“La seconda generazione” di Michel Kichka inaugura al Museo ebraico di Bologna le celebrazioni in ricordo delle vittime della Shoah. Bonaccini: “Sanare la frattura dell’Olocausto attraverso la memoria e il riconoscimento per non sottrarsi alla responsabilità del male”. Da domenica 22 gennaio in prima assoluta la mostra di uno dei più grandi caricaturisti e illustratori israeliani. Il presidente della Regione: “Kichka ci offre un lavoro profondo e appassionato. Ringrazio il Museo ebraico per la sua preziosa attività”
BOLOGNA – La Shoah raccontata attraverso gli occhi dei figli dei sopravvissuti e trasformata in tavole grafiche in bianco e nero. Un lavoro che ha occupato per dieci anni Michel Kichka, celebre illustratore e caricaturista israeliano, professore di Belle arti a Gerusalemme e membro di Cartooning for peace (la fondazione svizzera creata nel 2006 dall’allora segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, per sostenere i vignettisti della carta stampata nel loro lavoro in difesa dei diritti umani, della libertà d’espressione e della tolleranza).
Ora, al Museo ebraico di Bologna, in prima assoluta, è possibile ripercorrere la storia del maggiore di due figli maschi di un padre sopravvissuto alla Shoah: un’esperienza che permea tutta la famiglia, un trauma ‘indiretto’ che invade però totalmente silenzi, racconti e vissuti. La mostra “La seconda generazione” di Kichka, è stata inaugurata oggi alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni e della Comunità ebraica bolognese. L’appuntamento apre la serie di eventi previsti nel capoluogo regionale e in tutta l’Emilia-Romagna per il Giorno della Memoria in ricordo delle vittime dello sterminio nazista, fissato il 27 gennaio di ogni anno, la data che nel 1945 vide la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.
“La memoria della Shoah ci riporta al cuore della grande frattura europea del ‘900- ha affermato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, intervenuto al varo della rassegna-, un evento che ha sfigurato e modificato il volto dell’Europa. Una frattura che occorre sanare attraverso la memoria e il riconoscimento, per non sottrarsi alla responsabilità del male”.
Bonaccini ha poi ricordato la commozione del cancelliere tedesco Willy Brandt quando, in visita ufficiale in Polonia nel 1970 al monumento dedicato alle vittime del ghetto di Varsavia, si inginocchiò sui gradini senza dire una parola, e il lavoro di Eli Wiesel, reduce di Auschwitz, sulla diretta responsabilità del male. “Temi che affiorano nella mostra di Kichka- ha sottolineato il presidente– e che sono il risultato di un lungo e tormentato lavoro di ricerca personale. Il tentativo di comprendere e di raccontare la Shoah attraverso le immagini e anche di ricostruire un albero genealogico i cui rami sono stati quasi tutti strappati e bruciati. La famiglia dei nonni è ‘volata via in cenere’ e l’adolescenza del padre si è perduta nella notte dei campi di sterminio”.
“Da qui la necessità della Memoria e il dovere di trasmetterla tra le generazioni– ha proseguito Bonaccini-. Ed è proprio questo il senso della recente legge sulla Memoria del Novecento che abbiamo approvato come Regione e finanziato con attività e progetti di ricerca, formazione e divulgazione di istituti, enti storici e Comuni dell’Emilia-Romagna. Ed è sempre con questa intenzione che abbiamo finanziato con un milione di euro i lavori per la valorizzazione e la conservazione dell’ex campo di concentramento di Fossoli a Carpi”. “Ringrazio quindi Michel Kichka- ha concluso il presidente della Giunta regionale- per il suo lavoro profondo e appassionato di ricostruzione e restituzione della Memoria e il Museo ebraico di Bologna per la sua preziosa attività”
In allegato tre foto dell’inaugurazione