L’80% del campione (2700 imprese) ha inoltrato la domanda per l’accesso al credito.
Per quanto riguarda la Provincia di Rimini, solo il 20% è stato soddisfatto, una percentuale comunque superiore rispetto ad altri territori visto che la media regionale è al 12%. Mediamente il 7% delle imprese ha rinunciato a portare a termine la pratica per via delle difficoltà incontrate.
A fianco di questa linea di credito si rileva anche il ‘finanziamento tramite bando’, rappresentato da un campione di circa 2.000 imprese interessate ad accedere a questa tipologia di credito il 56% ha concluso le pratiche per inoltrare la domanda. Rimini è al di sopra della media regionale (75%). Attualmente è stato erogato circa il 14% dei prestiti richiesti, con un valore medio di 95 mila euro.
Su scala regionale gli istituti di credito impiegano mediamente 30 giorni per erogare un prestito, a Rimini la media è di 16 giorni.
“Seppure i dati sul territorio riminese siano leggermente migliori della media regionale – il commento di Davide Cupioli, Presidente di Confartigianato Imprese Rimini – c’è una permanente criticità nell’impianto immaginato dal Governo e che affida alle banche compiti e responsabilità. Se questo è complicatissimo da sopportare in una condizione di normalità, pur difficile come quella del pre Covid-19, oggi determina proprio la vita o la morte di un’impresa. Tutti a parole sono d’accordo, ma nella concretezza quotidiana le porte di accesso al credito restano pesantissime da aprire, per troppi è proprio impossibile. Abbiamo perso molte settimane di incasso e i costi crescono per adeguarsi alle regole. In negozio vediamo più controllori delle regole che clienti”.
“Il decreto liquidità è inutile se le banche non rispondono – dice Marco Granelli, presidente di Confartigianato Emilia-Romagna -. La liquidità delle imprese e la loro capacità di fare investimenti per la ripartenza sono fondamentali. E’ sconcertante che anche a fronte di una garanzia che proviene dallo Stato, le banche continuino a giocare di sponda, trincerandosi dietro un merito creditizio che ora non può essere l’unico metro di valutazione. Accanto a ciò, e come conseguenza, è davvero ora di dare un taglio alle lentezze della burocrazia. Così non si può più andare avanti”.
La rilevazione, di carattere sia qualitativo che quantitativo, si è svolta il 12 e 13 maggio 2020 ed è avvenuta per mezzo di interviste (metodologia CATI) rivolte ai responsabili degli Uffici Credito delle organizzazioni confederate del territorio.
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