Il Gesù di Celestini non predica per le antiche strade della Terra Santa ma vive chiuso in un appartamento di oggi, in una periferia come tante: dalla sua finestra si vede il parcheggio di un supermercato e un barbone che di giorno chiede l’elemosina e di notte dorme tra i cartoni. Con Gesù c’è Pietro, che passa gran parte del tempo a operare concretamente nel mondo: fa la spesa, compra pezzi di ricambio per lo scaldabagno, si arrangia con lavori saltuari. È lui, uomo del popolo e apostolo propenso all’ascolto, a mantenere i rapporti con l’esterno, perché in casa sua Gesù non ammette nessun altro. Eppure, questo Cristo contemporaneo non smette mai di interessarsi a quello che accade nel mondo, come se si fosse incarnato per osservare l’umanità, e non per redimerla. Soprattutto vuole avere notizie del barbone che vive sotto la sua finestra: non per salvarlo dalla povertà, ma per fargliela vivere allegramente.
Accompagnato da Gianluca Casadei alla fisarmonica e dalla voce fuori campo di Alba Rohrwacher, Celestini dà vita a un personaggio pieno di vita: un essere umanissimo fatto di carne, sangue e parole. Forse è solo uno schizofrenico, forse è il figlio di Dio incarnatosi nell’umanità di oggi, con tutti i suoi dubbi e le sue paure.
“Con la crisi delle ideologie” afferma Celestini “anche le religioni (in quanto visioni totalizzanti e dunque ideologiche) hanno subito un contraccolpo. L’ebraismo ha trovato una patria mescolando le incertezze religiose alle certezze nazionaliste, anche l’islamismo è diventato una religione di lotta e di governo, mentre il cristianesimo si trova a vivere la sua fase più contraddittoria con due papi viventi uno accanto all’altro, ma con due volti contrastanti: il rigido teologo e il prete di strada. A distanza di un paio di millenni ci troviamo ora a rivivere le incertezze del cristianesimo delle origini, frutto dell’ebraismo e seme dell’Islam. Queste incertezze vorrei che passassero in maniera obbligatoriamente grottesca e ironica nel personaggio che porterò in scena: un povero Cristo che può agire nel mondo solo come essere umano tra gli esseri umani. Uno che sente la responsabilità, ma anche il peso di essere solo sul cuor della terra.”
Scritto e diretto da Celestini, Laika è una produzione Fabbrica, in coproduzione con RomaEuropa Festival 2015 e Teatro Stabile dell’Umbria.
Ascanio Celestini (Roma 1972) è una delle voci più note del teatro di narrazione. La sua scrittura nasce sempre da un lavoro di indagine condotto con interviste e laboratori. Tra i suoi spettacoli si ricordano: Radio Clandestina (2000) sull’eccidio delle Fosse Ardeatine, Cecafumo (2000), Fabbrica (2002), Scemo di guerra (2004), Appunti per una lotta di classe (2006), Pro patria (2011). Autore di numerosi libri pubblicati da Einaudi, ha scritto e interpretato trasmissioni tv e si è cimentato anche con la regia cinematografica con La pecora nera, Ciak d’oro 2011 come miglior opera prima. Tra i tantissimi riconoscimenti della sua carriera: due premi Ubu e i premi Hystrio, Gassman e Flaiano; per le sue opere narrative ha vinto anche il premio Bagutta e i riconoscimenti intitolati a Giuseppe Dessì e Paolo Volponi.
Spazio Tondelli: via Don Giovanni Minzoni, 1 – Riccione
stagione@riccioneteatro.it – www.labellastagione.it – www.riccioneperlacultura.it
Biglietteria Spazio Tondelli: giovedì (15-19), sabato (10-13).
Prevendita Liveticket: online su Liveticket.it e nelle rivendite autorizzate.
Informazioni: tel. 320 0168171 (lunedì-venerdì, ore 10-13).
La bella stagione è un progetto a cura di Riccione Teatro, promosso da Istituzione Riccione per la Cultura – Comune di Riccione e ATER – Associazione Teatrale Emilia Romagna.
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