RIMINI – Mercoledì 17 luglio, il sindaco Andrea Gnassi e l’assessore allo Sport, Gian Luca Brasini, hanno incontrato il presidente della Rimini Calcio, Giorgio Grassi, per essere messi a parte sugli sviluppi futuri della società biancorossa, al termine del progetto triennale avviato dalla nuova gestione dopo il fallimento societario dell’estate 2016.
1) L’amministrazione comunale di Rimini valuta positivamente la totale concordanza tra gli obiettivi sui quali si era impegnato tre anni fa l’attuale proprietà e i risultati raggiunti. I tre cardini del piano industriale e di gestione erano: a) territorialità e valore educativo e sociale con particolare attenzione al settore giovanile; b) obiettivi sportivi da raggiungere nel breve/medio termine (dall’Eccellenza alla serie C); c) piano economico e finanziario solido e credibile. Alla fine del triennio questi asset sono stati rispettati, nei fatti e nella sostanza. E sono fatti non scontati, guardando il desolante panorama del calcio italiano tranne qualche eccezione al vertice assoluto; e provenendo la gloriosa maglia biancorossa da anni e gestione in cui non si pagavano neanche gli stipendi ai dipendenti, conclusisi appunto con un crac societario. E questo è bene che nessuno mai lo dimentichi, al di là dei singoli aspetti caratteriali, degli episodi e di svariate vicissitudini. Se oggi la società è sana, senza debiti, se in tre anni è passata dall’Eccellenza alla serie C con due promozioni, se è attrattiva per eventuali nuovi investitori, è solo per merito di chi ogni anno ha tirato fuori, di tasca propria, centinaia di migliaia di euro per garantire la stabilità della società biancorossa. Si può discutere di tutto, ma questa è la realtà e non chiacchiere, certo legittime, ma in libertà;
2) Proprio in virtù della valutazione del triennio, il sindaco Gnassi e l’assessore Brasini hanno chiesto conto a Giorgio Grassi delle notizie confuse, apparse su media e social nelle ultime settimane. Scenari che ipotizzano decisi cambi di rotta nella compagine societaria, con potenziali contraddizioni che preoccupano l’ambiente sportivo riminese e non solo. Dopo le innumerevoli indiscrezioni uscite sulla stampa locale, solo oggi Grassi ha annunciato all’amministrazione comunale il nome ufficiale del possibile nuovo partner, inizialmente con una quota minoritaria, l’imprenditore italo americano Massimo Nicastro.
3) Per quanto riguarda la scelta dei partner, la legge e il diritto assegnano le decisioni alla sola società. In questo senso l’amministrazione comunale non esprime ovviamente alcun giudizio preventivo su Massimo Nicastro. Ma, così come avviene in questi casi, l’amministrazione pubblica verificherà con tutti gli altri soggetti preposti, nell’ambito del ruolo e dei compiti spettanti, il profilo e la solidità degli eventuali nuovi ingressi;
4) Il Comune di Rimini ha chiesto all’attuale proprietà della Rimini Calcio di conoscere ufficialmente e di persona i nuovi soci, pretendendo da essi chiarezza e trasparenza, e la presentazione, insieme alla società attuale, di un piano industriale e di gestione per i prossimi anni. L’ente locale, nel rispetto di una trattativa formalmente e del tutto privata ma che comunque riguarda una maglia che da oltre 100 anni porta il nome della città ed è elemento di appartenenza della comunità, chiede il coinvolgimento anche in questa fase degli appassionati e del tessuto sociale riminese, dell’imprenditoria locale (se ve ne fosse…), la cura del settore giovanile, investimenti adeguati e un progressivo innalzamento degli obiettivi sportivi. Se c’è un progetto di prospettiva, questo non deve avere paura di trasparenza e di partecipazione. E’ la stessa storia dello sport che ci insegna che l’opacità e il non detto creano incomprensioni tra tifoseria, società e territorio. Per poi finire ad assegnare ai Comuni immaginifici e impossibili poteri e ruoli che non hanno.
5) L’amministrazione comunale, proprio nel nome dei principi che hanno reso concreto il progetto di rinascita della Rimini Calcio (serie C, solidità economica, settore giovanile etc.) e nel solco dei principi di ‘un altro calcio è possibile’, sempre dichiarati dalla società e da Giorgio Grassi che, ha riferito quest’oggi, rappresenterà la continuità del progetto almeno per un anno, ritiene auspicabile che tutto lo staff della società sia retto da profili di specchiata capacità e in linea con i valori morali e sportivi di questa maglia. Maldini al Milan, Zanetti e Oriali all’Inter, Nedved alla Juventus; calcisticamente parlando, progetti robusti individuano figure che rappresentano la storia di quei colori, in sinergia con manager strutturati. La società biancorossa non è un ‘bene di pochi’ e come tale va trattata con l’attenzione e la sensibilità che merita. Questo anche nella forma e nella simbologia, evitando di presentare profili e figure che niente hanno a che fare con la storia biancorossa, e con il dichiarato e condivisibile ‘un altro calcio è possibile’.