, vita, una raccolta di minuscole riflessioni sui sentimenti e le azioni. Nel 2014 ha pubblicato Parole di scuola, edizioni Erickson, che non è solo un libro sulla scuola, ma è un libro che viene dalla scuola. Appena uscito in libreria il nuovo romanzo, Una storia quasi perfetta, pubblicato da Guanda.
Franco La Cecla, antropologo culturale e architetto italiano, allievo del grande intellettuale austriaco Ivan Illich, ha insegnato Antropologia culturale presso diverse facoltà italiane oltre che in varie università straniere quali la École des hautes études en sciences sociales di Parigi e la UC Berkeley, attualmente insegna Antropologia culturale all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e al Politecnico di Barcellona. Ha affrontato nei suoi numerosi saggi i più vari argomenti – dal viaggio alla società dell’informazione, dall’etica alle relazioni amorose – tornando però sistematicamente alla sua prima passione: il rapporto tra l’uomo e lo spazio che abita. All’impatto sociale e culturale dell’architettura, in particolare quella urbana, sono dedicati alcuni dei suoi libri più celebri, come Mente locale. Per un’antropologia dell’abitare (Elèuthera, 1993), e il discusso Contro l’architettura (Bollati Boringhieri, 2008). Tra le sue pubblicazioni più recenti vanno citati Ivan Illich e la sua eredità: tra fine della modernità e ombra del futuro (2013); Andare per la Sicilia dei greci (Il Mulino, 2015) e Contro l’urbanistica. La cultura delle città (Einaudi, 2015).