BOLOGNA – Bologna, in passato ‘città delle acque e della seta’, è ancora all’avanguardia nella gestione delle risorse idriche. Questo grazie ad un innovativo progetto di riutilizzo delle acque di depurazione – si parla di una portata oscillante tra i 300 e i 600 litri al secondo in uscita dall’impianto cittadino – in grado di garantire più qualità, da un punto di vista ecologico-ambientale, ai due principali canali del nodo idraulico bolognese, il Navile e il Savena Abbandonato. Acqua di buona qualità, come certificano le ripetute analisi, che potrà essere il primo passo per il recupero ecologico e ambientale dei due canali.
L’intervento è in linea con gli obiettivi di riuso del Piano regionale di tutela delle acque e nel rispetto degli standard di qualità dei corpi idrici fissati dalla Unione europea. Un progetto di durata triennale, frutto di un accordo di programma siglato tra Regione Emilia-Romagna, nel ruolo di promotore e coordinatore dell’operazione, la multiutility Hera e il Consorzio della Bonifica Renana.
I dettagli operativi e i primi risultati positivi del piano sono stati illustrati nella mattinata di mercoledì 21 novembre in conferenza stampa dall’assessore regionale alle politiche ambientali, Paola Gazzolo, dal direttore Acqua di Hera, Franco Fogacci, e dal presidente della Bonifica Renana, Giovanni Tamburini.
“Si tratta– ha spiegato Gazzolo– del primo progetto avviato in Emilia-Romagna per il riutilizzo della risorsa idrica con prevalente finalità ambientale: garantirà più biodiversità, meno cattivi odori e migliore qualità di acque, valorizzando due canali che segnano l’identità del territorio bolognese. Un modello da allargare ad altre aree del territorio regionale. L’economia circolare trova attuazione nella gestione della risorsa idrica, con benefici che si possono estendere anche all’agricoltura, come già avviene ad esempio con l’impianto di Mancasale, in provincia di Reggio Emilia, per uno sviluppo sostenibile e sempre più green”.
Perché il progetto
Il progetto, che coinvolge anche l’agenzia regionale Arpae e Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici i rifiuti), parte dalle sempre più frequenti crisi ambientali che hanno interessato negli ultimi anni il territorio bolognese a causa dei cambiamenti climatici.
Criticità che hanno comportato una drastica riduzione nel periodo estivo della portata idrica della rete dei canali cittadini, in particolare del Navile. Una rete che è alimentata dai prelievi dal fiume Reno, alla chiusa di Casalecchio.
La scarsità e il ristagno dell’acqua, specialmente d’estate, favoriscono la degradazione della sostanza organica presente sul fondo del canale con conseguente emanazione di cattivi odori che a più riprese hanno sollevato la protesta dei residenti. Da qui l’idea di mettere chi ha competenza sulla materia intorno ad un tavolo per porre rimedio al problema.
Il monitoraggio sulla qualità delle acque
Il progetto è partito il 21 agosto scorso e in questi primi mesi di operatività sono stati prelevati dal depuratore Hera, che ha una potenzialità di 800mila abitanti serviti, oltre mezzo milione di metri cubi di acqua che sono così andati ad arricchire il bilancio idrico del nodo idraulico bolognese.
Acqua di qualità, come certificato dai frequenti controlli eseguiti da Arpae in 8 stazioni di prelievo posti lungo il percorso dei canali cittadini, monitorando 19 parametri di natura fisico-chimica e microbiologica. In aggiunta la stessa Hera fa ripetuti controlli sulla presenza di contaminanti di natura batterica come escherichia coli e vari tipi di salmonella sull’acqua in uscita dal depuratore.
Grazie ad una gestione modulata del regime delle acque che ha consentito il mantenimento di una portata idrica minima di base, è stato inoltre osservato nel Navile il recupero di alcune funzioni ecologiche di base, preludio al ripopolamento del corso d’acqua da parte di piante e altre specie acquatiche.
“Questo accordo– ha sottolineato Fogacci– si inserisce perfettamente nell’ottica di un sistema capace di rigenerarsi da solo, attraverso il riutilizzo delle risorse idriche. La depurazione delle acque reflue, che già di per sé rappresenta un’azione di recupero e di salvaguardia ambientale, viene ulteriormente valorizzata attraverso il loro riuso, canalizzandole direttamente dall’impianto. Questo progetto ha quindi la capacità di generare un alto valore ambientale, sociale ed economico per il territorio bolognese”.
“Grazie alla disponibilità idrica aggiuntiva e alla flessibilità operativa del sistema– ha aggiunto Tamburini– la Renana può evitare di attingere acqua dalla propria opera di presa cittadina, lasciando tale portata a disposizione del sistema idraulico Aposa-Moline-Navile. Considerando che nella prossima primavera faremo partire i lavori per il ripristino della funzionalità idraulica del Navile nei primi chilometri del tratto urbano del canale, la ricollocazione a monte di questi volumi idrici consentirà un miglioramento ambientale complessivo del nodo idraulico cittadino”.
(1 – Un momento della presentazione del progetto: da sx Fogacci, l’assessore Gazzolo e Tamburini;
2 – Il Navile al Ponte della Bionda)
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